Amori violenti e malati? No, sono perversione, possessività disumana, criminalità assoluta
Botte e violenze fino ad uccidere, stupri a pagamento sfruttando la schiavitù sessuale, cyberbullismo, stupri online, pedopornografia e altre disumane piaghe sociali e incivili non sono amori, non hanno nulla di affetto. Sono solo bestialità da ripudiare, denunciare e combattere.
L’Italia è il paese della retorica e delle celebrazioni, delle commemorazioni e delle belle parole. Un alieno che giungesse sulla Terra e leggesse i post sui social network e su molti siti web potrebbe pensare che abbondino i Peppino Impastato, i Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i coraggiosi, generosi, che tutti siano angeli della carità e crocerossini. Non c’è giornata dedicata che non inondi di foto, frasi, meme ad effetto.
La giornata di San Valentino, la «festa degli innamorati», non diserta da questo collaudato copione.
Tra testimonianze di amore e affetto autentico e umano puntualmente sbucano immagini e frasi che pretenderebbero di strappare una risata, considerate ironiche dagli autori e da chi li condivide. Ma non c’è nulla da ridere.
Un solco in cui si squarcia il velo su realtà terribili e drammatiche, che dovrebbero interrogare le coscienze e portare ad agire. Con forza ed efficacia, con una forza civica che le tastiere compulsive non sanno neanche che esistono. Realtà fatte di nauseanti «frasi fatte», di «luoghi comuni» e perpetrarsi di immonde convinzioni (a)sociali. Per cui le donne vengono viste solo in funzione di un maschio, ancelle dell’uomo, funzionali solo ad un «compagno», all’obbligo di vivere determinati binari imposti. Binari che, troppo spesso, sono complici delle peggiori violenze ed abusi, che giustificano ogni crimine immondo, il possesso più brutale e disumano possibile.
Tantissime, troppe, volte sentiamo o leggiamo che «lei esagera», «se l’è cercata», che «lui era esasperato e va capito poveretto», che «è anche colpa di lei», che «se vesti in quella maniera non devi lamentarti», che «lui era solo innamorato», che le donne che non accettano di soddisfare i desideri sessuali del maschio sono «cattive», «represse», «isteriche», «ma chi si credono di essere» con i più volgari commenti sul loro corpo.
Questi «pensieri», le virgolette non sono casuali e la parola è usata solo come «convenzione linguistica», sono complicità di fatto con le peggiori violenze e abusi commessi quotidianamente. Sono i bastioni di quel sistema di dominio, possesso, perversione, maschilismo e disumanità che nel 2021 dovrebbe solo appartenere alla spazzatura della Storia. Ed invece, ancora oggi, in questa società che si definisce civile e moderna queste vergogne e questi squallori esistono.
La parola Amore è tra le più nobili esistenti, rappresenta la vetta dell’animo e del cuore umani. Invece, tra le pieghe dei più nauseanti discorsi e in crimini giornalieri, viene piegata. Basta cercare nei forum, nelle chat, nei canali delle piattaforme di messaggistica, sui social e in molti siti web la frase «fare l’amore» (che già utilizzare il verbo fare descrive il livello) ed è tutto un fiorire di «consigli» alle donne come farsi benvolere, come soddisfare il maschio, come essere ancelle ed agire in funzione solo di loro. Una frase che è piegata ai più turpi istinti sessuali, che non vanno definiti neanche animaleschi perché nessun animale in natura scende a certi livelli. Piegando l’Amore all’abisso della negazione dell’umanità.
«Fare l’amore» è una frase che si può sentire persino da chi, anche dopo aver inondato i social e l’aria di frasi romantiche e commoventi e aver lasciato a casa la famiglia, commette stupri a pagamento sfruttando donne schiavizzate sessualmente. Donne di ogni età, anche se non soprattutto minorenni. In appartamenti delle città, nelle periferie più desolate o anche all’estero. L’Italia della retorica e della bontà, dei bei sentimenti un tanto al chilo, è il Paese che ha il record mondiale dei turisti sessuali. 80.000 pedofili che ogni anno approdano in altri continenti per stuprare bambine. È il Paese dove con grande frequenza vengono scoperte reti pedopornografiche.
Don Fortunato Di Noto, che con Meter come varie volte stiamo raccontando in questi mesi denuncia quotidianamente gli abusi pedopornografici, lo ha ricordato anche di recente: esistono lobby, portali web, movimenti che puntano a sdoganare la pedofilia, istituendo persino una giornata dell’orgoglio pedofilo. Costoro affermano di non essere criminali ma solo «innamorati» dei bambini. No, non è amore questo, è solo perversione immonda.
Così come coloro che considerano le donne solo «carne da macello» per i loro più sporchi appetiti sessuali. Donne attirate in Italia, purtroppo, spesso anche da falsi «amori» che le prospettano felicità e affetto qui. Trovano invece solo lo sfruttamento della schiavitù sessuale. Così come non è amore colui che, rifiutato o al termine di una relazione, offende una donna o arriva a scatenare cyberbullismo, stupro online (un crimine in rapida ascesa come ha denunciato la deputata Carmela Grippa sulle nostre pagine a dicembre), molestie di ogni tipo.
A partire dal lockdown dell’anno scorso è stato registrato un drammatico aumento delle violenze in casa e dei femminicidi così come la pedopornografia e l’utilizzo di portali web come Pornhub (su cui ci siamo già soffermati, riportando la petizione che ne chiede l’oscuramento anche in Italia nell’articolo di ieri https://www.wordnews.it/bambini-abusati-la-cui-vita-e-stata-rovinata-molti-hanno-tentato-il-suicidio-alcuni-ci-sono-riusciti ).
In questo San Valentino il pensiero doverosamente va a tutte queste donne, colpite, segnate, devastate nel corpo e nell’animo, vittime delle brutalità, delle violenze, degli abusi (fisici e non solo) di maschi che non sono innamorati ma perversi, disumani, criminali. Donne davanti cui mai basteranno le scuse di un’umanità che non è ancora del tutto tale e civile come Lilian Solomon e Maris Davis, le cui terribili vicende abbiamo riportato nei mesi scorsi, Pamela Mastropietro, le donne uccise nella maggior parte dei casi tra le mura domestiche, Maria (assassinata alla periferia di Roma e che abbiamo ricordato con Irene Ciambezi della Comunità Papa Giovanni XXIII promotrice della campagna «Questo è il mio corpo»), alle migliaia di donne che ogni giorno subiscono le molestie e le più volgari frasi maschili, alle migliaia di donne incatenate dalla schiavitù sessuale, stuprate in Italia o in luoghi come la Libia, alle milioni di bambine sacrificate agli orchi nell’abisso di brutalità, violenze e perversioni denunciate nella solitudine, nell’indifferenza e nella complicità di troppi da pochi coraggiosi come don Fortunato.
Davanti a tutte loro, e a tantissime altre, non basterebbe inginocchiarsi per quanto è stato commesso contro di loro, per la reazione di parte della società, per quei retaggi sub culturali contro le donne – a cui ho fatto riferimento prima – che ne sono complici e co-carnefici, per l’abisso disumano e violento, per una società il cui impegno (soprattutto tra gli uomini, troppo spesso invece indulgenti e a loro volta portatori dei più schifosi pensieri maschilisti) è ancora troppo blando e latitante.
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