«Denunciare sempre, pedofilia e pedopornografia crimini abietti, omicidi psicologici delle vittime»
Maxi operazione internazionale: Polizia Postale e Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online hanno individuato 159 gruppi e identificato 432 soggetti. Meter: nel 2020 denunciati 156 gruppi su Whatsapp e Telegram, in migliaia adescano minori sui social con «lucida perversione».
«Luna Park», l’operazione della Polizia Postale di Milano e del Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online ha stroncato nei giorni scorsi una massiccia rete di pedopornografi attivi sui canali di messaggistica più diffusi dall’Italia e da altri Stati.
Agendo sotto copertura per due anni la polizia ha individuato «159 gruppi pedofili, identificando 432 persone di questi 81 sono italiani, 15 dei quali arrestati in flagranza». Oltre 300 gli agenti della Polizia Postale impegnati in perquisizioni e arresti che hanno coinvolto la quasi totalità del territorio italiano, 18 regioni e 53 province.
Sedici dei gruppi erano, dichiarano gli investigatori, «vere e proprie associazioni per delinquere; ruoli e compiti erano ben definiti tra i componenti: si potevano chiaramente distinguere, promotori, organizzatori e partecipanti». I gruppi erano regolati da un severo codice di comportamento per preservare l’anonimato, chi violava veniva espulso.
Sono stati portati allo scoperto 81 italiani tra cui due dei promotori, «un ottico napoletano di 71 anni e un disoccupato veneziano di 20 anni» che promuovevano «promuovevano e gestivano tali gruppi, organizzando l’attività e reclutando nuovi sodali provenienti da ogni parte del mondo», e un cinquantaduenne già recluso nel carcere di Chieti. L’inchiesta ha identificato altri 351 utenti stranieri arrestati in Europa e non solo.
L’operazione «Luna Park» ha visto per la prima volta attivamente coinvolte in collaborazione con gli inquirenti i colossi del web che gestiscono le piattaforme di messaggistica. Una novità non registrata purtroppo in passato, accolta favorevolmente da don Fortunato Di Noto, il fondatore e animatore dell’associazione Meter che da decenni è impegnata nella denuncia contro pedofilia e pedopornografia.
Fino al 16 dicembre quest’anno Meter ha denunciato «156 gruppi su whatsapp e telegram», migliaia di utenti adescano con «lucida perversione» minori sui social. L’operazione «Luna Park», sottolinea don Fortunato, «dimostra che è possibile contrastare questo abietto fenomeno e si deve fare sempre di più». Per questo, aggiunge, è necessario «denunciare sempre perché una segnalazione non solo può salvare i minori dallo sfruttamento sessuale e da questa immane traffico di foto e video, spesso (fenomeno in aumento) nelle forme più violente e con forme di schiavitù sessuali e ricatti per anni: inquietante la violenza ai neonati».
Meter sottolinea l’importanza dell’impegno «ad una educazione e prevenzione per evitare la sovraesposizione digitale del proprio corpo che viene inviato (in foto e video) a sconosciuti che utilizzano il metodo del ricatto» invitando «la politica e il mondo culturale» a fare di più la propria parte.
«Troppi i bambini già violati con ripercussioni personali gravi e di difficile cura – il grido col cuore di don Fortunato - la pedofilia e la pedopornografia sono un vero e proprio crimine, un vero e proprio ‘omicidio psicologico’ dei minori». Un crimine abietto che colpisce anche i più fragili ed indifesi, i neonati. Don Fortunato lo denunciò la prima volta nel 1997, ormai 23 anni fa, e – ha ricordato in questi giorni - «i soloni e i benpensanti e non solo loro, sbuffarono» arrivando addirittura ad irriderlo, a sbeffeggiarlo e mettere i bastoni tra le ruote.
Negli ultimi vent’anni circa, ricorda ancora il fondatore e anima di Meter, «sono migliaia i neonati che abbiamo visto, riscontrato e denunciato alle autorità di competenza. Migliaia. Ci vuole tanto spirito di sopportazione. Molto. tanto dolore, ma tanta determinazione per offrire a questi bambini, così tanto piccoli, giustizia e una liberazione». E sono i bambini, aggiunge, ad aiutarlo a «non lasciare tutto» perché la tentazione di abbandonare è tanta da parte di chi da moltissimi anni documenta e denuncia l’orrore più abietto possibile.
Addentrandosi, come ha scritto don Maurizio Patriciello, «nel cuore dell’inferno», inspirando «a pieni polmoni il fetore nauseabondo che emana», bruciandosi «le mani, il volto, l’anima, pur di tentare di tirare fuori la scandalosa, disumana vergogna che ivi si consuma», Col cuore che scoppia perché «certe esperienze, come l’aratro ti solcano l’anima».
È necessario «tanto spirito di sopportazione, molto tanto dolore» e altrettanta determinazione per offrire ai bambini «così tanto piccoli, giustizia e liberazione» testimonia don Fortunato.
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