Coronavirus, c’è chi non si ferma

Mentre tutta Italia (e non solo) è ormai bloccata, con la socialità ridotta a zero e fortissimi impatti economici, ci sono attività che non conosceranno sosta. Come gli speculatori finanziari e la Nato.

Coronavirus, c’è chi non si ferma
Wall Street, fonte: cnbc.com
Coronavirus, c’è chi non si ferma

I decreti governativi del 9 e dell’11 marzo, di cui abbiamo già dato ampia notizia, hanno imposto fortissime restrizioni ai movimenti dei cittadini, la socialità è ridotta a zero, si chiede a tutte e tutti di ridurre gli spostamenti solo ad esigenze importanti e già si sentono fortissimi impatti economici.

L’Italia è in quarantena, tutti a casa ed è ormai diventata virale la distanza minima tra persone. Letteralmente proibiti, temendo possibili contagi, anche le manifestazioni di affetto e calore umano. Sacrifici ritenuti necessari per frenare il contagio e impedire il disastro peggiore possibile, stare distanti oggi per poter essere vicini e tornare a vivere tra qualche settimana sono il mantra di questi giorni. E la stragrande maggioranza degli italiani, con le eccezioni dei soliti idioti ed egoisti, si sta adeguando ben conscia del gravissimo momento che il Paese sta vivendo. Tutto si sta fermando, a tutto si sta rinunciando. O quasi.  C’è chi non si ferma, chi prosegue come nulla fosse o quasi.

Il decreto dell’11 marzo non blocca ma limita soltanto, su input di Confindustria, l’attività delle fabbriche italiane dall’ex Ilva di Taranto al mondo metalmeccanico nonostante gli allarmi di lavoratori e sindacati*. E proseguono le attività finanziarie di alto livello, nella Borsa di Milano (ma la cui proprietà è oggi londinese) dove migliaia di persone ogni giorno sono in attività gomito a gomito le contrattazioni e gli scambi non conoscono frenata. Nonostante alcune voci (registrate per esempio da Il Messaggero) finora neanche le attività più speculative come, per esempio, le «vendite allo scoperto», ovvero la vendita di titoli finanziari di cui non si è possessori, sono state fermate se non (al momento in cui pubblichiamo quest'articolo) per un giorno, il 13 marzo. Molto dopo il resto del Paese.

Davanti al rilievo che tutto si sta fermando e che l’epidemia non conosce confini economici o di classe la risposta degli «addetti ai lavori» è sempre la stessa: le speculazioni proseguirebbero altrove, la finanza è troppo importante e il segnale al mondo sarebbe sbagliato e frenare le speculazioni oggi le scatenerebbe quando si dovesse ripartire. Morale della favola: da lunedì 9 marzo miliardi di euro sono stati bruciati, i listini sono crollati, il famigerato spread ormai universalmente noto più di alcuni attori di Hollywoord va in altalena, i titoli di Stato sono esposti a pressioni continue. E, tanto per capire l’aria che tira, da lunedì tutti sono travolti dalla guerra petrolifero-commerciale tra Arabia Saudita, Iran e Russia

Ma non finisce qui. Nella serata di mercoledì 11 marzo sui social sono diventati virali improvvisamente foto e video di carri armati sulla statale adriatica nel pescarese. Moltissimi, anche allarmati, li hanno condivisi sui propri profili, inviati ad amici e conoscenti, chiedendo cosa stesse accadendo. Dopo alcune ore di tam tam mediatico in cui si era diffusa la voce che fosse collegato all’esercitazione NATO Defender Europe 20 la situazione si è chiarita: foto e video erano delle scorse settimane quando anche i mezzi militari erano stati deviati sulla statale dall’autostrada per le restrizioni dovute alla situazione che abbiamo raccontato in quest’articolo

Analoga situazione è capitata nei giorni scorsi a Palermo dove l’allarme è scattato dal passaggio di carri armati addirittura in mezzo alla città in pieno giorno. Così come vere e proprie bufale, riprendendo anche foto di anni fa, hanno coinvolto altre città italiane. Un'altra attività che neanche in tempi di emergenza sanitaria si ferma - come sta notando chiunque ha sul proprio smartphone app come Whatsapp e Telegram - sono gli sciacalli delle bufale che in questo caso si sono scatenati su invasioni e reazioni alll'ormai pandemia in corso che, come ha sottolineato Francesco Vignarca della Rete Italiana per il Disarmo, non sono possibili o con allarmismi e menzogne varie.

L'obiettivo di Defender Europe 20 è coinvolgere almeno trentasettemila soldati Nato provenienti dagli Stati Uniti per un’esercitazione logistica che punta ad «accrescere la capacità di dispiegare rapidamente una grande forza di combattimento degli Stati Uniti in Europa» si legge sul sito di US Army in Europe e – come se ce ne fosse bisogno in questo momento di fortissima emergenza mondiale – ha aumentato il rischio di nuove tensioni con la Russia, in un clima tornato negli ultimi anni ai livelli della guerra fredda.

