Ai criminali la giusta pena
L'OPINIONE DI MARIO ALBERTI. «I femminicidi, quando sono di 'ndrangheta, sono ancora più orrendi».

Sono partito dell'immondo amplesso tra due piaghe imparentate tra loro. Figlie del perverso senso di proprietà. Con l'operazione Cartagho Maestrale vengono arrestate ottantaquattro persone sospettate di diversi reati e di essere legate alla 'ndrangheta. Inoltre vengono acclarate le modalità con le quali il corpo di Maria Chindamo, rapita nel maggio 2016 a Limbadi, in provincia di Vibo, è stato fatto sparire.
E sono modalità atroci.
Il corpo di Maria è stato dato in pasto ai maiali, dopo l'uccisione. E ciò che resta, triturato dai cingoli di un trattore. Ma viene anche concretamente ipotizzata la motivazione per la quale Maria è stata uccisa. Aver lasciato il marito, che successivamente si è suicidato, per rifarsi una vita con un altro uomo, ed aver provato a gestire i propri terreni da sola.
Inconcepibile per la famiglia del marito, i Puntoriero. La famiglia Puntoriero, legata alla cosca Bellocco di Rosarno, non può tollerare l'accaduto. E dispone la vendetta, mentre i Mancuso di Limbadi avevano già messo gli occhi addosso ai terreni di Maria. Donna, indipendente, che sceglie quando amare e quando lasciare il marito, e cerca addirittura di gestire da sola i beni, e la propria vita.
Maria viene schiacciata.
La 'ndrangheta non è femmina. È retrograda, feroce e patriarcale. E le donne o si affiancano agli uomini nella ferocia, o muoiono.
Penso di getto a Lea Garofalo, uccisa dal marito mafioso e dai sodali per essersi ribellata ad un destino che voleva cancellare per sé e per la figlia.
Mi viene spontaneo il parallelo tra Lea e Maria, unite per la vita e per la morte.
Il loro corpo faceva talmente paura alla 'ndrangheta vigliacca da doverlo distruggere con fuoco, con l'acido e con i porci.
Ai criminali la giusta pena.
Per gli altri, che adesso sanno, piena consapevolezza e giusta scelta.
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