Borromini e Bernini. Sfida alla perfezione

Quando la Musica dipinge magistralmente il 'duel' nell’Arte.

Borromini e Bernini. Sfida alla perfezione

Le vicende intrecciate di due differenti geni artistici, praticamente coevi – Francesco Borromini (1599-1667) e Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) – che si sono incontrati e scontrati in un teatro singolare, le piazze e le Chiese della Roma barocca, vengono raccontate, ricostruite e ripercorse nel docufilm “Borromini e Bernini. Sfida alla perfezione”, con la regia di Giovanni Troilo, su soggetto di Luca Lancise, e la colonna sonora originale scritta, diretta ed eseguita dal compositore e pianista Remo Anzovino.

 

Il docufilm, prodotto da Sky e Quoiat Films e distribuito da Nexo Digital all’interno della stagione della Grande Arte al Cinema, arriverà nelle sale il prossimo maggio 2024, ma sarà l’evento natalizio Sky, in onda in prima TV, in prima serata alle ore 21,15 su Sky Arte, questa sera, lunedì 25 dicembre.  

Diversi ma interdipendenti, opposti ma complementari, i due più grandi interpreti del Seicento barocco hanno lasciato molto della Roma che oggi si conosce e intessuto una delle storie più affascinanti e leggendarie della meravigliosa Urbe.

Agnus Dei, At the Court of the Popes, Borromini’s Theme, Sculpt the Space, Lament, Personal Ghosts, Rules of the Game, Hypno, Broken Strings, Duel, Beyond the Sky, No Limit, Revenge, Sant’Ivo alla Sapienza sono le tessere di un album bianco che, via via, assume note di colori, si delinea nelle forme e adotta strutture originali e innovative, come l’audace lanterna a spirale, che accelera lo slancio verticale della cupola in Sant’Ivo alla Sapienza.

 

Le musiche del celebre “Compositore dell’Arte” Anzovino, con studiatissimi ritmi, mosse, contrappunti e movimenti, sembrano quasi ricreare nell’immaginario di chi vede e ascolta  le realizzazioni stesse di Francesco Borromini, che si mostrò assai sensibile al ritmo fluttuante e plastico delle pareti ondulate, movimentate da una successione ritmica di linee concave e convesse, in un gioco di rientranze e sporgenze, da grande “scultore dello spazio” qual era.

 

La stessa perizia compositiva e creatività artistica di Remo Anzovino ti sorprende mentre sembra fissare l’attimo di movimento delle forme nelle sculture di Gian Lorenzo Bernini, facendoti vivere l’elettrizzante dinamicità da cui sono caratterizzate, il potente virtuosismo tecnico che le attraversa, l’incontenibile esuberanza espressiva che le connota, la vigorosa rappresentazione psicologica e la scenografica teatralità che le rende uniche.

 

Due acerrimi rivali agli antipodi, in un perenne “duel” che li contrappone: carismatico e mondano l’uno, noto presso la corte dei Papi dell’epoca – Urbano VIII prima e Alessandro VII poi – che lo aiutarono ad ottenere gli incarichi per i più prestigiosi cantieri romani; schivo, ombroso l’altro, poco incline a coltivare amicizie mondane, basava essenzialmente il suo lavoro sulla sua personale inclinazione per l’arte.

 

Inizialmente i due artisti collaborano fianco a fianco, sia al meraviglioso baldacchino di San Pietro, gioiello di scultura e architettura barocca, sia al cantiere di Palazzo Barberini. Il loro incontro, però, è causa di scontro: la rottura tra i due grandi geni avviene nel 1633.

Bernini si avvale delle capacità del Borromini, sottopagandolo e non riconoscendogli meriti, tanto che egli in seguito lamenterà “Non mi dispiacie che (Bernini) abbia auto li denarij, ma mi dispiacie che gode l’onor delle mie fatiche”, proprio come sembrano evocare le note elegiache del brano Lament.

 

Ad un certo punto, dunque, quella primigenia collaborazione resta solo un malinconico nostalgico ricordo, perché le corde si spezzano (Broken Strings)! Queste corde spezzate sono allora anelito di disarmonia, disunione, rivalità e competizione.

E la Musica del Maestro Anzovino rende magistralmente questo ossimorico “Duel”, che oppone i due artefici del Barocco: da un parte Borromini, sobrio, elegante, matematico e introverso; dall’altra Bernini, fastoso, ricco, scenografico e ammaliatore. Borromini ama la tecnica, usa materiali poveri, sfrutta il rigore e le geometrie; Bernini è stupefacente  e illusionista, curato e dinamico.

 

In via del Quirinale, a duecento metri di distanza, due gioielli del Barocco romano si sfidano: 

sono la Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, opera del Bernini, e quella di San Carlino alle Quattro Fontane, opera del Borromini. Nell’una lo spazio osmotico e i colori caldi intrisi di luce permeano l’occhio dell’osservatore, accogliendolo con gran fasto; nell’altra lo spazio litigioso e il bianco accecante sembrano dilatarsi e contrarsi come un organismo palpitante.

 

Borromini, nelle sue opere, evitava i materiali nobili, assai apprezzati invece dal Bernini, che ne sfruttava le qualità tattili, visive e cromatiche; al marmo e al bronzo, infatti, egli preferiva le murature in mattoni, l’intonaco bianco, le decorazioni a stucco. Borromini, insomma, impiegava materiali poveri ma miti, in quanto non dotati di un pregio intrinseco, bensì nobilitati dalla perizia tecnica dell’architetto. Il valore delle architetture borrominiane, in questo modo, si palesa non tanto nell’utilizzo di materiali di lusso, ma nell’ingegnosità delle soluzioni strutturali e formali. È così che il suo stile si carica di connotati raffinati e intellettualistici, idonei non tanto alla fruizione di grandi masse di fedeli quanto di un pubblico ristretto e colto. Fu per questo motivo, e anche per la sua indole sobria e moderata, che Borromini fu assai ricercato dalle confraternite e degli ordini monastici, contrapponendosi al Bernini, che era invece l’artista prediletto dalla corte pontificia.

 

 

Usando delle categorie hegeliane, tra la tesi di Gian Lorenzo Bernini e l’antitesi di Francesco Borromini, il cui turbamento e dissidio interiore lo spingeranno ad un gesto drammatico, il Maestro Anzovino propone una sintesi tra i due.

 

Seppur con approcci alla vita antitetici e con concezioni dell’arte e della spazialità diametralmente opposte, i due più grandi artisti del Seicento che trasformarono, con le loro opere, la Roma Barocca, sembrano superare idealmente quel “Duel”, che li ha contrapposti per tutta la vita, ricongiungendosi proprio nell’Arte che li ha divisi, in questo medesimo desiderio: sfidare la perfezione!

 

È questa la riprova millenaria che, per quanto siano grandi le nostre differenze, siamo tutti uniti nel condiviso anelito a contemplare la Bellezza, superando i limiti (No limit), spingendosi al di là del Cielo, Beyond the Sky, alla ricerca di Infinito, pur di toccare l’Eternità.