Abruzzo, dieci inchieste contro la pedofilia in meno di due anni: si conferma ruolo abusante del porno
Quadro sconvolgente e drammatico di abusi pedofili e violenze contro figli anche in tenera età emerso in un comune del vastese, ad ottobre udienza preliminare in tribunale a Vasto, la pm ha chiesto il rinvio a giudizio per entrambi i genitori.
L’Abruzzo non è un’isola felice immune dalle mafie e non lo è, sicuramente, per l’infanzia. La narrazione, falsa e auto rassicurante,della placida provincia in cui tutto scorre pacificamente senza nessun “problema” è costantemente smentito dalla cronaca, da fatti che non possono (e non devono) essere minimamente scalfiti da negazionisti, complici, omertosi, vigliacchi e squallidi menefreghisti.
Don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente di Meter, ricevendo l’anno scorso a L’Aquila il Premio Nazionale Paolo Borsellino ha sottolineato con forza, testimoniando decenni di impegno, minacce e insulti ricevuti, tentativi di isolamento e attacchi di ogni tipo (denunciare i pedocrimini è scomodo, troppo scomodo, in un’Italia imbevuta di complicità e omertà, di sistemi pedocriminali ad ogni livello favoriti da troppi), quanto è necessario ovunque denunciare, documentare, impegnarsi, sensibilizzare. E che i pedofili vivono in ogni anfratto della società, sono nelle alte sfere e nella quotidianità dei territori più disparati. E troppo spesso sono anche padri di famiglia, sono persone come tanti che abusano persino dei figli, anche in tenera età.
L’ultima terribile, drammatica vicenda emersa in un comune del vastese è sconvolgente conferma delle denunce di don Fortunato e di quanto denunciamo sin dalle prime settimane di attività, pubblicata in un articolo de Il Centro a firma Paola Calvano l’8 settembre. «Quattro bambini costretti a compiere atti sessuali fin dalla loro tenera età - scrive Calvano nell’articolo – il padre li costringeva a fare sesso e ad assistere ai suoi rapporti intimi con la moglie».
Si è in fase di indagini e il mese prossimo sarà deciso dal gip del Tribunale di Vasto se accogliere la richiesta di rinvio a giudizio per i due coniugi – la moglie è accusata di non aver denunciato e anzi favorito la condotta del marito – formulata dalla pm Silvia Di Nunzio. Le accuse devono ancora, quindi, essere sottoposti al vaglio della sede giudiziaria ed accertati. Ma il quadro emerso dalle indagini appare a dir poco sconvolgente e devastante: figlio maschio costretto a rapporti sessuali con le sorelle, bambina palpeggiata e costretta a subire abusi sessuali dal padre, figli costretti ad assistere ad atti di autoerotismo del padre, maltrattamenti, percosse (anche con cinte e scarpe di cuoio) ed umiliazioni fisiche e morali. Ruolo attivo in tutto questo della pornografia, il padre praticava autoerotismo assistendo a video pornografici e i figli erano costretti a riprodurre tra di loro scene degli stessi video. Pornografia che lucra ed è alimentata da stupri, abusi, violenze, pedocrimini da anni come emerso da inchieste giornalistiche, testimonianze, inchieste delle forze dell’ordine e documenti ufficiali anche parlamentari. In altri Paesi, dagli Stati Uniti alla Francia, perché in Italia l’omertà e la complicità con le maggiori piattaforme dello stupro pornografico è quasi totale. Nel nostro archivio sono disponibili decine e decine di articoli in cui abbiamo riportato, documentato e denunciato tutto ciò.
