«Criminali e violenti non sono in zona rossa. Basta con questi vigliacchi violenti e prepotenti»

La ZONA ROSSA non ferma narcotraffico e violenze delle gang. Decimabis nel foggiano dovrebbe far riflettere profondamente anche l'Abruzzo. Sta tornando attivo il rampollo di boss che impazzava l'anno scorso e che, da come si evince dai social, potrebbe non aver mai spezzato i legami con l'Abruzzo.

«Criminali e violenti non sono in zona rossa. Basta con questi vigliacchi violenti e prepotenti»
I commenti su Facebook ai post del terzogenito di Totò u curtu

L’Abruzzo è da diversi giorni in «zona rossa» con forti restrizioni ai movimenti e alla socialità stabiliti per contenere questa maledetta pandemia. Ma c’è un ventre oscuro e vergognoso che non conosce zona rossa ed è un continuo, quotidiano sfregio alla convivenza civile e ad ogni minima regola. Il continuo meschino e criminale attivismo di questo ventre oscuro sta confermando quanto, da noi, denunciato nelle scorse settimane e i nostri ripetuti appelli: coloro che animano i sistemi criminali, violenti e anche mafiosi dei nostri territori non hannoo mai rispettato il lockdown in primavera e continuano a mettere la legalità democratica sotto i loro (viscidi) piedi.

La successione dei fatti che si sono ripetuti anche in quest’ultimo periodo lo conferma: un personaggio in obbligo di dimora a Casalbordino, autorizzato a recarsi in Puglia per motivi personali, in realtà è tornato con anche un carico di droga; negli ultimi quindici giorni nell’ambito di controlli del rispetto del coprifuoco serale e delle disposizioni anti-pandemia le forze dell’ordine hanno fermato varie persone per possesso di droghe, solo il 19 e il 20 novembre sono stati almeno cinque; a Giulianova è emersa la terribile e disumana violenza che ha subito da un appartenente al solito giro criminale già citato contro una disabile, rapinata e derubata più volte da chi ha approfittato del suo non potersi difendere.

L’operazione Decimabis contro le batterie della mafiosa «società foggiana» è figlia della precedente Decima Azione che due anni fa coinvolse pesantemente il vastese, soprattutto San Salvo. Soprattutto per il narcotraffico – l’anno scorso la direttrice Balcani-Puglia-Vasto fu citata in un documentario internazionale andato in onda in prima serata televisiva – alleanze, contatti e affari sporchi tra famiglie e clan abruzzesi e pugliesi sono costanti e consolidati. La presenza delle mafie pugliesi, soprattutto foggiane, in Abruzzo è acclarato e documentato da molti anni, a San Salvo e nel vastese hanno acquisito e compiuto reati in danno di attività economiche già da molti anni, l’arresto citato a Casalbordino è solo l’ultima conferma in ordine di tempo. Da Decimabis è emerso uno spaccato violento, intimidatorio, corruttivo, egemone e opprimente i cui modus operandi non sono molto diversi dalla ‘ndrangheta in Calabria e da Casamonica e Spada a Roma e Ostia.

E sono gli stessi che portano avanti i loro parenti, affini ed alleati qui: Di Silvio, Di Rocco, De Rosa e altri cognomi che tutti conoscono ma troppi vigliaccamente e vergognosamente fanno finta di non conoscere. Gli ultimi mesi, dai diversi pestaggi a Pescara ai più recenti nel chietino, ci consegnano un lungo elenco di crimini realizzati da gang violente spazzando via ogni illusione e favoletta che vigliaccamente e assurdamente si continua a seminare sull’isola felice che non esiste e non è mai esistita.

La cronaca di questi atti meschini e vigliacchi sono in larghissima parte animata dai clan (perché di fatto tali sono, basta nasconderlo) dai cognomi citati, da Rancitelli e tutta Pescara – perché lo spaccio, la violenza prepotente, l’usura, l’estorsione, il racket ed altri sistemi criminali sono ben presenti fin nel cuore del centro della città – all’intera costa, dal teramano agli ultimi comuni prima del Molise ovvero Casalbordino, Vasto e San Salvo. Nel primo anche in questi mesi abbiamo avuto diverse notizie (soprattutto in maniera privata e anonima) di risse, imposizione arrogante e minacciosa della loro presenza e spaccio, dall’arresto durante il primo lockdown agli assembramenti, e anche ai fuochi d’artificio che abbiamo ripetutamente denunciato in questi mesi - sulla strada fino al recente arresto.

Portati avanti da coloro che l’anno scorso sono stati ripetutamente visti in piazza con il terzogenito della bestia mafiosa mandante ed esecutore di molte stragi – comprese quelle di Capaci e Via D’Amelio che ipocritamente i sepolcri imbiancati che mai hanno avuto il coraggio di denunciare e metterci la faccia commemorano ogni anno – poi sparito persino dai social. Chissà forse la campagna di sdegno e indignazione, partita da chi scrive questo comunicato e che si rivendica orgogliosamente, social e mediatica ebbe alcuni effetti.

Tanto ci sarebbe da dire e riflettere su come è stato possibile che questo territorio abbia accettato e favorito tal figuro, su come abbia festeggiato lui (e non solo) anche nel giorno del compleanno. Che ricade negli stessi giorni del compleanno di Giovanni Falcone e della strage di Capaci. In fin dei conti gli è stato permesso il palcoscenico del “benefattore dal cuore d’oro” nei giorni in cui la Chiesa dovrebbe fare memoria e portare avanti l’esempio di don Peppe Diana … Cosa è accaduto in quest’anno e mezzo di tal meschino figlio del noto boss non sappiamo, sta tornando attivo sui social. E da questa attività, seguendo quel che accade sulla sua pagina - che facebook continua a mantenere e a non limitare, restrizioni forti che hanno invece colpito noi per aver denunciato colletti bianchi, pedofili, spacciatori e criminali vari – torna ed aumenta il dubbio che i contatti con questo territorio e certi suoi indegni, violenti e arroganti abitanti non si sono mai interrotti. E diventa quindi lecita la domanda: su cosa e perché?

Basta girare la testa dall’altra parte, far finta di niente e considerate qualsiasi marciume, delinquenza, violenza, mafia e meschina violenza di criminali che non hanno nessuna dignità. Questi personaggi violenti, arroganti, prepotenti, meschini e indegni vanno tutti chiamati per nome e cognome, denunciati e contrastati costantemente, senza nessun indugio e cancellando una volta per tutte ogni silenzio vigliacco, omertoso e complice.

Fino all’ultimo respiro non smetteremo mai di gridare, indignarci e parlare, a ricordarli, raccontarli, denunciarli, a spezzare l’indifferenza dei materassi di piume e dei vigliacchi che, per squallida convenienza personale, tacciono e si adattano.

In conclusione, su vigliaccherie, complicità omertose e tanti altri silenzi una domanda è d’obbligo: dove sono finiti, dove sono davanti a tutto questo coloro che non più tardi di qualche mese (persino nel paese che per anni ha ospitato un esule di camorra che qui costituì varie organizzazioni mafiose parallele) istericamente gridavano di barricate e simili contro persone deboli e inermi, ripetendo la peggior becera propaganda di taluni soggetti nazionali nascondendo le gravi colpe sui veri marciumi (e tacendo anche su certi soggetti giunti non si sa come in Abruzzo sui cui precedenti altarini tanto ci sarebbe da indignarsi) e colpe degli stessi? Com’è che su questo e tanto altro ventre criminale presente in Abruzzo non invocano mai barricate e mai dicono mezza sillaba?