CIAO LIDIA

LA SCOMPARSA DI UNA GRANDE DONNA. «Sono più che convinta che la nostra Costituzione più che riformata deve essere attuata. Mi batto per una legge di iniziativa popolare, strumento vero di democrazia diretta come ha dimostrato l’approvazione del testo sulla violenza alle donne. Una proposta semplice: realizzare il secondo comma dell’articolo 1, restituendo davvero al popolo l’esercizio della sovranità.»

CIAO LIDIA
La partigiana Lidia Menapace

«Evidentemente non ci siamo occupati sufficientemente di una memoria storica significativa. C'è una crisi culturale profonda, vista l'ignoranza che si diffonde e che genera mostri.»

Lidia, nome di battaglia Bruna

Lidia Menapace è morta. Una gravissima notizia. Questo 2020 ci sta privando di tantissime vite umane, tra cui quella di una GRANDE DONNA, una staffetta partigiana. Ha lottato per la nostra libertà contro il nazi-fascismo. Il suo impegno è durato per tutta la sua straordinaria esistenza.

Bruna, il suo nome di battaglia, è nata nel 1924 a Novara.

Staffetta partigiana, senatrice della Repubblica italiana, pacifista e femminista militante. Ha raccontato la sua esperienza nella Resistenza nel libro «Io, partigiana».

Proponiamo l'incipit del testo, assolutamente da leggere. Perchè la memoria, nel Paese senza memoria, è necessaria. «La tessera del pane e i bombardamenti, la solidarietà tra famiglie e le fughe in bicicletta, la distribuzione dei giornali clandestini e la paura dei posti di blocco dei nazifascisti, la consegna dei messaggi in codice imparati a memoria, l’aiuto prestato a un giovane ebreo nella fuga in Svizzera, i libri sui sindacati letti di nascosto, lo studio al lume di candela durante il coprifuoco… E poi, la presa di coscienza graduale del valore politico della Resistenza, che ha posto le fondamenta teoriche e pratiche del progetto di una società solidale e partecipata il quale, se trovò un seguito forte nella Costituzione, fu poi tradito nella storia reale dell’Italia. Ma, come le scriveva in un bigliettino il generale Alexander, comandante delle forze alleate, “Lidia resisté”; e la Menapace continua ancora oggi a combattere.Una fondamentale testimonianza, storica e coinvolgente, corredata da schede di approfondimento che guidano nella lettura anche un pubblico di giovani.»

CIAO (Bella) Lidia. CIAO grande DONNA.

Sei nostri Cuori. Non ti dimenticheremo mai.  

«Amo la vita e la vita mi ama perché mi offre sempre qualcosa»

OLTRE IL PONTE

di Italo Calvino

O ragazza dalle guance di pesca
o ragazza dalle guance d’aurora
io spero che a narrarti riesca
la mia vita all’età che tu hai ora.

Coprifuoco, la truppa tedesca
la città dominava, siam pronti:
chi non vuole chinare la testa
con noi prenda la strada dei monti.

Avevamo vent’anni e oltre il ponte
oltre il ponte ch’è in mano nemica
vedevam l’altra riva, la vita
tutto il bene del mondo oltre il ponte.

Tutto il male avevamo di fronte
tutto il bene avevamo nel cuore
a vent’anni la vita è oltre il ponte
oltre il fuoco comincia l’amore.

Silenziosa suglia aghi di pino
su spinosi ricci di castagna
una squadra nel buio mattino
discendeva l’oscura montagna.

La speranza era nostra compagna
a assaltar caposaldi nemici
conquistandoci l’armi in battaglia
scalzi e laceri eppure felici.

Avevamo vent’anni e oltre il ponte
oltre il ponte ch’è in mano nemica
vedevam l’altra riva, la vita
tutto il bene del mondo oltre il ponte.

Tutto il male avevamo di fronte
tutto il bene avevamo nel cuore
a vent’anni la vita è oltre il ponte
oltre il fuoco comincia l’amore.

Non è detto che fossimo santi
l’eroismo non è sovrumano
corri, abbassati, dai corri avanti!
ogni passo che fai non è vano.