La vicenda vastese è la quarta emersa negli ultimi mesi, la decima (almeno, solo di quelle di cui abbiamo avuto notizia) in meno di due anni. In una Regione in cui solo nel 2020, l’anno dell’arrivo della pandemia, dei lockdown e delle tante restrizioni, furono ben cinque le operazioni contro la pedopornografia in quattro mesi e tre negli anni precedenti. Un'altra vicenda in questo primo scorcio di settembre è emersa nel teramano: nelln’ordinanza di custodia cautelare un docente di un laboratorio teatrale è stato definito dal gip «manipolatore seriale». Per mesi il docente, ha riportato il quotidiano Il Centro il 10 settembre «avrebbe abusato del ragazzo con l’inganno di insegnargli delle performance artistiche definite da lui necessarie per la carriera artistica». Il laboratorio teatrale era stato proposto nell’istituto scolastico frequentato dal ragazzo come attività extra scolastica e si teneva nel pomeriggio in un locale a disposizione del docente.
GLI ULTIMI DUE PRECEDENTI
«Chat a luci rosse con studentessa minorenne: prof delle medie a processo» è il titolo di un articolo pubblicato nella cronaca aquilana da Il Centro il 7 maggio, il docente (aquilano e in servizio a Rimini) aveva adescato la ragazza inducendola a rapporti sessuali e ad inviargli foto a sfondo sessuale. «Molestie sessuali a scuola, prof indagato» è il titolo di un articolo pubblicato, sempre da Il Centro, il giorno successivo. Il docente, teatino, aveva molestato due studentesse di 13 e 15 anni in una scuola media di Milano.
LE INCHIESTE PRECEDENTI RIPORTATE NEL 2023 (riprendiamo quanto pubblicato in un nostro articolo in occasione della premiazione di don Fortunato a L’Aquila)
Procura di Pescara chiede rinvio a giudizio per un 23ennne accusato di “rapporto sessuale non consenziente” con una quattordicenne, indagini scattate dopo la denuncia dei genitori della ragazza rimasta incinta.
Condannato a Chieti a quattro anni a quattro anni e quattro mesi di reclusione per induzione alla prostituzione, maltrattamenti in famiglia, tentata violenza privata e minacce nei confronti della convivente un 44enne.
A Teramo è iniziato il processo contro venti nigeriani con le accuse di tratta di giovani donne costrette a prostituirsi e riciclaggio internazionale fino all’associazione a delinquere. 23enne di Montesilvano accusato di violenza sessuale nei confronti della sorella tredicenne della fidanzata, rimasta incinta.
Condanna definitiva per un 62enne di Pratola Peligna per violenza sessuale su una minore.
Ad Ortona un 25enne accusato di aver drogato e stuprato una sedicenne. Un 51enne di Raiano denunciato per aver costretto a prostituirsi la compagna ed una sua amica. Sono queste alcune delle notizie che la cronaca abruzzese ci ha consegnato negli ultimi mesi e si aggiungono a quanto da noi riportato in un articolo del 2 maggio scorso: un’inchiesta che ha accertato prostituzione e pornografia minorile e atti sessuali con un minorenne, chat sulle principali piattaforme social e di messaggistica istantanea in cui si sono diffusi foto e si coordinavano gli accusati e una condanna per la pubblicazione di un video di sesso tra bambini. Sullo stato whatsapp del condannato era stato pubblicato un «video raccapricciante in cui tre bambini facevano sesso», riportò il quotidiano Il Centro il 22 marzo. Il sequestro dello smartphone del condannato ha permesso di documentare diverse chat, in alcune ha scritto che a scuola si faceva chiamare «il pedofilo» e in una conversazione «W la pedofilia». La denuncia è partita da un ragazzo di Catania che, visto lo stato Whatsapp, ha immediatamente sporto denuncia. Poco più di un anno fa la Polizia Postale di Pescara ha denunciato «7 minori per diffusione e detenzione di materiale pedopornografico». Questi alcuni passaggi del comunicato stampa della Polizia. «L’indagine è iniziata su impulso del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (Cncpo) del Servizio polizia postale e delle comunicazioni di Roma, a seguito di una segnalazione del Servizio emergenza infanzia 114. Nella comunicazione si è fatto riferimento alla condivisione, su gruppi social, oltre che di contenuti pedopornografici, anche di stickers/meme di carattere zoofilo, necrofilo, scat, splatter, nonché di violenza estrema, apologia del nazismo/fascismo, atti sessuali estremi e mutilazioni, atti di crudeltà verso essere umani e animali. Immagini e video raccapriccianti di vittime innocenti il cui dolore, invece di scuotere le coscienze, è stato oggetto di scherno, divertimento e condivisione da parte del gruppo di adolescenti. I poliziotti, per arrivare a scoprire gli indagati, hanno analizzato oltre 85.000 messaggi in 5 diversi gruppi social […]L’operazione di oggi conferma un fenomeno dilagante tra i giovanissimi, i quali, spesso, nei contesti social, banalizzano eventi terribili del passato o mostrano assoluta indifferenza per violenze e stupri, anche nei confronti di bambini piccolissimi; a volte si assiste ad una gara a chi posta l’immagine più sprezzante al fine di stupire all’insegna dell’esagerazione». All’operazione della Polizia Postale «hanno preso parte anche gli specialisti della Polizia postale della Puglia, del Lazio, della Lombardia e della Campania».
