Fibra ottica e smart working: appunti necessari per una nuova normalità ai tempi della pandemia di Covid-19
Di questo e di molto altro abbiamo parlato con Antonio Pepe, imprenditore e Ceo di Your Fiber, azienda umbra provider di servizi Internet che ha saputo muovere i primi passi in piena pandemia.
È passato quasi un anno da quando il lavoro e, più in generale, il contesto sociale è cambiato a seguito di quella grande rivoluzione culturale che è lo smart working o lavoro agile.
Perché di rivoluzione culturale si tratta, dato che lo smart working ha sovvertito il tradizionale schema organizzativo delle aziende, ridisegnando spazi e tempi, virtualizzando relazioni e responsabilizzando maggiormente il lavoratore.
Non c’è da meravigliarsi, visto che i numeri del fenomeno sono alti e in crescita: secondo un recente studio dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano mesi fa gli smart worker italiani erano circa 570 mila.
Com’è nata l’idea di puntare proprio sulla fibra ottica
«Sono fortemente convinto che il compito dell’imprenditore sia tutto proiettato in avanti cercando di immaginare quella che sarà la “new normal", cioè il nuovo stile di vita e di consumi che tutti noi ci troveremo ad affrontare nel prossimo, speriamo immediato, futuro.
L’idea di puntare sulla fibra nasce sia dall’attitudine a guardare avanti, sia da una domanda che ci siamo fatti lo scorso anno, ossia “con l’arrivo della fibra ottica nelle case sappiamo che si aprono opportunità e complessità che ogni cittadino dovrà saper cogliere al meglio, quindi che facciamo?". Mi riferisco a temi quali la domotica, l’accesso ai servizi della PA, a quelli della salute e cosi via. In un contesto simile, appunto consapevoli che la connettività a banda larga sia solo un mezzo e non un fine, ci siamo posti l’obiettivo di creare una società in grado di favorire la crescita di una cultura digitale nel senso ampio del termine, portando la nostra esperienza nelle case, negli uffici e costruendo l’interfaccia per utilizzare al meglio e al minor costo la tecnologia degli operatori telefonici.»
Cosa pensa dell’attuale panorama italiano della fibra ottica e come vedi scenari futuri?
«Posso dire che stiamo finalmente recuperando il gap circa la rete FTTH che ha reso l’Italia fanalino di coda nel plasmare questa infrastruttura digitale cosi necessaria per l’aumento del PIL. Ricordo bene gli anni Ottanta e Novanta, quando invece l’Italia apparteneva al cosiddetto gruppo dei “Big Five”, tempi in cui le innovazioni partivano dal bel Paese per approdare in tutta Europa. Poi ci siamo fermati, non nella tecnologia ma negli investimenti.
Ora stiamo recuperando con la convinzione ormai maturata anche a tutti i livelli politici che grazie alla FTTH non solo si supera il digital divide tra Nord e Sud d’Italia, ma si investe anche sul PIL per rilanciare l’economia.
Per quanto riguarda il futuro, l’integrazione delle infrastrutture tra i vari operatori per evitare diseconomie e l’assimilazione della nascente rete 5G dovranno costituire la linea guida per lo sviluppo delle TLC italiane.»
Cosa si aspettano le persone da Internet e dalla connettività?
«Si può certamente rispondere con le parole chiave semplicità ed economicità. La storia ce lo insegna che ogni prodotto o servizio, pur appartenendo a comparti completamente diversi, per scalare in modo universale deve avere le caratteristiche di cui sopra. Questo sarà la “new normal“ delle telecomunicazioni.»