30 anni dopo: la benedizione sui candidati dei condannati per mafia

OGGI PEGGIO DI IERI: chi si è sporcato le mani con la merda mafiosa torna incredibilmente al comando delle decisioni politiche del centrodestra in Sicilia e a Palermo.

30 anni dopo: la benedizione sui candidati dei condannati per mafia

Trent’anni portano l’essere umano a dimenticare il sangue e il sacrificio dei suoi martiri. Trent’anni avrebbero dovuto sensibilizzare i siciliani e aiutarli a capire i danni fatti da politici collusi con Cosa nostra.

Tra i politici collusi tornano prepotentemente lo zio Totò Cuffaro e il braccio destro dell’ex premier Silvio Berlusconi, il senatore condannato in via definitiva Marcello Dell’Utri.

Eppure, nonostante la loro acclarata dedizione verso quella mafia che uccideva uno dopo l’altro chi con coraggio metteva davanti alla propria vita il senso del dovere e del servizio, oggi a pochi giorni dal voto (domenica 12 giugno) nella città metropolitana di Palermo, l’appoggio e le benedizioni dei condannati per mafia in via definitiva ha toccato i vari candidati del centro destra. E come spesso avviene con i giochi di Palazzo la benedizione definitiva è andata su Lagalla, ufficialmente candidato di quel centro destra che sta godendo dell’appoggio dei condannati di mafia.

La drammaticità sta nel fatto che la gente sembra dimenticare e, persino, tollerare questa vergogna inaudita.

A trent’anni dalle sanguinose stragi di mafia, a trent’anni dal sacrificio di uomini e donne dello Stato che hanno lottato al fianco di quello Stato che li ha traditi, bisognerebbe chiedersi il perché di questi ritorni che dovrebbero solo farci provare una profonda vergogna verso la storia.

Verso quella storia che ci uccide oggi come trent’anni fa.

v.d.