16 gennaio 1944: arresto di Aldo Battaggion

Aldo Battaggion vede la luce il 20 novembre ‘22 a Bergamo, in una famiglia di provata fede antifascista. Anche Aldo fatica ad adeguarsi al rigido controllo del regime, rifiutando a più riprese di aderire ai ‘balilla’ già da ragazzino. Cede solamente, Aldo, per poter proseguire la pratica del suo sport preferito, il rugby, la grande passione della sua vita, che sia alle scuole superiori che all’università pratica nelle associazioni sportive legate al regime fascista.

16 gennaio 1944: arresto di Aldo Battaggion

Chiamato a combattere nel corso del secondo conflitto mondiale, all’8 settembre è rinchiuso in un campo di raccolta per essere deportato, ma l’intervento del padre riesce a ottenerne il rientro a Bergamo. Giunto a casa, però, Aldo non ha dubbi sulla strada da intraprendere e sale in montagna, unendosi alle brigate partigiane.

La sua esperienza nella Resistenza dura quattro mesi: nel gennaio ’44, nel corso di un rastrellamento, è catturato a Zambla (BG).

Per mesi viene ripetutamente interrogato e torturato, passando anche una notte in cella di sorveglianza, ma non tradisce i compagni. Dal carcere di Sant’Agata (BG) a quello di San Vittore e poi al campo di Bolzano, da cui Aldo viene deportato il 9 ottobre verso Dachau. Sopravvive alle privazioni del lager tedesco e torna a Bergamo, ma solo nel luglio ’45, perché, in quanto membro del Comitato italiano, è fra gli ultimissimi a lasciare Dachau.

Nella sua città natale, Battaggion torna a dedicarsi anima e corpo alla sua passione, debuttando anche nella nazionale italiana di rugby. L’amore per la palla ovale lo accompagnerà per tutta la vita, come giocatore, allenatore e dirigente, risultando una figura fondamentale per la diffusione del rugby a Bergamo.

Muore nel 2007, il 15 marzo, all’età di 85 anni. 

Per approfondire:

A. Bendotti, Banditen. Uomini e donne nella Resistenza bergamasca, Il filo di Arianna, Vilminore di Scalve, 2015.

Si ringrazia Leonardo Zanchi di ANED Bergamo per la revisione.