Il ministro della Difesa Gualtieri, il presidente della Commissione Difesa della Camera Rizzo e il capodelegazione parlamentare presso l’assemblea della NATO Frusone hanno affermato che non ci sarà alla luce dell'emergenza coronavirus un diretto coinvolgimento dell’esercito italiano nell’esercitazione. Al di là di questo la notizia potrebbe essere l'occasione - se si vuol realmente riflettere sulla situazione ci ha sottolineato Francesco Vignarca - per farlo sulla questione delle 90 atomiche USA sparse in alcune basi militari presenti in Italia  e la diffusione delle stesse con le polemiche e le critiche per gravi problematiche per ambiente (a partire dal Muos in Sicilia e i poligoni sardi) e sicurezza.

Il primo a scrivere di Defender Europe 20 e sollevare forti interrogativi sulla sicurezza nel pieno dell’emergenza coronavirus è stato il giornalista de Il Manifesto Manlio Dinucci: dopo aver riportato che i soldati coinvolti sarebbero esentati dalle norme sul coronavirus. Dinucci ha evidenziato che nell’esercitazione saranno testate le infrastrutture viarie europee per la circolazione dei mezzi militari e dove emergeranno problemi il rafforzamento sarà a carico del bilancio degli stati europei. Un dato che stride fortemente con quanto sta accadendo per fronteggiare l’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus e i tagli devastanti per la sanità e altre spese sociali che sono stati imposti negli anni dalla finanza europea soprattutto a Italia e Grecia.

Francesco Vignarca sulla questione delle precauzioni, da noi contattato, ha evidenziato che l'esercitazione è stata preparata ed organizzata mesi fa quando questa pandemia non era prevedibile e quindi sarebbe stato meglio fermare tutto, non ha senso in questo momento di totale chiusura in casa di milioni di persone proseguire.

Nel giorno in cui il governo italiano ha avviato la serrata anti coronavirus, con un ulteriore limitazione alle attività economiche e sociali, fonti ufficiali della Nato hanno diffuso la notizia che il comandante dell’esercitazione Christopher Cavoli è in quarantena per il sospetto di contagio da coronavirus dopo aver partecipato ad una conferenza in Germania. Ma l’esercitazione resta confermata ed è stata solo ridimensionata dal ritiro dei propri soldati da parte di Italia, Finlandia e Norvegia che ha annullato un’esercitazione collaterale alla stessa Defender Europe 20. Così come nelle scorse settimane, leggiamo dal sito del Comando Nato in Europa, un'altra esercitazione in Israele all'inizio di marzo e che avrebbe coinvolto «circa 300 paracadutisti dell'esercito americano della 173a brigata aviotrasportata di Vicenza» è stata annullata. Ma nel comunicarlo viene sottolineato che questa sarebbe un'eccezione perché altre esercitazioni pianificate si stanno portando avanti «regolarmente». Per quanto riguarda Defender Europe 20 la CNN, riportando comunicati e fonti ufficiali dell'Alleanza Atlantica, ha scritto che alla luce dell'epidemia coronavirus sarebbe stato stabilito di ridurre (quindi nessun annullamento) «una prossima esercitazione programmata» e che le attività di questa esercitazione «verranno adattate di conseguenza e lavoreremo a stretto contatto con alleati e partner per raggiungere i nostri obiettivi di allenamento con la massima priorità».

E non è tutto perché dal 24 febbraio al 6 marzo si è tenuta una precedente esercitazione, «Dynamic Manta 2020» a cui il territorio siciliano ha fornito ampio supporto logistico. L’ex pm, oggi avvocato e presidente del movimento Azione Civile, Antonio Ingroia ha definito quest’operazione «una plateale esibizione muscolare della Nato che apposta viene a fare esercitazioni per dimostrare che la Sicilia è un pezzo di un macro continente atlantico. Questa esercitazione è l'ennesima dimostrazione dell'occupazione dell'isola e dell'utilizzo del suo territorio come colonia». Parole che riportiamo e che ci risultano essere l’unica presa di posizione sulla vicenda. Il 9 marzo è invece iniziata, come ha reso noto il giornalista pacifista e d'inchiesta Antonio Mazzeo, nella base statunitense di Nellis Red Flag che vede coinvolti tra gli altri mezzi e soldati del quattordicesimo stormo di Pratica di Mare, del trentaduesimo di Amendola (provincia di Foggia) e reparti d'eccellenza oltre che della stessa Amendola delle basi di Pisa, Grosseto, Gioia del Colle, Trapani-Birgi e Pratica di Mare.    

 

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