«Arefaceteve l’ucchije, mbapite! Voi che ci cacate solo per le disgrazie o la politica»

L’Abruzzese fuori sede: «Non c’era così tanta attenzione sull’Abruzzo da quella volta in cui, durante il lockdown, Congiunti (PE) divenne l’unica località visitabile d’Italia».

«Arefaceteve l’ucchije, mbapite! Voi che ci cacate solo per le disgrazie o la politica»


 

Ite missa est. La Messa è finita e, finalmente, forse possiamo stare almeno un po’ in pace. Una settimana fa è terminato lo spoglio per le elezioni regionali in Abruzzo. Archiviata così una lunghissima campagna elettorale. In cui abbiamo visto veramente di tutto e che non rimarrà certo indelebile nelle menti per edificanti situazioni tra giochetti, accordi sotto banco, rappresaglie e guerre all’interno della stessa coalizione, capobastone e loro robottini che hanno manovrato contro il proprio territorio, saltatori di quaglia premiati e tanto altro.

Una campagna elettorale iniziata con lo show di Bonaccini a Vasto e le tattiche della Lega che volevano, di fatto, far decidere ad altro territorio le sorti dell’Abruzzo.

Le domande sono domande sempre, la stampa non si accomoda e non concorda

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L’Abruzzo non è una pedina con cui giocare

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Un mese e mezzo dopo il cerchio si è chiuso con l’infinita discussione - prima, durante e dopo il 10 marzo – sul tema che il presidente del PD ha affermato «Non me ne frega niente» ai microfoni di Chiaro Quotidiano, iniziando una sorta di show a dir poco irrispettoso nei confronti di professionisti che questo territorio (al contrario suo) lo vivono e raccontano quotidianamente.

E con le elezioni sarde che hanno fatto scoprire l’esistenza dell’Abruzzo al resto dell’Italia e ai palazzi romani. Un’attenzione mai avuta di fronte a tragedie, maxi operazioni antimafia, fatti gravissimi o anche ad eccellenze dei territori che si sono affermate negli anni. L’Abruzzo è stato trattato come una sorta di feudo da contendersi ed espugnare, come se oltre un milione di persone non esistessero. Ma l’Abruzzo e gli abruzzesi esistono, esistono le zone grigie e nere ed esistono storia, cultura ed arte che lor signori forse dovrebbero imparare a conoscere, al posto di pensare a risiko e consorterie. Affidiamo quindi a Gino Bucci, L’Abruzzese fuori sede, il nostro commento a queste elezioni regionali. Le sue parole sono, per chi le vuol leggere in maniera laica e vedendo la realtà reale e non altro, la miglior analisi politica di questi giorni.

«Non c’era così tanta attenzione sull’Abruzzo da quella volta in cui, durante il lockdown, Congiunti (PE) divenne l’unica località visitabile d’Italia.

Tutta Italia ci guarda, ci minge. Gli sguardi di 60 milioni di persone si posano sulla nostra timida regione e allora arefaceteve l’ucchije, mbapite! 

Voi che ci cacate solo per le disgrazie o la politica; voi che scambiate i nostri accenti per napoletani, pugliesi e romani; voi che pensate che da noi si mangino solo arrosticini e che tutti gli uomini siano come Rocco; proprio voi sappiate che siamo tanto altro.

Abbiamo inventato l’amore con Ovidio; abbiamo inventato il volo con Corradino D’Ascanio; abbiamo inventato la protesi dentaria a dente singolo con Giuseppangelo Fonzi di Spuldore.

Siamo quelli di Flaiano, Silone, D’Annunzio, Francesco Sabatini, Laudomia Bonanni e Donatella Di Pietrantonio.

Siamo filosofi (Benedetto Croce, Giustino La Rovere); siamo pittori (Michetti, Patini, Palizzi, De Litio, Celommi, Annunziata Scipione…), siamo cantanti internazionali (Dean Martin, Perry Como, Madonna, Mario Lanza, Michael Bublé…); siamo poeti dialettali (Modesto Della Porta, De Titta, Clemente, Dommarco, Giannangeli, Luciani…); siamo musicisti (Ivan Graziani, Franz Di Cioccio, Francesco Paolo Tosti, Henry Mancini) e via discorrendo.

Siamo orafi, cordari, pastori, ombrellai, tessitori, fusari, selciatori, agricoltori, montanari, marinai, straccapiazzai e imbottigliatori di uazza. 

Siamo quelli della cucina più buona e genuina d’Italia (questo è un assioma, dunque intoscibile). 

Siamo quelli con i paesi un po’ così, che forse, però se lo osservi bene è fregno.

Siamo quelli del mare che a volte, vabbò, ci manca poco, però si sta bene.

Siamo quelli della montagna che ngulo, auà, purtroppo, ma in fondo, che bellezza.

Siamo gente che forse non ti saluta ma un complimento ancora te lo offre.

Siamo quello che saremmo potuti essere se solo non fossimo stati sempre cuscì.

A noi ci piace, nonostante tutto, essere cuscì.

E allora voi che oggi ci osservate, che leggete nomi mai visti prima, che scoprite che Giulianova non sta nelle Marche (quella è Civitanova), sappiate che siete fortunati.

Scine, perché voi avete ancora tutto da scoprire, voi potete ancora sorprendervi. 

E non può esserci nulla di più fregno di una sorpresa come l’Abruzzo.

Mbaretece.

Vabbò avaste».

L'Abruzzese fuori sede