OPERAZIONI DEL 2020 E DEGLI ANNI PRECEDENTI (riportiamo integralmente stralcio di un nostro articolo di quattro anni fa)
«Scacco matto», così è stata chiamata l'ultima operazione contro la pedopornografia online condotta dalla Polizia postale di Catania in collaborazione con il Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online. Bilancio: tre persone arrestate, due a Napoli e una a Pisa, in flagranza di reato e 17 denunciate per detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico e istigazione a rapporti sessuali con minorenni. Le perquisizioni che hanno portato al blitz reso noto questa mattina sono state effettuate a Bolzano, Brescia, Catania, Chieti, Como, Lecco, Milano, Napoli, Parma, Pisa, Roma, Savona, Sassari, Torino, Treviso e Varese.
«Una lunga attività d’indagine sottocopertura, nata dal monitoraggio del Web, ha portato alla scoperta di un sito ospitato su server di un Paese estero - ha reso noto la Polizia di Stato -qui gli agenti hanno scoperto immagini di pornografia minorile e commenti che istigavano esplicitamente alla commissione di atti sessuali su minori». Le centinaia di utenti che frequentavano il sito entravano in contatto tra loro per poi spostarsi «su altre piattaforme virtuali ritenute più sicure, utilizzando sistemi che li rendevano anonimi e servizi di messaggistica crittografata» dove si «scambiavano foto e video di natura pedopornografica, catalogati in base a criteri di età, sesso ed etnia, con abusi su minori, anche neonati, vittime di pratiche di sadismo. In diverse occasioni condividevano racconti di loro presunte esperienze sessuali con minorenni.
Gli agenti infiltrati hanno lavorato per oltre un anno, fingendosi pedofili; ciò ha consentito di identificare sia gli utenti anonimi che tre vittime e anche i luoghi dove avvenivano gli abusi. Alla luce degli elementi d’indagine raccolti sono state disposte perquisizioni domiciliari, personali ed informatiche nei confronti di 20 indagati, residenti in varie città d´Italia, mentre altri utenti, residenti all’estero, sono stati segnalati alle competenti autorità straniere». L'operazione è stata denominata «Scacco matto» perché gli inquirenti hanno agito quasi come in una partita a scacchi con i coinvolti per riuscire ad identificarli, arrivando anche a localizzare alcuni dei luoghi dove sono avvenuti gli abusi e identificare tre vittime.
Il 19 settembre è scattata un'operazione contro la pedopornografia online della polizia di Catania e Messina: sei indagati per detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico e diversi minori segnalati alla procura minorile. Inchiesta partita dalla denuncia della madre di una adolescente, residente nella provincia di Messina, che aveva trovato nello smartphone della figlia chat dove erano stati inviati video e foto di minori nudi. Oltre Catania e Messina coinvolte Palermo, Milano, Napoli e Teramo.
