Bullismo e cyberbullismo

Il bullismo viene esercitato da chi mette in campo una condotta comportamentale DEVIANTE. Innanzitutto definiamo cos'è la devianza. La devianza fa riferimento a quelle regole o norme sociali infrante o, se vogliamo, disattese, non è, dunque, da confondere con la criminalità, che, invece, vede la violazione di una legge, entrando, quindi, nella sfera giurisprudenziale.

Bullismo e cyberbullismo

Parlare di bullismo e cyberbullismo è molto importante, in quanto sono due fenomeni sociali, strettamente connessi tra loro, che denotano una forma di violenza giovanile, una violenza prima di tutto psicologica, ma anche fisica nei casi più estremi. Ma perché accade questo? C'è senz'altro una spiegazione di natura sociologica, per cui resto nel mio ambito di competenza, oltre a quello criminologico di cui parlerò in un secondo momento.

Il bullismo viene esercitato da chi mette in campo una condotta comportamentale DEVIANTE. Innanzitutto definiamo cos'è la devianza. La devianza fa riferimento a quelle regole o norme sociali infrante o, se vogliamo, disattese, non è, dunque, da confondere con la criminalità, che, invece, vede la violazione di una legge, entrando, quindi, nella sfera giurisprudenziale.

Oggi sentiamo parlare troppo spesso di episodi di bullismo, soprattutto all'interno degli ambienti scolastici. Noto sempre di più che nelle classi si tendono a formare dei gruppi di socializzazione, al di fuori dei quali resta quasi sempre qualcuno, qualcuno che non viene coinvolto, viene escluso (fenomeno dell'emarginazione sociale).

Le motivazioni possono essere molteplici ma nessuna potrà essere mai giustificabile. Ecco, a volte, proprio nei confronti di quel ragazzo o ragazza vengono esercitate le varie forme di violenza.

Si comincia dalle offese dette "per gioco", poi si passa alla spinta, poi allo schiaffo e via dicendo si arriva ad una violenza fisica che raggiunge il grado massimo della gravità.

In termini più semplicistici si tratta di un gruppo di persone fortemente coese e coalizzate che inveiscono contro un soggetto che reputano più debole, incapace di potersi difendere. E a tal proposito mi preme sottolineare che il vero problema non sono coloro che subiscono il bullismo ma coloro che lo esercitano, perché presentano delle condotte comportamentali disfunzionali, per cui andrebbero aiutati rivolgendosi a chi di competenza, in genere ad uno psicologo.

Ma soffermiamoci un attimo sulla figura della vittima. Come si sente ? Cosa prova ? E come reagisce?

Chi è vittima di bullismo tende quasi sempre a sentirsi inferiore rispetto agli altri, perché screditata, derisa, ridicolizzata. E si lega al pensiero che sia lei stessa ad avere qualcosa che non va, al punto che pensa di meritare tutto quello che sta subendo, giustificando il comportamento del bullo. La vittima, in altri termini, si AUTOCOLPEVOLIZZA sentendosi sbagliata, un errore agli occhi degli altri.

Quante volte abbiamo sentito parlare di casi di suicidio? Ragazzi che si sono tolti la vita per ciò che subivano.

Fu proprio uno dei sociologi più famosi, Emilè Durkheim, a parlare di una tipologia di suicidio, quello egoistico, che si riferisce specificatamente ad un individuo che soggetto alla mancanza di integrazione in un gruppo, con il passare del tempo, può arrivare a commettere l'atto suicidiario. Ma ci sono stati anche casi di omicidio, e quindi ragazzi che sono arrivati ad uccidere. E perché? Perché quei comportamenti DEVIANTI di cui parlavo all'inizio si sono evoluti in CRIMINALI. E questo non lo dobbiamo permettere. Nel momento in cui ci accorgiamo che un ragazzo mette in atto un comportamento deviante va aiutato, perché la situazione non degeneri nel tempo.

Chiaramente anche la vittima avrà delle ripercussioni in termini psicologici, si tratta di veri e propri traumi, per cui è necessario che intraprenda una percorso terapeutico.

Altra cosa fondamentale è che chi è vittima di bullismo, molto spesso, non ha il coraggio di parlarne.

E allora quali sono i campanelli d'allarme che possono essere colti per capire se un ragazzo è vittima?

1) cambiamento repentino del rendimento scolastico;

2) isolamento;

3) cambia il suo rapporto con il cibo;

4) stati d’ansia e attacchi di panico;

4) dal punto di vista emotivo si fa spazio il nervosismo, la tristezza, la vergogna e talvolta possono presentarsi anche comportamenti aggressivi legati alla rabbia per ciò che sta subendo;

5) condotte autolesive, e dunque, l’autolesionismo. E sottolineo che la vittima tenderà a nascondere le ferite che si è procurata autonomamente.

6) nei casi più estremi, il suicidio.

Tutto questo discorso vale anche per il cyberbullismo che però verte più su un tipo di violenza psicologica. Ed ovviamente anche in tal caso le condotte comportamentali del cyberbullo sono perseguibili legalmente, e dunque sanzionabili, infrangendo le leggi del nostro codice penale.

L'atto di propagare foto, video della vittima allo scopo di sgretolarne la buona immagine non è forse reato? Non è una forma di criminalità? Assolutamente si.

Conclusione:

In queste circostanze è fondamentale sia il RUOLO DEGLI INSEGNANTI E SIA IL RUOLO GENITORIALE. Le insegnanti nel caso in cui notino situazioni simili devono sentirsi in dovere di avvisare i rispettivi genitori del bullo e della vittima, ed anche il preside dell’Istituto di riferimento, di modo che si possa procedere ad attuale le manovre di intervento necessarie. Ed è giusto che l'insegnante mantenga una distanza di ruolo con gli studenti, ma devono avere anche un minimo di rapporto empatico con i ragazzi, cosicché questi possano tirar fuori il coraggio di aprirsi e raccontarsi chiedendo aiuto, nel caso in cui si dovessero presentare casi legati al bullismo.

I genitori, anche se non è facile, devono impegnarsi a cogliere quei segnali di cui ho parlato in precedenza, e attivarsi perché il/la ragazza possa intraprendere un percorso teraputico psicologico, sia nella circostanza in cui si tratti della vittima e sia se si tratti del bullo. Se si tratta del bullo, inoltre, è necessario che i genitori riconoscano, anche se è difficile doverlo accettare, che c'è un problema legato alla condotta e lo aiutino a curare questo disagio rivolgendosi alle figure professionali competenti. In altri termini il bullo deve essere RIEDUCATO per poter tornare a stare tra gli altri, in un contesto sociale e questo lo affermava un altro grande sociologo, Talcott Parsons.

In ogni caso è importante che i genitori comprendano i loro figli ma che facciano anche comprendere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, spiegando al/alla figlio/a l’errore qualora sia stato commesso. E, quando è necessario, il genitore deve punire. La punizione ha uno scopo educativo, e può aiutare i ragazzi a capire dove e perché si è sbagliato. Dunque, non posso non dirlo, è indispensabile il dialogo, che oggi nelle famiglie, purtroppo, c'è sempre meno.

E aggiungo che stare sempre dalla parte dei figli, anche quando sbagliano, non vuol dire amarli, vuol dire danneggiarli. 

 

Alessia Belgianni (nella foto in alto), sociologa e criminologa specializzata in scienze forensi, criminologia investigativa e sopralluogo tecnico sulla scena del crimine