«Bambini abusati la cui vita è stata rovinata», molti hanno tentato il suicidio. Alcuni «ci sono riusciti»

PRIMA PARTE. La challenge criminale che ha ucciso una bambina a Palermo e l’inchiesta del New York Times che ha denunciato la presenza di centinaia di migliaia di video pedopornografici su PornHub impongono alle coscienze, alle autorità e ai cittadini di smuoversi. Lanciata una petizione online per chiedere in Italia l’oscuramento di PornHub.

«Bambini abusati la cui vita è stata rovinata», molti hanno tentato il suicidio. Alcuni «ci sono riusciti»
copertina petizione per oscuramento in Italia di pornhub

La morte di una bambina a Palermo dopo la partecipazione ad una challenge, sfide estreme spacciate per giochi, criminale su TikTok sembra aver finalmente acceso i riflettori mediatici sul lato oscuro del web e sui pericoli per bambine e bambini. Pericoli esplosi in quest’ultimo con l’aumento esponenziale della loro presenza su internet, come abbiamo sottolineato anche nei giorni scorsi. Questa criminale challenge su Tiktok è solo l’ultima di cui in questi anni si è avuta notizia, negli anni scorsi abbiamo avuto altri bambini ammazzati dalla partecipazione o addirittura indotti al suicidio.

La morte della bambina a Palermo ha suscitato una forte indignazione mentre istruttorie sono state aperte dal Garante per la Privacy, che è intervenuto anche contro altre piattaforme di messaggistica. «Deve morire una bambina di 10 anni per sentire dire che c'è una scarsa attenzione alla tutela dei minori? – la domanda indignato di don Fortunato Di Noto - è da anni che Meter denuncia la pericolosità e la scarsa attenzione ai minori nella vita reale e nel web. Campagne di informazione Meter ne ha lanciate decine nell'indifferenza» e nella derisione di molti.

«Dispiace che serva la morte di una bambina per assistere a questa levata di scudi. Da 30 anni mi occupo di tutela dei minori e so, purtroppo per esperienza, che finita l'indignazione non c'è alcuna programmazione su questo fronte» ha dichiarato il fondatore di Meter all’Adn Kronos che ha sottolineato anche il ruolo che devono avere i genitori - «faremmo entrare uno sconosciuto in casa? Allora, perché permettiamo ai nostri figli di navigare in solitudine incontrando migliaia di sconosciuti in tutto il mondo?» - e dei responsabili dei social network e delle piattaforme di messaggistica che non possono nascondersi «dietro l’alibi della privacy»: devono «offrire agli investigatori tutti gli elementi che consentano di individuare i soggetti che irretiscono, condizionano e manipolano la psicologia fragile dei nostri bambini. Non è tollerabile assistere a una tragedia simile, trovare in rete materiale con neonati stuprati e sentire ancora parlare di privacy degli utenti».

Il 14 dicembre scorso il New York Times ha pubblicato un’inchiesta dell’editorialista Nicholas Kristof, due volte vincitore del Premio Pulitzer, significativamente intitolata The Children of Pornhub, ovvero “I bambini di Pornhub”. L’inchiesta ha suscitato un’ampia protesta contro uno dei più noti portali pornografici al mondo. L’inchiesta di Kristof ha documentato come, senza nessun controllo dei gestori di Pornhub, sono stati condivisi milioni di video di violenze e abusi contro minori.

Don Fortunato Di Noto (Meter) è tra i promotori di una petizione per chiedere l’oscuramento del sito anche in Italia, indirizzata al Direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni Nunzia Ciardi e all’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.

In poche settimane migliaia sono state le adesioni, la petizione è ancora aperta ed è possibile firmare su questa pagina https://www.provitaefamiglia.it/petizione/firma-per-chiedere-loscuramento-del-sito-porno-che-guadagna-con-gli-abusi-sui-bambini . Partendo dalla denuncia dell’inchiesta di Kristof i promotori denunciano che sul noto portale pornografico «chiunque può caricare foto e video pornografici estremamente violenti» e «poiché non esiste una vera moderazione, sulla piattaforma vengono caricati contenuti di ogni tipo, inclusi abusi, stupri e torture perpetrati anche ai danni di persone filmate di nascosto o che non hanno mai dato il proprio consenso alla pubblicazione delle immagini».

«L’aspetto più agghiacciante è che tra le vittime di queste violenze figurano anche ragazzine e ragazzini adolescenti, e perfino bambini – denuncia la petizione - Giovani e giovanissimi che si sono ritrovati ad avere la vita rovinata, anche perché è assurdamente difficile far rimuovere i video dalla piattaforma, visto che chiunque li può scaricare e ripubblicare impunemente. Tutto ciò è assolutamente intollerabile».

Sono «oltre 100mila video pornografici che hanno per protagonisti minorenni, vittime di violenze sessuali, manipolazioni e ricatti» riporta la lettera che è possibile firmare  «adolescenti, ma anche bambini abusati la cui vita è stata rovinata, al punto che c’è chi ha tentato il suicidio. E alcuni, purtroppo, ci sono riusciti». I gestori di Pornhub sostengono di aver ricevuto in tre anni 118 segnalazioni di immagini di abusi sessuali su minori, Facebook e Twitter solo in pochi mesi hanno rimosso  12,4 milioni di immagini e 264mila account riguardanti lo sfruttamento sessuale di bambini.

Questa differenza, si legge nella petizione, «secondo la Internet Watch Foundation, si spiega con il fatto che, verosimilmente, i video di Pornhub vengono segnalati solo quando sono le vittime a scoprirli» ed «è insensatamente complicato riuscire a rimuovere contenuti da Pornhub, dal momento che bisogna passare attraverso un lungo iter legale. Spesso, però, la cancellazione è solo temporanea, perché chiunque può scaricare video dal portale per poi ripubblicarli: rendendo così la sofferenza interminabile».

Ogni rimozione non effettuata permettere alla società canadese MindGeek, con sede legale in Lussemburgo e proprietaria anche di altri siti web pornografici, di continuare «a lucrare sugli abusi sessuali commessi su bambini e adolescenti, senza che nessuno venga ritenuto responsabile, né perseguito penalmente».

«Smettiamola di definirla solo pedopornografia, è e sarà sempre reale abuso dei minori, milioni e milioni di bambini abusati, seviziati, violati. Una tragedia sotto i nostri occhi, reazione tenue e blanda» la denuncia pubblica dopo la pubblicazione dell’inchiesta del New York Times da parte di don Fortunato. Il fondatore di Meter ha posto alcuni interrogativi alle coscienze e alle autorità pubbliche: «chi sono i bambini violati, a chi appartengono, sono stati individuati, hanno ottenuto giustizia, accoglienza, cura, riparazione per il danno subito?», oltre la rimozione sono stati consegnati i milioni di video alle autorità giudiziarie? Sono stati forniti i nominativi di chi ha acquistato e caricato i video? «Si potrebbero individuare anche gli autori dei reati sessuali sui minori? Dobbiamo reagire, molto. Del resto, chi controlla i controllori?»

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