Lo scorso 22 luglio oltre 100 investigatori del Centro Nazionale di protezione dei minori del Servizio Polizia Postale di Roma e la Polizia Postale di Bari e Foggia sono stati impegnati in una maxi operazione contro una rete di pedofili che, su una nota piattaforma di messaggistica, si scambiavano materiali pedopornografici. Coinvolte 12 regioni e 17 province: Bari, Foggia, Roma, Monza Brianza, Varese, Cremona, Siena, Agrigento, Palermo, Bologna, Fermo, Ascoli Piceno, Treviso, Savona, Imperia, Torino e Chieti.
Il 7 agosto è stato arrestato ad Alba Adriatica, in provincia di Teramo, un 25enne che adescava online minori e si faceva inviare, anche dietro minacce, video e foto che poi sfruttava per fini pedopornografici. L’indagine, partita dai carabinieri di Scandiano (Reggio Emilia) e coordinata dalla Procura di Bologna, era scaturita dopo la denuncia di una vittima che era stata contattata su Telegram dal pedofilo. Oltre l’ingente materiale pedopornografico i carabinieri hanno rinvenuto altre numerose chat a sfondo sessuale avviate dall’arrestato con molte altre ragazzine.
La prima maxi operazione di questi capitoli squallidi e vergognosi dell’estate appena trascorsa è del 4 luglio, quando un maxi blitz con 50 perquisizioni e arresti coinvolse addirittura 15 regioni, la quasi totalità del territorio italiano. Dopo mesi di indagini, ricostruzioni e pedinamenti online oltre 200 investigatori del Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online e del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Torino hanno concluso quella che è stata definita la "più grande e complessa operazione di Polizia degli ultimi anni", avvenuta con il supporto del National Child Exploitation Coordination Center (NCECC) canadese. Sono stati sequestrati, sottolinearono gli investigatori, immagini raccapriccianti di sadici abusi su minori, anche neonati.
È datata esattamente una settimana dopo l’operazione «Dangerous Images», coordinata dal procuratore presso il tribunale dei minori di Firenze e partita dalla denuncia di una madre di Lucca. Le indagini hanno documentato quelle che sono state definite «chat dell’orrore» tra 20 ragazzi tra i 13 e i 17 anni: teste mozzate di uomini e animali, suicidi e mutilazioni di ogni tipo, stupri di bambini, decapitazioni con coltelli e accette.
Contestati i reati di detenzione, divulgazione e cessione di materiale pedopornografico, detenzione di materiale e istigazione a delinquere aggravata. Come spiegano gli investigatori in una nota, dall’analisi del telefonino del quindicenne, la cui madre aveva chiesto aiuto alla polizia postale lucchese, è emerso un numero esorbitante di filmati e immagini pedopornografiche, anche sotto forma di stickers, scambiate e cedute dal giovane, rivelatosi l’organizzatore e il promotore dell’attività criminosa insieme ad altri minori, attraverso Whatsapp, Telegram e altre applicazioni di messaggistica istantanea e social network.
Le indagini, coordinate dal Cncpo (Centro nazionale contrasto alla pedopornografia online), hanno interessato i territori di Lucca, Pisa, Cesena, Ferrara, Reggio Emilia, Ancona, Napoli, Milano, Pavia, Varese, Lecce, Roma, Potenza e Vicenza.
Negli anni scorsi, almeno altre tre sono state le inchieste nazionali contro la pedopornografia online che hanno coinvolto la regione adriatica: 51 indagati e perquisizioni ci furono anche a L’Aquila nell’inchiesta partita da Catania il 21 giugno dell’anno scorso; l’inchiesta del 16 maggio 2019 partita da Venezia portò a perquisizioni in provincia di Pescara mentre l’indagine del 15 maggio di due anni fa portò anche ad un arresto nella stessa provincia.
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Olocausto bianco, pedofilia epidemia del terzo millennio, cancro della società
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