CASO CASAMASSIMA. Il Comandante generale dei Carabinieri Giovanni Nistri sarà chiamato a testimoniare
Alla prossima udienza del 23 giugno saranno chiamati a testimoniare il Comandante Generale Nistri, l'ex Ministro della Difesa Elisabetta Trenta e Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, la quale nella sua ultima deposizione ha parlato di uno scambio di messaggi proprio con la dottoressa Trenta. Oggetto di quei messaggi, sarebbe proprio Riccardo Casamassima, appuntato scelto.

Si è svolta oggi una delle udienze del processo difronte al Tribunale Militare di Roma, che vede imputato Riccardo Casamassima per diffamazione e ingiuria nei confronti del Comandante Generale Giovanni Nistri e dell'Arma dei Carabinieri.
E' stato ascoltato dalla Corte, presieduta dal giudice Filippo Verrone, il Colonnello Maurizio Vietti, testimone della difesa. Dopo aver dato lettura della formula di rito prevista per i testimoni, il Colonnello ha risposto alle domande degli avvocati Serena Gasperini e Daniele Fabrizi.
È stato ricostruito dal testimone il periodo in cui Riccardo Casamassima prestava servizio presso la Scuola allievi a partire dal 2018, periodo nel quale il Colonnello era lì in sostituzione del Comandante in carica nei periodi di assenza. Casamassima - come risulta dalla testimonianza - venne trasferito dal Reggimento Lazio alla Scuola allievi e assegnato alla funzione di addetto alla squadra servizi.
Dopo una ricostruzione della gerarchia militare, voluta dall'avvocato Gasperini per fare chiarezza sulla posizione del suo assistito, il Colonnello Vietti ha parlato della vicenda del trasferimento di Casamassima in ufficio, nel giugno del 2018, riferendo "Lo vedevo lì a non fare niente", riferendosi al carabiniere.
Più volte il testimone ha parlato delle continue richieste da parte di Riccardo Casamassima che, sin da subito, rappresentò ai suoi superiori le grandi difficoltà vissute a seguito di quel trasferimento: l'accavallarsi dei turni con la moglie (anche lei carabiniere) le problematiche inerenti alla gestione dei due figli minori e i problemi economici, subentrati alla decurtazione dello stipendio e alle maggiori spese sostenute per lo spostamento in auto, abitando lontano dal luogo di lavoro.
Ne emerge che la situazione di Casamassima creava scompiglio nella turnazione già organizzata fra colleghi e che, per queste sue rimostranze, era considerato dai superiori un elemento di disturbo a causa delle sue continue richieste al fine di trovare una diversa soluzione.
Il Colonnello Vietti parla di numerose istanze presentate dallo stesso Casamassima per poter conferire direttamente con il Comandante Nistri. Importantissimo il passaggio in cui Vietti parla di una sua lettera, inviata ai propri superiori, con la quale aveva cercato di rappresentare la situazione di difficoltà lavorativa vissuta dall' imputato e al contempo cercare una soluzione tra lui e l'Arma dei Carabinieri.
Sempre dalla missiva redatta dal Colonnello ne esce chiaramente il difficile rapporto tra Casamassima e i suoi superiori per quella una situazione vissuta come trattamento sfavorevole o addirittura mobbing. Il Colonnello parte apertamente di "una guerra" tra i superiori e il sottoposto.
Dato che il trasferimento di sede resta di competenza del Comando generale, l'istanza di conferire con Nistri venne quindi accettata. Ma, alla domanda se l'incontro sia avvenuto o meno, il testimone risponde di non saperlo.
Vietti, dopo aver confermato che da mansioni di vigilanza e ordine pubblico Casamassima venne destinato ad attività meno operative e meno retribuite (circostanze sempre denunciate dallo stesso Casamassima), ribadisce la volontà di aver cercato, attraverso quel suo intervento, di giungere ad una soluzione per salvare da un lato l'amministrazione da un eventuale contenzioso con un dipendente e, dall'altro, per venire incontro ad una situazione lavorativa portata avanti con enorme difficoltà da Casamassima.
Come risposta a quella lettera il Colonnello testimonia di aver ricevuto una missiva da parte del Comandante di Legione Marco Siri; nella stessa veniva sottolineato "Lo scostamento da una linea condivisa " nella gestione della questione di Riccardo Casamassima e che l'impiego in ufficio era conseguente ad una scelta voluta dai superiori.
Alle domande del Pm, il Colonnello Vietti afferma chiaramente che la situazione lavorativa di Riccardo Casamassima e il clima tutt'altro che sereno con le gerarchie dell'Arma, hanno origine dal ruolo avuto nella vicenda di Stefano Cucchi; va ricordato che anche grazie alle dichiarazioni di Casamassima la morte di Stefano Cucchi non è stata archiviata come decesso per epilessia e droga, ma si è arrivati a pesanti condanne per i Carabinieri autori del pestaggio.
Sollecitato dal Presidente Verrone, il testimone dice: "Personalmente avrei gestito diversamente la vicenda", ricordando che a Casamassima venne si proposto un trasferimento ad altra sede,ma in una località senza scuole da far frequentare ai figli.
Alla esplicita domanda del Presidente "Secondo lei questo atteggiamento dell'Arma era dovuto alla questione Cucchi?" Vietti risponde "Sta ancora alla Legione allievi (Casamassima), quindi non è stata mai accolta nessuna sua istanza". Il Pm ne chiede la condanna. Gli avvocati della difesa sono per la piena assoluzione, ribadendo il diritto di critica.
Ma alla fine il colpo di scena.
Alla prossima udienza del 23 giugno saranno chiamati a testimoniare il Comandante Generale Nistri, l'ex Ministro della Difesa Elisabetta Trenta e Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, la quale nella sua ultima deposizione ha parlato di uno scambio di messaggi proprio con la dottoressa Trenta. Oggetto di quei messaggi, sarebbe proprio Riccardo Casamassima, appuntato scelto.
Testimonianze importanti. Un ex Comandante Generale e un ex Ministro della Repubblica. Va chiarito un punto fondamentale. Ilaria Cucchi, e l'avvocato Fabio Anselmo, durante una conferenza stampa, parlarono di un loro incontro con Nistri e l'allora Ministro Trenta, nel quale il Generale si pronunciò (nei confronti di Casamassima) con un vero e proprio "sproloquio" come riferì Ilaria Cucchi, nel quale Nistri parlava di punizioni per il carabiniere che aveva testimoniato nel processo sul decesso di Stefano Cucchi. Ricostruzione poi confermata dalla Cucchi in tribunale.
La Trenta in seguito, non confermò quella ricostruzione facendo passare la Cucchi per bugiarda.
Esisterebbero tuttavia dei messaggi privati tra le due donne, nei quali la dottoressa Trenta confermerebbe che Ilaria Cucchi ha sempre dichiarato la verità.
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