Elezioni regionali in Campania: l’orgia del potere

QUESTIONE IMMORALE. Una campagna elettorale all’ultimo sangue: tra cambi di casacca, candidati con problemi di giustizia, problemi diretti e indiretti, familiari arrestati, condanne. E chi ne ha più ne metta. Ma cosa dice il presidente della Commissione antimafia Morra? Perché non spende nemmeno una mezza parola? In passato c’è stato un precedente: l’allora presidente Rosy Bindi stilò la lista degli impresentabili. E per questa tornata elettorale? Sono tutti “presentabili”? Fin quando lo Stato non interverrà con forza e decisione dovremo accontentarci di una classe dirigente scadente e indegna.

Elezioni regionali in Campania: l’orgia del potere
Mocerino e Raia (ph etrurianews)

Da poche settimane è partita la campagna elettorale per il rinnovo del consiglio regionale della Campania. Oltre ai cambi di casacca, che si sono registrati, c'è da evidenziare come molti dei politici in corsa abbiano problemi con la giustizia.

Problemi diretti ed indiretti, familiari arrestati e condanne. Ma il tutto sembra non scalfire le posizioni di chi è pronto a sedere in consiglio regionale.

 

In tutto questo “minestrone politico” il Presidente Morra, che presiede la commissione parlamentare antimafia, ad oggi, non ha profferito una sola parola. Ricordiamo le liste degli impresentabili nell'era Rosy Bindi. Oggi, che aumentano i casi di politici che hanno un conto aperto con la giustizia, Morra resta in silenzio. Un assordante silenzio.

 

Da registrare la resa di Armando Cesaro, l’illustre figlio di Luigi Cesaro, il politico e parlamentare più volte al centro di indagini per collusione con la camorra, con tanto di fratelli arrestati. Anche Armando, il figliuolo, è indagato.

 

Poi c'è il caso di Sica, condannato per diffamazione ai danni di Caldoro. Non poteva mancare il colpo di scena: con chi si sarà candidato per questa tornata elettorale? Ma, ovviamente, con lo stesso Caldoro, che ha chiesto un euro di risarcimento. È lo stesso soggetto che affermò: “la dignità non ha prezzo”. È stato di parola.

 

Nel 2016 la stangata per alcuni consiglieri regionali: la Corte dei Conti ne condanna 56. Per le spese accreditate indebitamente, nel periodo dal 2010 al 2015.

 

Tra i nomi spicca anche quello dell'attuale presidente della commissione anticamorra regionale Carmine Mocerino. E non solo lui.

 

I nominativi hanno riempito le cronache. Dieci ex consiglieri regionali: Luigi Cobellis, Angelo Consoli, Pietro Foglia, Biagio Iacolare, Carmine Mocerino (Udc), Gennaro Oliviero, Gennaro Mucciolo (Pse), Carmine Sommese, Pietro Maisto e Annalisa Vessella (gruppo misto). Questi nomi si aggiungono a quelli dello scorso dicembre, nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi illeciti, condotta dal sostituto procuratore Ferruccio Capalbo.

 

In sostanza hanno utilizzato i fondi dell’assistenza alle attività istituzionali che servono per stipulare contratti ai collaboratori e per beni e servizi specifici, ad esempio, per pagare consumazioni. Le case sono state spacciate come uffici, senza dimenticare i contributi ai partiti. E questo nonostante i consiglieri abbiano già una cospicua indennità di funzione e una diaria.  

 

I GUAI DI CARMINE MOCERINO

Non finiscono con questa condanna. Lo scorso maggio, in seguito ad una inchiesta della Procura di Nola, è stata tratta in arresto l'avvocatessa D'Avino, moglie del Mocerino. Le accuse sono gravi e l’arresto è stato eseguito nel domicilio dove vive con il marito.

L'Associazione “Antonino Caponnetto”, in un comunicato, aveva chiesto le dimissioni del consigliere regionale.

Queste le parole utilizzate nella nota, firmata dal segretario Elvio Di Cesare, inviata agli organi di informazione:

«L’Associazione è da tempo impegnata sul fronte della denuncia di fenomeni criminali correlati a rapporti collusivi tra istituzioni deviate e organizzazioni criminali».  

