Cittadinanza onoraria a "capitano Ultimo"? I dubbi sollevati da Borsellino e dalle "Agende Rosse"

Come Movimento Agende Rosse abbiamo infatti già esposto e documentato ufficialmente all’Amministrazione comunale tutti i fatti che evidenziano le numerose, gravi e ancora attuali ombre su “Ultimo”.

Cittadinanza onoraria a

Questa mattina, 27 febbraio 2020, il locale gruppo di Agende Rosse sarà presente al consiglio comunale di Jesi, durante il quale un consigliere di maggioranza presenterà una mozione per conferire la cittadinanzaonoraria a Sergio De Caprio, meglio conosciuto come (già Capitano) “Ultimo”. Con la nostra presenza manifesteremo tutte le nostre riserve e ribadiremo all’Amministrazione la richiesta di ritirare/revocare la mozione. Invitiamo anche la cittadinanza a essere presente in aula a partire dalle ore 12:00 circa, vista l’importanza della questione che verrà trattata.

Come Movimento Agende Rosse abbiamo infatti già esposto e documentato ufficialmente all’Amministrazione comunale tutti i fatti che evidenziano le numerose, gravi e ancora attuali ombre su “Ultimo”, denunciate da anni ma che solo una minima parte della stampa ha ripreso, diffuso e condiviso.
Temiamo che le fiction televisive (in particolare quella con Raoul Bova -“Ultimo”, produzione Taodue del gruppo Mediaset, facente capo a Silvio Berlusconi, colui che -è stato dimostrato- versava soldi alla mafia anche da primo ministro), insieme all’assordante silenzio di quasi tutti i mezzi di comunicazione, abbiano purtroppo contribuito a diffondere nell’immaginario collettivo l’idea che “Ultimo” sia un “eroe”.

A questo risultato ha contribuito lo stesso De Caprio, che in un’intervista del 28 gennaio 1993, rilasciata al Corriere della Sera appena 15 giorni dopo l’arresto di Riina (“www.19luglio1992.com/…/Tutti-i-segreti-del-operazione-Riina…), rendendo dichiarazioni su quella operazione (con le quali peraltro si “bruciavano” sia il covo del Capo dei capi, sia il nome del pentito Di Maggio, che dovevano ovviamente restare riservati) si intestò ufficialmente il merito dell’arresto, con il prevedibile risultato di diventare nell’immaginario collettivo un “eroe” e, contemporaneamente, un bersaglio della mafia.

Ci sono tuttavia alcuni episodi per cui “Ultimo” ha già subito dei processi e per i quali potrebbe subirne anche un altro, che gettano forti ombre sul suo operato e su quello del ROS dei Carabinieri di Palermo e Messina degli anni ’92-‘93: la mancata perquisizione del covo di Riina successivamente al suo arresto (15.01.1993) e la mancata cattura del boss latitante Benedetto Santapaola (con il rischio di uccidere l’incensurato ventiquattrenne Fortunato Imbesi) a Terme Vigliatore, in provincia di Messina, il 6 aprile 1993. Per tale secondo episodio, per il quale “Ultimo” veniva sentito nel processo di appello “Mori Obinu” relativo alla mancata cattura di Bernardo Provenzano, la Corte di Appello di Palermo ha trasmesso alla Procura di Palermo le sue dichiarazioni “per le valutazioni in ordine alla sussistenza del reato di falsa testimonianza”.
A questi link (salvo altri) è possibile approfondire i fatti, accertati, che hanno visto “Ultimo” ‘protagonista’:

http://www.antimafiaduemila.com/…/40145-ultimo-e-il-mistero…

http://www.antimafiaduemila.com/…/40668-6-aprile-93-santapa…

http://www.19luglio1992.it/index.php…

http://www.19luglio1992.com/quello-che-ultimo-non-ci-ha-vo…/

http://www.antimafiaduemila.com/…/71129-processo-stato-mafi…

http://www.19luglio1992.com/ridate-la-scorta-a-capitano-ul…/

Per quanto “Ultimo” non sia stato condannato nei processi che ha subito, riteniamo che si dovrebbero ben valutare le ombre che ancora aleggiano su di lui e sui fatti in cui fu coinvolto, che il medesimo - pure contattato dal Movimento Agende Rosse - non ha mai voluto chiarire, e per i quali nel processo “trattativa stato-mafia” (dove era chiamato come testimone e indagato di reato connesso, ovvero falsa testimonianza per i fatti di Terme Vigliatore) si è avvalso della facoltà di non rispondere. Un Carabiniere dovrebbe rinunciare a tale facoltà per mettere davanti a tutto il dovere verso l’Arma e verso i cittadini che difende. Un “eroe” che dice di ispirarsi al Generale Dalla Chiesa e che dovrebbe essere d’esempio per sconfiggere l’omertà che ha reso la mafia quasi invincibile lo dovrebbe fare, se non ha nulla da nascondere.
Ricordiamo che anche Paolo Borsellino diceva che non ci si può nascondere dietro lo schema della sentenza e dunque della mancata condanna penale, in quanto la magistratura è chiamata a fare solo un accertamento giudiziale, per il quale potrebbero non raggiungersi le prove del compimento di un reato, ma di un certo comportamento si deve comunque valutare e opportunamente considerare, anche in caso di mancata condanna, l’irreprensibilità.

“Ultimo”, che ha sempre difeso il suo superiore, Mario Mori, anche dopo la sua recente condanna in primo grado a 12 anni nel processo “trattativa stato-mafia”, in passato ha altresì offeso pesantemente due familiari di vittime di mafia ben consapevoli del ruolo dello stato deviato negli assassinii dei loro cari e nei successivi depistaggi: Salvatore Borsellino e Sonia Alfano, che nei loro post e discorsi pubblici parlavano apertamente delle stragi del ’92-’93 come di stragi di stato. Ultimo dichiarò all’agenzia di stampa ANSA che chi parla di stragi di stato, con riferimento a quelle di Capaci e di via D’Amelio, "è un vile criminale” e lavora "per delegittimare lo Stato e legittimare Cosa Nostra”. Purtroppo le successive sentenze hanno confermato le parole di Salvatore Borsellino e degli altri familiari delle vittime.
Infine, l’eventuale conferimento a “Ultimo” della cittadinanza onoraria del Comune di Jesi stonerebbe assai con il precedente e medesimo riconoscimento già assegnato nell’anno 2016 al Dott. Antonino Di Matteo, attualmente componente del Consiglio Superiore della Magistratura ma per decenni impegnato in prima linea nella lotta alla mafia militare e ai poteri occulti che con essa hanno ordito le stragi di stato, da ultimo nel processo “trattativa stato-mafia”, conclusosi in primo grado con la condanna, oltre che di mafiosi e di esponenti politici (Marcello Dell’Utri), anche di Giuseppe De Donno, ex collega di “Ultimo” al ROS dei Carabinieri e con lui coinvolto nella vicenda di Terme Vigliatore.

I veri “eroi”, così come i “servitori dello Stato indomiti”, sono infatti quelli che, ogni giorno, tra mille ostacoli e difficoltà, non si nascondono e non scappano, ma lottano con coraggio e onorano le Istituzioni anche mettendo a repentaglio la propria vita per cercare Verità e Giustizia per chi la vita l’ha persa nelle stragi dello stato-mafia.

Salvatore Borsellino e il Movimento delle Agende Rosse