Rancitelli, «la fase 1 non c’è mai stata». A Vasto BOMBA Covid19?

«Ci sentiamo abbandonati» denuncia la presidente del comitato di quartiere "Per una nuova Rancitelli" che torna a chiedere maggiore attenzione. Intanto nuova maxi operazione anti droga coinvolge la zona di Pescara e si segnalano emulazioni delle violazioni di ogni misura di sicurezza anche a Vasto. E da Rancitelli e Vasto alcuni per partecipare al funerale del 30 aprile di Campobasso da cui è scaturito il nuovo focolaio di covid19 molisano.

Rancitelli, «la fase 1 non c’è mai stata». A Vasto BOMBA Covid19?
fonte: pagina facebook del comitato di quartiere Per una nuova Rancitelli

«È una cosa che non puoi capire, spaventosa. Buona, buona, buona. Dura una frega», «Compà, è bone ma non riesco a dormire. Non è per me, altrimenti faccio una marea di casini, prendo chi sai tu a cazzotti ai denti» sono due delle frasi rese note dai carabinieri intercettate nell’operazione dei giorni scorsi che ha smantellato una rete di spacciatori tra Guardiagrele, Francavilla e Pescara: cocaina e hascish veniva venduta a giovani di Guardiagrele, Fara Filiorum Petri e Francavilla, droga che i pusher acquistavano a Rancitelli.

La popolosa zona di Pescara si conferma ancora una volta al centro delle rotte del narcotraffico abruzzese. Pescara è uno dei luoghi da cui partirono i Casamonica alla conquista di Roma ma in città e, soprattutto, nella provincia teatina sono sempre attivi altre famiglie (anche se probabilmente il termine più corretto sarebbe clan), imparentate e collegate tra loro, che egemonizzano traffico di droga, estorsioni, usura e altri reati violenti e feroci: Ciarelli, Di Silvio, Spinelli, De Rosa e altri cognomi legati alle loro famiglie.

Sia ben chiaro avere quel cognome non significa che automaticamente, a prescindere da situazioni personali e dinamiche particolari, sei attivo in questi sporchi affari. Ma sono esponenti di queste famiglie quasi a monopolizzare le cronache e le attività criminali. Ben collegati con le reti presenti in Abruzzo, con la Capitale, le mafie pugliesi ed altri territori. Pescara e l’Abruzzo si dividono con il Molise le radici dei Casamonica, per la precisione con Campobasso. Lì dove è partito il focolaio di covid19 dopo l’assembramento successivo ad un funerale ormai noto a livello nazionale.

In quell’assembramento c’era anche una coppia di Vasto, insieme con una bambina, risultati entrambi contagiati dal covid19 nei giorni scorsi sono stati segnalati e denunciati per la violazione delle norme per il contenimento della pandemia. Venerdì 15 maggio in città ci sono stati improvvisamente 5 nuovi casi. Dieci persone entrate in contatto con la coppia contagiata sarebbero attualmente in quarantena. Oggi il sindaco di Vasto Francesco Menna ha informato di 14 nuovi casi di positività al covid19, tutti nello stesso palazzo nel quartiere San Paolo comunemente chiamato «zona 167», chiedendo di istituirvi una zona rossa.

Sono stati segnalati partecipanti anche da Rancitelli al funerale, nei giorni scorsi sono stati eseguiti diversi  tamponi eseguiti ma ufficialmente non si hanno notizie di quanti potrebbero essere i possibili positivi.

Prosegue la totale indifferenza all’interesse collettivo e a qualsiasi norma: dopo i fuochi d’artificio, le feste e le risse il 4 maggio è stato festeggiato persino un matrimonio. Feste e fuochi d’artificio, con foto e video pubblicati su facebook e instagram, sono avvenuti anche a Vasto nel quartiere dove è forte la presenza delle stesse famiglie rom.

«Qui la fase due è uguale alla fase uno, in realtà mai esistita» denuncia Francesca Di Credico «perché la situazione è assolutamente fuori controllo, siamo stati abbandonati ormai. Qui ognuno fa quel che vuole». Si sente fortemente demoralizzata e ci testimonia come nel quartiere tutti si sentono abbandonati, una posizione fortemente allarmata «mentre quella delle istituzioni appare di totale disinteresse».

«Siamo assediati da persone strafottenti – aggiunge Di Credico -  in questi mesi abbiamo assistito alla rioccupazione di molti alloggi popolari liberati faticosamente», le risposte che il comitato chiede alle istituzioni devono avvenire coi fatti che chiedono per l’ennesima volta alle istituzioni e alle autorità:«fatti che devono rappresentare una risposta chiara e decisa a una sola domanda: state dalla parte della Rancitelli bene e della gente onesta di Rancitelli che in queste settimane è rimasta fedele al motto #iorestoacasa, che denuncia e viene intimorita?» mentre «dall’altra parte c’è chi spaccia, occupa, viola le norme anticontagio, intimidisce chi denuncia e si riappropria di pezzi di territorio che faticosamente erano stati riconquistati», «O si sta dalla parte dell’uno o dell’altro: tertium non datur» ci sottolinea Francesca Di Credico. «La nostra Rancitelli deve diventare un quartiere libero e, vogliamo essere ottimisti – chiude nell’intervista che ci ha rilasciato nelle scorse ore la rappresentante del comitato Per una nuova Rancitelli - quando inizierà la corsa alla ricrescita nella nostra città, ai nastri di partenza dovrà esserci anche Rancitelli, senza avere la palla al piede di chi l’ha degradata e soggiogata in tutti questi decenni».

 

Per denunciare tutto questo e chiedere alle istituzioni di interessarsi realmente al destino di Rancitelli, al ripristino della legalità e il contrasto a spaccio, violenze, illegalità diffusa, racket delle case popolari la presidente del comitato insieme al parroco don Massimiliano De Luca sta inviando una durissima lettera aperta.