«CARNE VIVA» di Nadia Verdile a Sant'Elena Sannita

Una saga italiana fra Otto e Novecento (Pacini Fazzi Editore) arriva a Sant’Elena Sannita, in provincia di Isernia. Presso la Terrazza panoramica del Saletto la scrittrice, dalle ore 18,30 di lunedì 16 agosto 2021, parlerà del suo romanzo storico insieme con Pietro Pettograsso (ricercatore); coordinerà l’evento letterario Giuseppe Rapuano (giornalista). Giuseppe Terriaca, sindaco di Sant’Elena Sannita, aprirà la serata con il proprio saluto ai presenti.

«CARNE VIVA» di Nadia Verdile a Sant'Elena Sannita

Un’altra tappa in terra molisana dell’ultimo libro di Nadia Verdile è quella di Sant’Elena Sannita, comune in provincia di Isernia, e paese del papà dell’autrice, Antonio. Con questo lavoro, Carne Viva, la scrittrice molisana, trapiantata in Campania, dopo sedici libri, approda al suo primo romanzo storico. Fine Ottocento. Tempo di fame e di stenti. Nel Molise ancora unito all'Abruzzo la povertà era la regola. Dopo gli anni ribelli e tragici del brigantaggio, in quello scorcio di fine secolo, tutto era precipitato nell'oblio delle Istituzioni. Padroni da una parte, servi dall'altra. Ma anche per i ricchi qualche volta c'erano i divieti. Amare, per esempio, era un lusso non necessario. Qualche volta bandito. Da questo aborto obbligato dei sentimenti «sono nata io – dice l’autrice -, qualche generazione dopo».

Questa è la storia di Concetta e Umberto, i suoi bisnonni, figli di un tempo e di una società che marchiavano a fuoco i destini, segnati per sempre dalla scala sociale. Storia di una famiglia, ma anche paradigma e saga di un popolo con i suoi squilibri sociali, i drammi della miseria, dei pregiudizi, dell'emigrazione, delle contrapposizioni ideologiche e politiche. Di persone e gruppi, famiglie e classi, archetipi di una società i cui problemi ancora oggi sono carne viva. Allora, al tempo dei protagonisti e della corolla di personaggi e discendenti che ad essi si accompagna, erano tragica realtà, da accettare con la rassegnazione dell'ignoranza, della cristallizzazione delle convenzioni e dei rapporti sociali dei secoli precedenti.

«In questa narrazione – spiega l’autrice - tutto è vero. Persone, nomi, passioni, fatti, viaggi, epiloghi ricostruiti in anni di ricerche negli Archivi di Stato di Isernia, Campobasso, New York, in quelli comunali di Macchiagodena, Guglionesi, Ururi, Mafalda, Sant’Elena Sannita, in quelli delle Diocesi di Campobasso, Bojano, Isernia, Larino. Nell’Archivio di Ellis Island. In quello privato di Sandra Fiorda. Nelle scatole celate, per un secolo mai aperte, nella soffitta della mia famiglia. Carne viva è la mia, è quella della mia gente, dei miei avi, della mia terra».

La foto in copertina di Carne Viva è di Lewis Hine, tra i più grandi fotografi sociali della storia, occhio narrante dell’emigrazione a cavallo dei due secoli. «Questo libro – conclude Verdile - ha il patrocinio morale dei comuni di Macchiagodena e Mafalda, delle province di Campobasso ed Isernia. Lo hanno sentito patrimonio della collettività. Di questo sono orgogliosa e grata».

Nadia Verdile vive a Caserta, le sue radici, però, sono tutte molisane. Scrittrice e giornalista, collabora con il giornale quotidiano «Il Mattino». Ha sedici libri all’attivo e ha curato sette volumi didattici; molti suoi saggi sono stati pubblicati in riviste nazionali ed internazionali. Relatrice in convegni e seminari di studio, come storica, da anni, dedica le sue ricerche alla riscrittura della Storia delle Donne. È direttrice della Collana editoriale «Italiane» di Pacini Fazzi Editore.