«Arriveremo alla fine ma non abbiamo limiti di tempo. Una frase del genere dopo 40 anni non puoi dirla»

«Verità e giustizia per Emanuela», manifestazione a Roma lo scorso 13 gennaio.

«Arriveremo alla fine ma non abbiamo limiti di tempo. Una frase del genere dopo 40 anni non puoi dirla»

Piazza colma di gente, tantissimi accorsi in risposta all’appello di Pietro Orlandi per chiedere “Verità e giustizia per Emanuela”, perché non venga silenziato nulla e non cali un velo di omertà, depistaggi, verità di comodo, a coprire un tassello di un sistema di ricatto (parole di Pietro Orlandi durante la manifestazione).

Durante il suo intervento Pietro Orlandi ha fatto ampi riferimenti all’inchiesta vaticana (non una riapertura ma una apertura perché in quarant’anni nulla si era mai mosso) e alla commissione parlamentare che non viene ancora fatta partire. Nel novembre scorso ai partiti aveva indirizzato anche un appello perché la commissione potesse avviarsi il prima possibile.  

«Mi piacerebbe una parola di Papa Francesco, visto che ha chiesto l'apertura di questa inchiesta in Vaticano, che alzasse un po' la voce. Dovrebbe dire: 'io vi ho detto di andare avanti e ancora stiamo così? Una parola per dire stiamo facendo qualcosa, vogliamo arrivare alla verità quanto prima.

Capisco che il Papa abbia altri problemi, ma perché rimanere in silenzio?»

«Dal fronte del Vaticano l'ultima uscita del promotore di giustizia Diddi mi è dispiaciuta ma forse voleva intendere altro. Ha detto: ‘arriveremo alla fine, ma non abbiamo limiti di tempo’.

Una frase del genere dopo 40 anni non puoi dirla. Due, tre nomi che ho presentato a lui erano importanti e alcuni, a distanza di un anno, non li hanno ancora chiamati. Quello che non accetto è che si insinui sulla famiglia, come è stato accusare mio zio».

«Pietro Orlandi si è detto “contento” della Commissione e del Parlamento «perché, nonostante dal Vaticano abbiano fatto capire di non volere questa commissione, quando Diddi si è presentato al Senato e ha detto: ‘noi la vediamo come una intromissione perniciosa dell'ottimo lavoro che stiamo facendo’ è stato come a dire fatevi gli affari vostri. Ma il fatto che il Parlamento abbia agito in modo diverso significa - ha spiegato - non accettare quel tipo di imposizione.

Mi piacerebbe che la commissione mi convocasse subito, come sono stato convocato da Diddi, e presenterei lo stesso memoriale depositato in procura e allo stesso promotore”. Alla commissione “consiglierei di non partire da zero, ma di ascoltare le persone relative a fatti avvenuti di recente: la questione di Capaldo, dei due emissari vaticani che sono andati in procura”».

(Pietro Orlandi durante la manifestazione del 13 gennaio, fonte Adn Kronos)

La voce di Emanuela Orlandi che sembra essere torturata, voci maschili su un nastro del 1983 poi cancellate. Restano ancora tanti gli interrogativi e i misteri nel giallo sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Domande alle quali il fratello Pietro vorrebbe finalmente una risposta. Per questo oggi ha rivolto un appello ai partiti perché si accelerino i tempi per la costituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla scomparsa di Emanuela e di Mirella Gregori.  

«L'appello ai partiti è di accelerare i tempi il più possibile: la Commissione di inchiesta è legge e aspettare altri mesi perché i nominativi (dei componenti, ndr) non vengono presentati è pesante», afferma Pietro Orlandi alla presentazione del suo libro 'Cercando Emanuela', alla presenza dei senatori del Pd Simona Malpezzi e Dario Parrini.

«Il problema è che per presentare i nominativi (dei membri della Commissione, ndr) non c'è limite di tempo - ricorda Orlandi - questa è la mia preoccupazione perché se ci sta ancora qualcuno che vuole rallentare può farlo».  

«L'attesa sta diventando ingombrante. L'obiettivo è quello della verità e della giustizia e non riesco a capire perché il raggiungimento debba trovare sempre ostacoli», sottolinea Pietro Orlandi. 

Una verità velata per anni anche perché, secondo l'avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, «sono stati coinvolti, a mio avviso e non solo a mio avviso, gli apparati dello Stato e forse non hanno avuto un comportamento sempre lineare.

Esiste un nastro, depositato nel luglio '83 - ricorda Sgrò - da cui sono sparite delle voci, il nastro originale prevedeva delle voci maschili, andate poi ripulite nel corso degli anni. Pietro (Orlandi, ndr) ha ritrovato tutta una serie di documenti dove si faceva riferimento alla presenza di voci maschili, sarebbe interessante, e la Commissione di inchiesta lo potrebbe fare, recuperare gli originali».  

Secondo il legale sarebbe interessante «vedere chi ha condotto le indagini da parte dei Servizi, sentire queste persone per ricostruire quel pezzo di storia di non poco conto». «Nel nastro - continua - c'era una voce che, in alcuni tratti, i familiari hanno riconosciuto come la voce di Emanuela che sembra essere torturata. Poi, chiamato in procura, il papà di Pietro si è sentito dire che era un film porno». «Altra cosa che lascia basiti è la sepoltura a Sant'Apollinare di Enrico de Pedis» ha sottolineato.  

(Adn Kronos 29 novembre 2023)