Curare il territorio per curare le persone

DISABILITA'. Tutta la diversità umana è il prodotto della varietà quasi infinita delle combinazioni di geni. Noi tutti siamo formati della stessa polvere cromosomica, nessuno di noi ne possiede un solo granello che possa rivendicare come suo. È il nostro insieme che ci appartiene e ci fa nostri: noi siamo un mosaico originale di elementi banali (Jean Rostand).

Curare il territorio per curare le persone

L’art. 2 della Costituzione sancisce che “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo (si pensi ai diritti della personalità, quali il diritto al nome, il diritto alla libera manifestazione del proprio pensiero, il diritto allo studio), sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità (come ad esempio, il diritto di associazione o il diritto di riunione) e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Il fulcro di questa norma è il valore della persona e della dignità umana, quali principi guida dell’attività del legislatore. La dignità umana è insita in ogni individuo e non può essere annullata o compressa dal giudizio e/o da comportamenti e/o dalle decisioni e previsioni di soggetti pubblici o privati.

Art.3 - Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Gli art. 2 e 3 della Costituzione intendono impedire che le differenze esistenti tra le persone possano essere impiegate, da soggetti pubblici e/o privati, per il compimento di atti discriminatori, lesivi della dignità umana e che siano di ostacolo al libero sviluppo della persona. Ogni individuo, infatti, deve avere eguali possibilità di partecipazione alla vita sociale, politica ed economica del Paese.

La società moderna, andrebbe valutata in base agli strumenti che vengono messi a disposizione al fine di integrare e tutelare i soggetti più deboli e coloro i quali, vengono riconosciuti come disabili. Il termine disabilità è di recente introduzione nel linguaggio moderno, sostituendosi a quelle vecchie espressioni che la comunità scientifica ha ritenuto inadeguate, stabilendo e, imbattendosi in numerose difficoltà, una più giusta ed univoca definizione anche a livello internazionale. La più autorevole è ICF (Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute), nonostante non sia la più semplice.

Questo acronimo racchiude e definisce tutte le menomazioni, limitazioni dell’attività o restrizioni della comunicazione.

Nel 2001 l’Organizzazione Mondiale della Sanità giunge alla stesura di un modello di classificazione progressista, multidisciplinare ed universale; oltre 190 i governi interessati alla compilazione di tale documento, che compongono l’Assemblea Mondiale della Sanità, tra cui l’Italia, che ha dato un importante contribuito tramite una rete di cooperazione, denominata Disability Italian Network, DIN.

Nel modello ICF è essenzialmente descritto lo stato di salute delle persone in rapporto al contesto-sociale, familiare, lavorativo al fine di cogliere quelle che sono le difficoltà che nel relativo spazio socio-culturale causano, o possono causare disagi.

La disabilità, di fatto, passa dal vecchio concetto legato soltanto all’aspetto medico, a quello bio-psico-sociale, che contempla anche il principio relativo alle attività che la persona con disabilita può svolgere. Ma, nonostante la disabilità sia parte integrante della società, vissuta quotidianamente ed in qualsiasi contesto (pubblico e/o privato), anche solo il termine suscita ancora differenti emozioni: di paura, inadeguatezza e a volte di rifiuto.

Benché oggi, si ponga particolare attenzione alla figura di disabile come individuo che possiede attitudini e particolarità che lo rendono unico, che non andrebbero nascoste ma adoperate a favore della società, la disabilità resta, sotto alcuni aspetti, ancora qualcosa collegato ad uno scenario negativo della vita e della persona stessa. Nella prospettiva del modello bio-psicosociale, la disabilità assume una connotazione innovativa che vede le diversità come valore aggiunto nella società, a beneficio di tutti. Vivere una nuova coscienza in cui la sfida di una toltale integrazione ed inclusione è vinta non più dal singolo ma dalla società. Coinvolgere i soggetti con disabilità all’interno della società come parte attiva, stringere rapporti sociali, migliorare la comunicazione tra le istituzioni interessate alle problematiche collegate alle disabilità, considerarli non diversamente abili ma “capaci di diverse abilità”.

Va ricordato che “l’inclusione sociale ha l’intento di cancellare qualunque forma di discriminazione all’interno di una società, ma sempre nel rispetto della diversità. L’emarginazione genera povertà, mentre l’inclusione dà origine a nuove opportunità ed arricchisce. L’inclusione sociale è l’agire non solo verso la società, ma adoperarsi affinchè anche il territorio sia un ambiente inclusivo, cioè capace di dare consistenza - adeguandosi quando è necessario - al diritto di cittadinanza di tutte le persone, a prescindere dalla loro condizione.

Operare sulla società e sul territorio comporta necessariamente accrescere l’attenzione collettiva al di là dell’aspetto umano dell’individuo a quella del concetto che contempla ogni individuo come parte attiva dell’ambiente sociale in cui è inserito, in un’ottica empirica e razionale, in cui il prendersi cura di qualcuno, significa intuire quanto l’ambiente sociale sia decisivo nell’esclusione e disagio piuttosto che inclusione e benessere. Un capovolgimento di paradigma: curare il territorio per curare le persone, andando oltre l’offerta delle agevolazioni e dei servizi alla persona.

Tutta la diversità umana è il prodotto della varietà quasi infinita delle combinazioni di geni. Noi tutti siamo formati della stessa polvere cromosomica, nessuno di noi ne possiede un solo granello che possa rivendicare come suo. È il nostro insieme che ci appartiene e ci fa nostri: noi siamo un mosaico originale di elementi banali (Jean Rostand).

 

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