DOPO TRENT'ANNI, COSA È CAMBIATO?

L'OPINIONE DELL'AVV. GUARNERA. «Il sistema delle illegalità, dei poteri mafiosi, della corruzione politico-amministrativa, è stato solo parzialmente colpito dall'azione della Magistratura, ma è ancora intatto.»

DOPO TRENT'ANNI, COSA È CAMBIATO?

Osservo con crescente delusione quanto accade nei partiti e nel sistema politico italiano. Vi è una crescente dose di vischiosità, una inesauribile capacità di aggiustamento, di contraddizione, di compromessi, sia all'interno delle singole organizzazioni che nei rapporti tra esse.

Avverto una tentazione diffusa a chiudere gli occhi, a rimuovere le nefandezze della politica e di alcuni suoi protagonisti, a liberarsi dalle ferite, dai dolori, dai rimorsi di coscienza, a perdere la memoria.

Il sistema delle illegalità, dei poteri mafiosi, della corruzione politico-amministrativa, è stato solo parzialmente colpito dall'azione della Magistratura, ma è ancora intatto.

Esso ha potuto sopravvivere in quanto una massa di persone, a diversi livelli, ha colluso con i grandi briganti e speculatori, e non solo da un punto di vista materiale ma anche culturale, "ideologico". Quest'anno ricordiamo il trentennale delle stragi mafiose e di "mani pulite", ma tale ricorrenza appare, in prevalenza, rituale.

Non vi è stata una vera rivoluzione delle coscienze perchè non c'è stata una vera "catarsi".

Occorre una politica nuova, che faccia ciò che nessun giudice potrà mai fare: trasformare un certo sistema, facendolo diventare un evento di coscienza collettiva, al quale corrispondano nuovi valori e comportamenti civili e sociali ad essi ispirati. Solo una rinnovata etica pubblica può combattere la illegalità diffusa. Occorre una politica nuova, che fondi il proprio progetto sulla cultura della solidarietà e della eguaglianza, sull'estensione delle libertà individuali e collettive, sul pieno riconoscimento dei diritti di ciascuno e di tutti.

Una politica che si assuma il compito prioritario di contrastare i poteri criminali e la corruzione. Una politica che realizzi concrete scelte economiche di sviluppo e di occupazione.

I partiti, tutti, devono rinnovarsi. Devono diventare luogo di partecipazione diffusa, di democrazia, di elaborazione, in conformità al dettato costituzionale.

Devono consentire l'irruzione, al loro interno, di nuovi soggetti, e di quanti non si sentono rappresentati dalle formazioni esistenti. Devono aprirsi alla società, affinché il loro rinnovamento divenga effettivo. Devono accantonare il narcisismo e l'autoreferenzialità di tanti dei loro leader. Devono mettere al centro la questione morale, affinché essa divenga qualità del potere, del progetto, delle risposte ai bisogni.

Nuova forma delle istituzioni. Solo impegnandosi a realizzare tutto ciò ha un senso ricordare il trentennale delle stragi mafiose e di "mani pulite".

Altrimenti, siamo dinnanzi alla solita e vuota pantomima, che non solo è retorica ma anche oscena.