17 marzo 1903: nasce Bruno Pincherle
Liberato nel ’41, dopo la caduta di Mussolini è nuovamente arrestato per aver proposto manifestazioni di piazza nella sua città natale, ma riesce a essere liberato prima dell’occupazione nazista e, dunque, a evitare la deportazione in Germania toccata a tanti suoi correligionari e compagni di lotta.
Nato a Firenze da una famiglia di origine ebraica, Bruno Pincherle rappresenta un caso particolare, in quanto perseguitato razziale che riuscì tuttavia a sfuggire alla deportazione. Studioso di medicina a Firenze, qui entra in contatto con gli ambienti antifascisti e in particolare con Carlo Rosselli. Laureatosi, inizia a praticare la professione medica, ma nel 1938 le leggi razziali gli impediscono di continuare, l’anno successivo è anche rimosso dall’albo dei medici.
Nel 1940 la persecuzione razziale contro Bruno Pincherle si acuisce: viene rinchiuso nei campi di concentramento di Campagna (SA) e di Sforzacosta (MC) in quanto appartenente alla ‘razza ebraica’.
Liberato nel ’41, dopo la caduta di Mussolini è nuovamente arrestato per aver proposto manifestazioni di piazza nella sua città natale, ma riesce a essere liberato prima dell’occupazione nazista e, dunque, a evitare la deportazione in Germania toccata a tanti suoi correligionari e compagni di lotta.
Si sposta a Roma, dove partecipa alla Resistenza, per poi tornare a Trieste nel dopoguerra e impegnarsi per la pacifica convivenza fra italiani e slavi. Dal ’58 milita nel Partito Socialista, per poi confluire nel PSIUP nel ’64 in polemica con la direzione presa dai governi di centrosinistra.
Muore, a soli 65 anni, il 5 aprile 1968.
Per approfondire:
M. Coen, Bruno Pincherle, Edizione Studio Tesi, Pordenone, 1995;
F. Scrimin, Un dottore tutto matto, sulla testa un gatto. Bruno Pincherle, storia e storie di un pediatra, con i disegni di Bruno Pincherle, Editoriale scienza, Trieste, 2004.
fonte: ANED - Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti