Appunti di viaggio per un assessore al palo
LA RUBRICA DI ROCCO ZANI. Piccola guida di sopravvivenza nelle paludi di una città allo sbando.

Mario Palma è un artista storico di questo territorio. Seppur napoletano di nascita (e di animo) ha fatto di questa terra di confine - che molti si ostinano beceramente a ribattezzare Ciociaria dimenticando che dell’antico Latium si parla – il “paesaggio” della sua esistenza di uomo e di artista. E come tale attento alle problematiche del territorio, all’ascolto, alle nefandezze consumate, alla memoria ciecamente omessa. Nei giorni scorsi ho letto un suo commento (che è brevemente l’esegesi di uno status socio-culturale di questo luogo) che mi piace riportare integralmente…
LA STRATEGIA del SILENZIO
«Mi capita sempre più spesso di vedere in tv comuni cittadini che si rivolgono alle Istituzioni per far valere i propri diritti. I risultati sono quasi sempre deludenti, e cioè SILENZIO ASSOLUTO. Tutto questo lo trovo disdicevole e vergognoso e non si fa fatica a comprendere la sfiducia e la crescente distanza dalle istituzioni di molti di noi verso coloro che dovrebbero mostrare attenzione nei confronti dei cittadini senza eludere i propri doveri. Dopo questa breve introduzione posso dire che il SILENZIO viene utilizzato come una vera e propria STRATEGIA da persone che evidentemente non sanno cosa dire o "molto impegnate per il troppo lavoro".
In data 15 dicembre 2021 ho inoltrato all'Assessore alla Cultura del Comune di Frosinone una lettera con la quale segnalavo alcune anomalie nella gestione delle Sale Espositive della Villa Comunale, concludendo con il mettermi a disposizione per gli eventuali chiarimenti ritenuti necessari a suffragare quanto da me esposto e rimanendo comunque in attesa di un cenno di opportuno riscontro.
Ad oggi, dopo oltre un mese, SILENZIO ASSOLUTO!
Voglio prescindere dal fastidio che ogni cittadino può provare quando si vede ignorato dalle Istituzioni che ha contribuito a creare e che contribuisce a mantenere. E voglio anche prescindere dall'atteggiamento irrispettoso che un Assessore alla Cultura ha nei confronti di un artista che opera da decenni nel campo dell'Arte, ma non posso prescindere da ciò che egli rivela, ovvero un sostanziale e inaccettabile disinteresse per una problematica che dovrebbe direttamente riguardarlo, coinvolgerlo e spingerlo ad approfondire, a verificare, a valutare soluzioni e rimedi di sua esclusiva competenza per il buon andamento di quel settore dell'Amministrazione che è stato deputato ad amministrare.
Ed è questo il SILENZIO che offende e mortifica non solo le Persone ma anche le stesse Istituzioni che se ne fanno artefici. Ed io non sto in SILENZIO. Ovviamente dall' Assessore alla Cultura non mi aspetto nessun riscontro, visto che è nel suo "stile".» (Mario Palma)
Offro a lui – e agli altri – uno schema di risposta, non già come divertita autocitazione, piuttosto come paradigma inalterato (uno schema appunto) di una condizione se non secolare comunque “adulta”.
Scrissi questa “lettera inascoltata” (quasi quindici anni fa) ad uno dei tanti responsabili culturali del territorio, senza nome, senza volto, ma con la stessa apatia che è stata, negli anni, attributo inqualificabile della loro presenza…
Piccola guida di sopravvivenza nelle paludi di una città allo sbando (di Rocco Zani, anno di grazia 2008)
Egregio assessore alla cultura del comune di Frosinone,
la mia innata predilezione per lo strumento epistolare – ovvero, come sostengono in famiglia, il mio atavico vizio per la “sostanza” della parola – mi spinge talvolta a declinare lungo viuzze narrative indolenti o pigre tali da apparire, ai più, una sorta di luogo irriducibile, ostinato. In effetti non amo quel sentimento di dietrologia rampante che molti utilizzano come riparo di ogni rabbiosa critica al presente. Ma essa, la dietrologia, trova radici salde in un passato che è comunque alveo inamovibile di un contenitore – la memoria – con il quale, più o meno fatalmente, noi tutti abbiamo conti in sospeso. La memoria allora. E mi pare un buon prologo.