Vedevamo a portata di mano
oltre il tronco il cespuglio il canneto
l’avvenire di un giorno più umano
e più giusto più libero e lieto.

Avevamo vent’anni e oltre il ponte
oltre il ponte ch’è in mano nemica
vedevam l’altra riva, la vita
tutto il bene del mondo oltre il ponte.

Tutto il male avevamo di fronte
tutto il bene avevamo nel cuore
a vent’anni la vita è oltre il ponte
oltre il fuoco comincia l’amore.

Ormai tutti han famiglia hanno figli
che non sanno la storia di ieri
io son solo e passeggio fra i tigli
con te cara che allora non c’eri.

E vorrei che quei nostri pensieri
quelle nostre speranze di allora
rivivessero in quel che tu speri
o ragazza color dell’aurora.

Avevamo vent’anni e oltre il ponte
oltre il ponte ch’è in mano nemica
vedevam l’altra riva, la vita
tutto il bene del mondo oltre il ponte.

Tutto il male avevamo di fronte
tutto il bene avevamo nel cuore
a vent’anni la vita è oltre il ponte
oltre il fuoco comincia l’amore.

 

da Il Manifesto, 26 aprile 2014

A 90 anni, Lidia Menapace si sente sottotenente partigiana. «Stamattina ero a Monza per la cerimonia ufficiale che mi ha provocato un po’ di rabbia e tristezza. Un corteo con la messa al seguito in cui nessuno ha mai pronunciato le parole resistenza, libertà, partigiani. Alla fine, siamo rimasti un gruppetto nel parco a celebrare il 25 aprile come si deve. Molto meglio qui all’Arena di Verona dove si può ricordare come il ricovero dei soldati italiani dopo l’8 settembre sia stato il primo esempio di difesa popolare nonviolenta».

Resistenza e Liberazione “attualizzate” dall’arcobaleno?

«A me fa sempre venire…l’asma sentir parlare di memoria condivisa. Allora la scelta era netta: dalla parte del nazifascismo oppure la Resistenza. Oggi si tratta di stare dalla parte della Costituzione per cui l’Italia è una Repubblica (non l’interesse privato delle lobby) fondata sul lavoro (non sul cemento, sulle speculazioni, sulle oligarchie). Significa anche smettere di pensare agli F35, rispettare fino in fondo l’articolo 11 e restituire la sovranità al popolo e ai territori.»

Insomma, impegno diretto per non arrendersi al pensiero unico. Un po’ come nel 1943-45?

«Ricordo bene il primo sciopero alle Officine meccaniche Sant’Andea di Novara. Nel regime fascista era vietato, addirittura un reato. Davanti ai cancelli, gli operai hanno incrociato le braccia di fronte ai nazisti che alla fine se ne sono andati. Ecco, il lavoro come fondamento della nuova Italia. Come i contadini dell’Appennino che distribuivano il raccolto alla popolazione. Da staffetta partigiana, ho sempre rimosso dal cervello i nomi per paura di poterli fare sotto tortura. Ma non dimentico una faccia e qui all’Arena ne ho riviste tante…»

E il futuro? Qual è l’alternativa a Renzi?

«Io sto sempre con Rosa Luxemburg: socialismo o barbarie. Sono più che convinta che la nostra Costituzione più che riformata deve essere attuata. Mi batto per una legge di iniziativa popolare, strumento vero di democrazia diretta come ha dimostrato l’approvazione del testo sulla violenza alle donne. Una proposta semplice: realizzare il secondo comma dell’articolo 1, restituendo davvero al popolo l’esercizio della sovranità. Il contrario di ciò che ispira Renzi: meno controlli, contrappesi, garanzie favoriscono la cultura un po’ autoritaria. Renzi mi ricorda tanto Fanfani. E l’alternativa, come dimostra proprio il 25 aprile all’Arena, è il tessuto resistente di soggetti. Gli stessi che rivendicano il sacrosanto diritto di difendere il territorio in Valsusa, a Niscemi o Vicenza dove perfino decidono gli Usa sulla testa dei cittadini…»