Denunciare la pedofilia per il gigante del web è minaccia, molestia e bullismo

La vergognosa e assurda accusa è stata lanciata dal più grande motore di ricerca web mondiale contro Rete L’Abuso oscurando la mappa degli abusi sessuali clericali in Italia.

Denunciare la pedofilia per il gigante del web è minaccia, molestia e bullismo

Due ragazzini, 17 anni lui e 13 anni, si lasciano. Un fatto normale, apparentemente normale. È l’età dei primi amori e coppie possono nascere e finire anche in breve tempo.

A volte può capitare che la rottura sia tesa, che si litighi anche furiosamente. E fin qui nulla sarebbe di diverso rispetto a migliaia se non milioni di altre vite. Accade invece qualcosa di sconvolgente nei giorni successivi.

Il 17enne stampa e affigge per le strade manifesti con foto della ragazzina. Foto intime della ragazzina. Perpetra quel che viene definito (anche ahinoi nella legislazione italiana) «revenge porn», «vendetta porno».

Andrebbe definito in ben altro modo, in realtà, considerando quel che scatena nelle più depravate praterie del web: stupri virtuale, violenze continuate  che perpetrano la peggiore perversione sessuale. Si scoprirà successivamente che le foto erano state ritoccate, nel frattempo sui social (e anche in parte dei mass media) si sono scatenati colpevolizzazione della vittima e le più squallide canee.

Pochi minuti di lettura sui più popolari social network bastano per trovare le più squallide e depravate frasi contro la ragazzina, parole che arrivano al livello di pedofili con riferimenti fallici o al suo corpo.

https://www.wordnews.it/vigliacchi-randellatori-che-perpetuano-messaggi-depravati

L’emergenza umanitaria ucraina di questi mesi ha rappresentato per le mafie della tratta una prateria sconfinata di sfruttamento della schiavitù sessuale. Anche pedofila. Lo stiamo documentando e denunciando da mesi. Nelle ore successive all’attacco russo su piattaforme come PornHub è stata registrata l’impennata di ricerche di ragazze ucraine mentre su siti web e forum vari gli stupratori hanno iniziato ad esultare immaginando già di poter sfruttare e violentare migliaia di ragazze. Esistono di questi portali, così come di pagine, profili e gruppi sui più popolari social network, così come ne esistono di inneggianti a mafiosi di ogni tipo, alla pedopornografia, alle violenze più efferate e diverse.

Per quanto pare aver perso la forza e la diffusione virale degli anni scorsi esistono ancora di questi luoghi virtuali che inventano menzogne o manipolano fatti (quanto non li inventano totalmente) per scatenare razzismo, violenze, incitano allo stupro e alla morte. Tutto questo è stato normalizzato da anni, è quotidianità nell’indifferenza complice dei giganti del web. Addirittura in molti casi, anche di fronte ad indagini penali, adducono pretesti di privacy o simili per non partecipare a lottare contro queste fogne immonde del web.

Vien censurato, guidato spesso da migliaia di segnalazioni (che ovviamente non vengono minimamente verificate) che sono ormai moderno strumento di intimidazioni e branchi mafiosi e criminali, chi è scomodo a lor signori, chi non si allinea ai materassi di piume che normalizzano e sono complici. Si può essere censurati per una parola, una foto, qualsiasi cosa. Spesso per il nulla.

Nelle stesse settimane dei fatti riportati all’inizio di quest’articolo sono stati cancellati vari profili ad una vittima di revenge porn che ha denunciato le persecuzioni che stava subendo. Censure, penalizzazioni della visibilità e cancellazioni hanno colpito anche alcuni di noi. Il meccanismo è sempre lo stesso: i criminali portano click, le denunce scomode danno fastidio e quindi si censurano (ribaltando la realtà e accusandoli di quel che denunciano) le seconde e si favoriscono i primi.

Se esiste, soprattutto in Italia, una denuncia su cui la cappa di omertà, silenzio, complicità, connivenza è a livelli altissimi è quella della pedofilia. Soprattutto degli abusi clericali. E il meccanismo riportato in quest’articolo è stato attuato da Google nei giorni scorsi contro Rete L’Abuso.

Oscurando la mappa degli abusi sessuali clericali accusando Rete L’Abuso di “molestie, bullismo e minacce”. Secondo il gigante del web è un crimine denunciare i crimini, è violenza denunciare le violenze, è una molestia denunciare abusi.

 

Qui la ricostruzione dell’intera vicenda

https://retelabuso.org/2022/10/18/google-limita-laccesso-alla-mappa-degli-abusi-sessuali-del-clero-violerebbe-le-norme-relative-a-molestie-bullismo-e-minacce/

https://retelabuso.org/2022/10/19/google-chiude-la-mappa-delle-diocesi-italiane-non-sicure-della-rete-labuso-arbitraria-censura-su-dati-di-pubblico-interesse/ 

https://retelabuso.org/2022/10/21/google-oscura-la-mappa-sugli-abusi-sessuali-del-clero-della-rete-labuso-violerebbe-anti-bullismo-e-minacce/