A Francesco
Il filo della memoria mi riconduce a te Francesco anche se passeranno anni e non solo un mese. La mia poesia "matura", come dicevi tu, la dedico a Te, mio grande e caro amico.

Un amico è un vascello
dove piombano
le dimenticanze del mondo.
Un amico è una coperta
per riscaldarsi
anche quando c’è il sole
solo per gli altri.
Un amico è la parte integra della vita
che si appropria della dimensione della gioia.
Tu Francesco
eri il sole che mancava,
la pioggia per rinfrescare le ferite,
la gioia per riempire gli sguardi
di attese e promesse.
Tu Francesco eri l’inappagante fame di sapere,
di vivere, di consumare ogni attimo come fosse eterno.
Ed eri anche il rigore, l’ingegno che si convertiva
nella logica del rispetto, della lealtà.
Cosa rimarrà di te?
Non saprei condensarlo in parole
perché è solo il cuore
che sa parlare in questo momento.
Ogni tua parola risuona nella mia mente
come un ticchettio di orologio.
Tu sapevi dare la giusta forma alle cose,
eri il mio ascoltatore preferito.
E non bastava mai il tempo per parlare.
Avevi nel tuo sguardo
il bagliore dell’intelligenza
sommato ad una dolcezza,
una fragilità che è solo dei grandi,
quelli che sentono il doppio
per esternare la metà.
Mi seguivi anche da lontano
e mi raggiungevi con i tuoi messaggi
densi di saggezza.
Mi sbalordiva la tua intuizione
che sconfiggeva la banalità
di cui ci sentivamo accerchiati.
Ora penso e voglio
che ancora potrai sorridere di me
e delle mie azioni, dei miei gesti
che trovavi comici.
Mi manchi e mi mancherai sempre
perché è difficile trovare un amico
con cui respirare l’aria densa del mattino
offuscata dalla limpidità del giorno
come l’aria frizzante primaverile
del tutto che deve venire ancora.
Come dicevi tu “ Un passo alla volta Mary”