Io non La conosco, non conosco la Sua storia e quali siano state le vie o i pertugi che di recente l’hanno condotta a questo incarico. Un incarico difficile, fecondo o stitico, talvolta oscuro e inutile se non addirittura mascherato. Pochi giudizi – sull’incarico, naturalmente – che hanno in verità contraddistinto il tempo, non soltanto politico, dei suoi innumerevoli predecessori. In verità non ho il ricordo di presenze significative, di personalità capaci di segnare in modo netto e autorevole un “cambiamento di rotta” nelle cosiddette politiche culturali di questo territorio.
Non li ha di certo aiutati – e non aiuterà neppure Lei – il destino ingrato di essere nati e sopravvissuti in una terra di confine la cui identità storica, artistica e culturale non può certo misurarsi con luoghi ragionevolmente “più fortunati”. E nonostante siano passati secoli lungo le sponde dei nostri anonimi torrenti mi sento di condividere – oggi più di ieri – il senso di un’affermazione che ai più potrebbe apparire irriguardosa e banale: “qui non c’è stato rinascimento”.
E allora, come addomesticati da una imperante nebbia di ignoranza critica, ci siamo trascinati fino ai nostri giorni rifiutando deliberatamente di mettere mano – competenza e sensibilità – ai guasti allegramente prodotti.
“Allegramente” è un eufemismo, egregio assessore. I suoi predecessori in verità, per venire a tempi meno remoti, non hanno mai compreso – per ignoranza ghiotta, per snobismo, per noia, per linguaggio – il senso profondo e drammatico di quella banale e irriguardosa considerazione. E anziché colmarne il vuoto o considerarne criticamente l’assennatezza hanno dato vita a incomprensibili giochini di sopravvivenza.
Eppure, gentile assessore, basterebbe frugare in archivi non ancora impolverati – ah, santa e benevola memoria! – per scorgere tracce che, in determinati periodi, hanno davvero rimosso le ombre secolari, hanno indicato vie meno cervellotiche e banali, sono state prove imponderabili di un pur raro impegno. Ripassiamole brevemente insieme.
Vuole?
Negli anni Settanta, egregio assessore, la “sua” città ospitava tre spazi espositivi. La “Saletta” di corso della Repubblica offriva opere di Fiume, Purificato, Guttuso, Guzzi, Omiccioli; l’associazione degli artisti ciociari intratteneva rapporti sempre più marcati con i maggiori autori dell’est europeo proponendosi “in quegli anni come vera e propria entità operativa finalizzata ad uno sviluppo, non più confinato, delle presenze espressive operanti sul territorio”; Umberto Mastroianni, al culmine della sua maturità artistica, ripristinava con la sua terra un rapporto intimo e preferenziale facendole dono di alcune delle opere più significative della scultura monumentale novecentesca; il teatro della “sua” città si chiamava Nestor e le compagnie che lo frequentavano erano quelle di Randone, Buazzelli, Gazzolo, Calindri, Volonghi; eppoi c’era il teatro sperimentale, i gruppi di musica popolare, la scuola, il sogno…
E, probabilmente, qualche assessore alla cultura che, sul piano dell’impegno poneva la passione e la competenza, il rispetto e la tolleranza che oggi, assai probabilmente, non ci appartengono.
Poi è venuto il tempo delle ombre, o meglio, quello delle nebbie che celano l’inettitudine e l’ignoranza, il pressappochismo e un gusto, quasi maniacale, per il brutto. Un tempo infinito – e indefinito - che affolla, ancora oggi, la sopravvivenza precaria di questa città. Un “piano” incorreggibile all’interno del quale i suoi predecessori hanno versato il peggio della loro naturale incapacità di amministratori, la loro gaudente incompetenza e quella sottile vertigine di potere che li ha fatti sentire – per qualche istante, o per qualche mese – i depositari inconfessabili della cultura in questa città. Ne avremmo fatto davvero a meno del loro presenzialismo circense, della loro incauta generosità, delle frequentazioni fieristiche, insomma, della loro insopportabile presenza. Ma le vie della politica – e i numeri - probabilmente seguono altri ragionamenti.
Io non La conosco e soprattutto non conosco la Sua storia. Non so neppure se avrà voglia di scavare nella memoria recente della “sua” città – il mio archivio è a Sua disposizione - o proseguire, per quel senso di malcelata tranquillità, il lavoro inoperoso svolto dai suoi predecessori.
Da cronista non ancora annoiato cercherò di seguire i suoi ragionamenti.
E di raccontarli.
Auguri.
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