 

L’ordinanza applicativa di misura cautelare personale emessa dal Gip del Tribunale di Nola era stata emessa nei confronti di 15 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di corruzione, soppressione, distruzione e occultamento di atti pubblici, falsità in atti pubblici, uso di valori di bollo contraffatti e truffa ai danni dello Stato. Diversi gli avvocati coinvolti.

 

«L’attività giudiziaria – secondo le parole utilizzate dal Di Cesare - vede coinvolta la moglie dell’on. Mocerino Carmine, attuale presidente della commissione anticamorra regionale

Alla luce della gravità delle accuse formulate dall’Autorità Giudiziaria si chiede al presidente della commissione anticamorra regionale se non ritenga di dimettersi per ovvie ragioni di opportunità, ed al precipuo fine di eliminare ogni dubbio che la commissione regionale che presiede possa operare nella piena e regolare funzione di contrasto alle illegalità»

 

Non è mai avvenuto. Il Mocerino, già esponente di spicco dell’Udc – fino a poco tempo fa legato politicamente a Caldoro - ha deciso di sostenere il governatore uscente De Luca. Abbandonando, quindi, lo schieramento di Caldoro che lo aveva visto eletto nel 2015.

(Nella foto in basso un vecchio manifesto elettorale di Mocerino, quando era politicamente "coerente", "concreto" e "passionale" con Caldoro).   

 

Ha scelto di salire sul carro del vincitore?

Mocerino non è il solo ad aver scelto di giocare la carta De Luca. Non è il solo che ha problemi con la giustizia. Molti dei fedelissimi di Forza Italia – al grido “dobbiamo vincere” - sono passati con De Luca che, in un atto di garantismo che non vede precedenti, ha deciso di non credere alla magistratura.

Ma non sarà imbarazzante per questi soggetti spiegare determinate circostanze?

 

Nessuno parla della questione morale.

 

Nemmeno dal fronte di chi urlava, sino a ieri, “onestà, onestà, onestà!”. La Ciarambino, la candidata del M5S, la sfidante di De Luca e Caldoro, consigliera regionale uscente ancora non parla delle condanne degli avversari né dei problemi con la giustizia.

Una pax politica?

 

Ricordiamo che Mocerino fu anche al centro della tormentata campagna elettorale per l'elezione del sindaco di Somma Vesuviana. Fu lui a portare la lettera ricevuta dal suo aspirante candidato e amico Luigi Mele. La portò in visione all’allora Prefetto di Napoli, Pagano.

Da quella denuncia ne scaturì una inchiesta che, dopo anni, ha visto uscire dalla scena l’allora comandante della locale stazione carabinieri che - secondo Mele e Mocerino - era al centro di una vicenda di presunte pressioni per far sì che Mele non si candidasse in appoggio al centro sinistra. Ma, lo ribadiamo, nulla è stato confermato nei confronti dell'allora comandante dei carabinieri.

Per la magistratura, è doveroso ricordarlo, il fatto denunciato non costituiva alcun tipo di reato.

Nel frattempo l'inchiesta prosegue, con un altro filone.

 

Indagine Blu Sky. I nomi di Carmine Mocerino e dell'ex consigliera regionale sommese Paola Raia (già cosentiniana e, oggi, candidata nella lista De Luca), sono contenuti in un passaggio dell'indagine, che ha portato a pesanti condanne per gli esponenti del clan D'Avino. In questa inchiesta emerge la figura del boss di camorra Giovanni D'Avino, oggi in detenzione con i due figli (condannati per reati di camorra). Il boss, in una intercettazione, faceva i nomi dei politici e di un presunto appoggio politico. Ma nessuno dei due è stato mai indagato.

 

Come Mocerino, anche la Raia, ha deciso di cambiare... manifesto elettorale:

 

Prima e dopo... a suon di slogan

 

 

Per approfondimenti:

 

Carmine Mocerino deve dimettersi?

 

ARRESTI. L’Associazione “Caponnetto” attacca: «Mocerino (presidente della Commissione anticamorra), dopo l’arresto della moglie, deve dimettersi»