Clinica Santa Maria del Pozzo, parla un testimone

INTERVISTA ad un familiare di un paziente ricoverato in lunga degenza presso la struttura sanitaria di Somma Vesuviana.

Clinica Santa Maria del Pozzo, parla un testimone

Dopo il caso Covid-19 del paziente ricoverato presso la struttura sanitaria Santa Maria del Pozzo, abbiamo intervistato un familiare di un paziente già ricoverato presso la Clinica di Somma Vesuviana. Il paziente è stato ricoverato per tre volte tra gli anni 2016 e 2019, per una riabilitazione post ictus.

In che anno il primo ricovero presso la clinica?
«Era l'anno 2016 e dopo essere stato curato presso un ospedale di Napoli il mio familiare è stato trasferito presso la clinica Santa Maria del Pozzo. Era ricoverato al primo piano della riabilitazione neuro, per un post da patologia ictus».

Quanti pazienti c'erano nella stanza?
«C'erano quattro degenti. E devo dirle che la camera era piccola ed aungusta».

Alla luce delle ultime notizie sul contagio Covid-19 vi era una distanza di sicurezza tra i pazienti?
«No, anzi devo dirle che più volte tra i degenti e il numero dei familiari quasi non si respirava nella stanza».

In che cosa consisteva il percorso riabilitativo?
«Oltre alla cura e alla somministrazione dei farmaci venivano eseguite delle terapie riabilitative».

Ci può dire il numero del personale impiegato dove era ricoverato il suo familiare?
«Sicuramente non idoneo ai ricoverati. Infatti non solo io e i miei parenti abbiamo richiesto più attenzione nelle cure, ma il personale era sotto dimensionato. In molte occasioni sia il mio familiare che altri degenti sono rimasti per ore con la sacca del catetere piena. La pulizia degli allettati era tardiva, a volte nella stanza l'aria era irrespirabile»

Avete fatto reclamo?
«Sì, più volte. Abbiamo comunicato al dottore responsabile questa situazione».

La risposta?
«Nulla».

Avendo frequentato per molti mesi la struttura ci può descrivere la situazione?
«Ci sono due piani divisi tra stanze convenzionate dal SSN ed alcune in regime privato. Poi ci sono due piani, il primo dove i pazienti trasferiti da altri ospedali ricevono cure attente e in rispetto alle prescrizioni, poi c'è il sedondo piano, dove nessuno vuole essere trasferito».

Perchè?
«Al secondo piano è tutto diverso, le cure sono diverse, ci sono differenze anche tra il personale».

Vista la situzione come vi siete organizzati?
«Facevamo i turni tra familiari, ci eravamo attrezzati con guanti per pulire il nostro familiare, per farlo stare pulito. Già soffrivamo la situazione, ma vederlo anche abbandonato, questo no».

Ha notato qualcosa di strano nella Clinica?
«Una certa disorganizzazione, anche nei cambi turno del personale. A volte vedevamo lavorare dei dipendenti oltre le otto ore lavorative».

La preparazione dei pasti destinata ai degenti era interna?

«No, il cibo giungeva da un'azienda esterna. Era già confezionato».

La qualità del cibo?
«Molte volte il cibo veniva portato in stanza freddo, tant'è che ci siamo organizzati a portare del cibo da casa e non solo noi».

Quindi vi era permesso portare del cibo da casa?
«Sì».

Abbiamo appreso che sono stati effettuati circa 500 tamponi?
«Sì, ho letto anche io. E' una grande struttura con molti dipendenti interni ed esterni e poi è anche un centro diagnostico. Anche io mi sono recato in passato a fare degli esami».

Quindi una vera cittadella sanitaria?
«Sì».

Quando il suo familiare è stato traferito dall'Ospedale di Napoli alla Clinica con quale mezzo è giunto?
«Con un autombulanza, ma abbiamo dovuto pagare noi, circa 150 euro».

Lei ha mai visto un'autoambulanza della clinica?
«No, mai visto. Ma per quello che mi risulta la clinica non ha autoambulanze».

Come è proseguita la degenza del suo familiare?
«Noi familiari abbiamo ritenuto oppportuno farlo dimettere ben due mesi prima, anche perchè non volevamo che passasse al secondo piano».

Un vero incubo questo secondo piano?
«Sì, per chi c'è stato».

Cosa pensa alla luce degli ultmi eventi sul caso paziente Covid-19?
«Che se i dati sono quelli comunicati dal sindaco di Somma Vesuviana è un miracolo, ma mi permetta di dubitare anche se rispetto la figura istituzionale del Sindaco».

Quindi lei ha dei dubbi?
«Sì, e non sono il solo. Siamo passati dal primo caso covid-19 ad un numero di 25 contagi su 500 tamponi». 

Lei è a conosceza se presso la struttura ci sono stati dei decessi nell'ultimo periodo?
«No, anche se ci passo tutti i giorni fuori alla clinica. Ma da quando il nostro familiare è tornato a casa non ci sono andato più».

Vi è stata rilasciata la cartella clinica al momento delle dimissioni da voi richieste?
«Sì».

Avendo avuto modo di frequentare la clinica ha conosciuto molti lavoratori?
«Sì».

E di dove sono?
«Il 70% di Somma Vesuviana».

Somma Vesuviana l'ha scampata bene se i casi sono solo 25?
«Sì, infatti già a Somma ci sono stati due decessi per Covid-19, 25 contagi e moltissime persone in quarantena».

Il sindaco ha dichiarato di non prendere al momento alcun provvedimento in merito alla vicenda.
«Le devo dire che sono molto preoccupato. Per i contagiati fuori dalla Clinica ci sono stati interventi, ma non capisco perchè 25 casi, in una sola struttura, non meritano la stessa attenzione».

La nota ufficiale dell'ASL Napoli Sud 3 ha comunicato che a seguito dei 400 tamponi eseguiti ci sono in totale 22 positivi, di cui 18 degenti e 4 operatori. L'ASL ha comunicato anche che tutti i degenti sono stati traferiti presso la struttura Covid-19 di Boscotrecase, e che non mostrano  sintomi gravi. Mentre gli operatori sono in isolamento presso le proprie abitazioni.
Inoltre sempre, nella nota dell ASL, apprendiamo che i tamponi sono stati eseguiti anche a personale esterno, fornitori e altri soggetti che sono venuti a contatto con il personale. La stessa ASL afferma di aver dato incarico al responsabile della prevenzione della clinica Antonio Coppola di allargare i controlli.

Quindi dopo questa nota diffusa dall'ASL si conferma ciò che noi, come testata, avevamo chiesto: controlli a tappeto. Anche perchè ci sono molti utenti che si sono recati presso la Clinica a fare accertamenti diagnostici.
Abbiamo anche ascoltato una di queste persone, che ha avuto sintomi compatibili con il Covid-19. Dopo il peggioramento ha chiamato il 118 ed avendo già eseguito analisi che dimostravano delle problematiche polmonari ed essendo giovane ha chiesto di essere sottoposto a tampone. La risposta è stata negativa, nessun tampone. Questa persona da quindici giorni non esce di casa, si è rivolto ad un medico specialistico privato e si sta curando presso il proprio domicilio a Somma Vesuviana.

A questo punto i muneri non tornano, poichè anche la testata il mediano.it aveva scritto, in data 24 aprile, di 22 positivi su 500 tamponi, mentre la nota dell'ASL parla di 400 tamponi e 22 positivi. 

Abbiamo nuovamente tentato di metterci in contatto con il portavoce del sindaco di Somma Vesuviana. Ma nemmeno questa volta siamo stati fortunati. 

 

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