Borgo Sud di Donatella Di Pietrantonio

Borgo Sud, ultimo romanzo della scrittrice abruzzese Donatella Di Pietrantonio, colpisce, ancora una volta per l’efficacia narrativa, la complessità dei sentimenti umani che attraversano la storia che spone il lettore ad un crocevia tra la debolezza dei personaggi e l’accattivante energia scaturita da essi.

Borgo Sud di Donatella Di Pietrantonio

Donatella Di Pietrantonio vive a Penne, in Abruzzo, dove esercita la professione di dentista pediatrico. Ha esordito con il romanzo Mia madre è un fiume (Elliot 2011, Premio Tropea). Con L’Arminuta (Einaudi 2017, tradotto in 25 paesi) ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio Campiello, il Premio Napoli e il Premio Alassio. Per Einaudi ha pubblicato Bella mia (prima edizione Elliot 2014) con cui ha partecipato al Premio Strega 2014 e ha vinto il Premio Brancati.

Dopo L’Arminuta Donatella Pietrantonio penetra ancora nella corteccia scoperta dell’anima e fende come lama sottile l’apparente sicurezza della vita quotidiana di ciascuno di noiCome due facce della stessa medaglia le due sorelle Adriana e la sorella, voce narrante, calpestano il suolo dell’Abruzzo, quello di Borgo Sud, il Borgo Marino di Pescara.

La descrizione del luogo diventa stretta sintonia con le persone che lo abitano, posti dove la povertà diventa pungente, come anche il senso di abbandono nella vita di contadini e pescatori che lottano per la sopravvivenza. La protagonista narrante, come in uno specchio riflette le traversie della vita della sorella che è immersa in quel modo di vivere, legata ad un amore sbagliato, libera nel suo anticonformismo.

E’ una storia di sorellanza, di amore sviscerato, di legame antico che salverà entrambe, anche se in situazioni diverse, come variegato è il percorso di vita di tutti noi.

Una lente di ingrandimento sul vissuto che innerva la sua ragione di essere nel continuo manifestarsi della luce sulle cose, ma anche delle ombre che diventano fantasmi della notte.

Una preghiera, vuole Adriana, e io non ne so più. Da bambina sì, tutte a memoria. Non le ho proprio dimenticate, ma se provo a bisbigliarne una tar le labbra suona come finta. Come il segno della croce quando entro in una chiesa soltanto per vederla. Ho smesso di credere da così tanti anni. Eppure sta crescendo anche nella mia bocca una misteriosa gratitudine per questa salvezza”.