Concetta e Virginia, due vite che abbattono ogni giorno i muri dei pregiudizi e delle imposizioni sociali

TERZA PARTE. Il nostro approfondimento sull’ultimo numero della rivista Voci Di Dentro prosegue con le testimonianze di Sefora Spinzo e Loriana Di Taranto.

Concetta e Virginia, due vite che abbattono ogni giorno i muri dei pregiudizi e delle imposizioni sociali

Concetta Sarachella e Virginia Morello, le loro testimonianze di vita sono state riportate nell’ultimo numero della rivista Voci Di Dentro. Testimonianze intense, coraggiose, da leggersi tutto d’un fiato. In un Paese in cui troppo spesso si annega nella retorica delle chiacchiere e dei buoni propositi alla “vorrei ma non posso” loro hanno voluto e potuto. Concretamente, realmente, con l’impegno, l’attivismo, il lavoro quotidiano. Abbattendo i muri dei pregiudizi, dei copioni imposti dalla società alle donne. Ancor di più se Rom.

Concetta Sarachella è una stilista che risiede ad Isernia, creatrice del marchio di moda «Sara Cetty». Si è raccontata nell’intervista a Loriana Di Taranto pubblicata a pagina 10 e 11 dell’ultimo numero di Voci Di Dentro. Virginia Morello è una sindacalista, ha raccontato la sua testimonianza di vita a Sefora Spinzo nell’intervista pubblicata a pagina 12 e 13. Pubblichiamo le loro testimonianze e riflessioni sulle interviste e sull’incontro con Concetta Sarachella e Virginia Morello. Parole su cui riflettere, approfondire, cercare di conoscere e comprendere.

«Cerchiamo anche di abbattere un muro per certi versi perché anche le donne affidate alla nostra associazione – inizia la testimonianza di Loriana ripartendo dalle parole di Sefora da noi riportate nel precedente articolo - molte volte hanno difficoltà a capire che la cultura è anche per loro è importante. Per certi versi giustificano il loro essere donna come donna madre e nient'altro e non come figura che possa essere riconosciuta all'interno della società sociale e ricoprirne  ruoli importanti nella società.

Cerchiamo di far capire loro l’importanza della donna a 360° nella realtà quotidiana anche come donna imprenditrice, donna che può crearsi un futuro ed è anche felice per il suo futuro. Io e Sefora abbiamo avuto anche la fortuna di poter intervistare delle donne che con le loro parole  hanno trasmesso il loro essere intraprendenti. Ho intervistato una donna che ci ha raccontato di aver dovuto lottare per crearsi il proprio futuro con molta più difficoltà rispetto ad altre donne.

Era già svantaggiata perché donna e perché appartiene alla cultura rom, quindi col pregiudizio che le donne rom non sarebbero in grado di fare nulla o comunque di avere ben pochi ruoli. Imposti. Lei e una donna che si è costruita la sua fortuna e la sua vita e oggi è un’imprenditrice  donna conosciuta per la sua arte ed è una grande stilista. Ringrazio per questa opportunità e perché siamo stati in grado di costruire una rete, di far comprendere che lei non è soltanto un’eccezione ma c’è possibilità per tutte.

La maggior parte delle persone che vengono da realtà e da un passato in carcere vivono la difficoltà di un dolore che non si supera: molte volte dicono noi adesso siamo liberi ma siamo pur sempre però detenuti perché ci portiamo avanti sempre questo marchio addosso. Un marchio che dobbiamo cercare di superare ed è quello che cerchiamo di fare con le attività della nostra associazione. Offriamo anche uno sportello d’ascolto e cerchiamo di accogliere persone che vivono forti bisogni al di fuori della società».

«Ho avuto l’opportunità di ascoltare Virginia Morello che mi ha raccontato la sua vita privata  a partire dalla ribellione totale di un gesto che una donna (soprattuto che proviene da una realtà rom) non avrebbe mai potuto fare: la separazione  da suo marito. È una donna che cerca di staccarsi con forza da quella mentalità patriarcale che impone alle donne di restare a casa ad accudire i figli e che deve mantenere la verginità fino al matrimonio. Mentre l’uomo può fare quello che vuole, la sua vita e anche rapporti extra-coniugali. E la donna deve, per questa mentalità, accettare tutto. Il suo racconto è iniziato dalla sua vita privata per poi approdare al lavoro e all’impegno sindacale. Arrivata in fabbrica ha ripetuto più volte di essere contro le ingiustizie, vedendo che si era sottopagate e maltrattate, con un salario sotto ogni possibile minimo e le ore di lavoro sempre più numerose, ha deciso di prendere una posizione proprio da sindacalista. Questo le ha messo tutti contro perché è una donna ed è Rom.

Pregiudizi su pregiudizi: perché una donna dovrebbe parlare per me italiana?» (e già questo è un primo pregiudizio profondamente ingiusto)   era una delle domande che si ponevano le altre lavoratrici. È stata isolata per impedirle di parlare con le altre, prosegue il racconto di Sefora Spunzo, col timore che le avrebbe convinte che stavano subendo delle ingiustizie. Ma risultati delle lotte, sottolinea Sefora Spinzo, sono arrivati. Lotte nelle quali ci sono state donne che «dovevano raccontare ai mariti che un giorno era vacanza e non sciopero altrimenti i mariti le mandavano con la forza al lavoro. Davvero una presenza del patriarcato: ti lascio andare a lavorare però ti devo controllare, non ti puoi lamentare perché stai lavorando ed è un privilegio che stai godendo. E quindi devi accettare tutto».

 

 

L’ultimo numero della rivista Voci Di Dentro è disponibile integralmente qui

https://drive.google.com/file/d/1uy4DUjQhmDN_cNpcDPJB3kIr8mAbWM8-/view

https://ita.calameo.com/read/0003421548240e802c361

 

 

 

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