Galimberti con gli attori di Compagnia della Città & Fabbrica Wojtyla

TEATRO. L’appuntamento da non perdere, a Caserta, con l’evento straordinario, rappresentato dall’opera teatrale scritta con il regista Patrizio Ranieri Ciu, è per venerdì 4 marzo 2022, ore 21, nel Teatro Don Bosco della Città Regale.

Galimberti con gli attori di Compagnia della Città & Fabbrica Wojtyla
Umberto Galimberti e gli attori di Fabbrica Wojtyla

L’Ora X di Chronos è il tentativo di scrivere la nuova tragedia e restituire l’ineluttabile alla tragicità dell’uomo che, isolato, muore in se stesso. Con riferimento al teatro ed alla sua funzione catartica Galimberti riporta che «Friedrich Wilhelm Nietzsche diceva che non si può più scrivere una tragedia come quella greca perché non esiste più la tragedia nella cultura dell’uomo. Karl Jaspers aggiungeva che non può esistere tragedia in una condizione umana che si illude di sopravvivere a se stessa grazie alla speranza di una eternità. Lo stesso Shakespeare, nella sua grandezza, era un narratore senza dimensione tragica».

Ranieri Ciu: «Ora X, greca tragedia rinnovata, è lo specchio, punto di arrivo e punto di ritorno. Lo specchio del teatro è una unica strada. Circostanza di arresa consapevolezza, priva di affanno, che il tempo ci concede. L’Ora X è l’ultima immagine riflessa prima del vetro infranto».

Il professore (antropologo, filosofo, psicologo) Umberto Galimberti in teatro con gli attori di Compagnia della Città & Fabbrica Wojtyla per interpretare l’opera Chronos: l’Ora X del Nostro Tempo. L’appuntamento da non perdere, a Caserta, con l’evento straordinario, rappresentato dall’opera teatrale scritta con il regista Patrizio Ranieri Ciu, è per venerdì 4 marzo 2022, ore 21, nel Teatro Don Bosco della Città Regale.

Un teatro, quello del 4 marzo, con Fabbrica Wojtyla - Compagnia della Città, con la nuova generazione dei giovani artisti che accanto a Galimberti sulla scena lo interpretano, che induce alla consapevolezza, alla conoscenza dell’unica realtà temuta e che per timore della quale si è giunti all’annientamento di quella emotiva intensità che ha permesso all’umanità nei secoli precedenti scoperte illuminanti mai spinte da un perché. L’amore profondo, intimo ed assolutamente interiore, che solo in relazione agli altri concede ad ogni essere umano la più assurda di tutte le esperienze prive di motivazione: la vita.

La vicenda pandemica ha messo in ginocchio una umanità già indebolita dal rimando di ogni azione alle sempre più sofisticate protesi tecnologiche, una umanità resa inerte dalla spettacolarizzazione dei sentimeni. E la visione che emerge è quella di una umanità incredula, indifesa e incapace di reagire di fronte ad una aggressione naturale che ha rimpicciolito ulteriormente il mondo, svuotato definitivamente della sua entità consapevole: appunto l’uomo. Una visione retrattile e subìta, non più quella illuminata dei sognatori.

Un uomo che attende come soluzione il rinnovo del problema, tipica e assoluta legge di mercato. Abbandonato da se stesso, l’uomo non reagisce. Alcuna reazione, come quella del cadavere.

Se questo è uomo, l’uomo è morto. Questa costatazione essenziale emerge dall’opera che unisce i due singolari pensatori della nostra epoca, Galimberti e Ciu che in un teatro pongono gli spettatori di fronte all’Ora X.

La fondamentalità dell’opera rappresentata riunisce la summa di esperienze esistenziali diametralmente opposte dei due straordinari pensatori che attraverso percorsi totalmente diversi ma di singolare intensità hanno raggiunto la medesima visione. L’Ora X risiede in una circostanza priva di affanno che il Tempo ci concede.

Ed il Teatro, sguardo definito del Tempo, quando la purezza del pensiero incontra la parola fondendosi col valore del movimento nella musica, è l’Ora X.

"Chronos: Ora X" è l’appuntamento per una nuova frontiera intellettuale. Giovani, alcuni ben coscienti di ciò, nei quali gli artisti della Compagnia della Città & Fabbrica Wojtyla si riconoscono. Autorità, istituzioni, mondo dell’informazione e professionisti della cultura più volte sollecitati hanno continuamente illuso e deluso proprio questi giovani e, nel tempo, in pochi hanno davvero voluto incontrarli, confrontarsi lealmente e riconoscerli.

 

Un libro per biglietto a Teatro

“Un libro per biglietto” è un’altra l’idea che FW Produzioni srl lancia con il supporto di Umberto Galimberti in collaborazione con Ali della Mente. La sorprendente iniziativa parte da Caserta il 4 marzo 2022, proprio in occasione della prima assoluta dell’opera “Chronos: Ora X” della quale il noto filosofo, oltre che co-autore, è interprete da protagonista sulla scena con i giovani artisti della Compagnia della Città & Fabbrica Wojtyla.

In concomitanza dello spettacolo viene presentato il libro “Il Club dei Vinti” di Patrizio Ranieri Ciu che si avvale di un ampio intervento introduttivo di Galimberti. Ebbene, l’iniziativa è quella di considerare il libro il biglietto di ingresso per lo spettacolo. Solo l’acquisto del libro dà diritto al posto in teatro per assistere alla rappresentazione teatrale. Oltre l’originalità dell’idea è palese l’innovazione di una visione finalmente alterativa della cultura. E non finisce qui l’effetto moltiplicatore dell’idea. Infatti un gruppo di giovani ragazze appassionate di teatro e di scrittura ha appena promosso la nascita di una start up editoriale nel programma Resto al Sud che decolla dalla idea di creare una speciale sezione dedicata a trasformare i libri in biglietti da teatro.

Info & prenotazioni: fabbricawojtyla.org

 

PENSIERI DI UMBERTO GALIMBERTI E PATRIZIO RANIERI CIU

Dio è morto, Marx pure ed anche io non mi sento molto bene”, battuta attribuita a Woody Allen, è di fatto la battuta di un testo del teatro dell’assurdo di Eugene Ionesco. In quella ironia si sintetizzava una epoca che anticipava l’avvento della tecnologia come guru comportamentale del nostro secolo.

Così la malattia dell’uomo, da gioco nel teatro dell’assurdo, si rivela oggi come reale e talmente mortale da poter affermare che il “Dio è morto” di Nietzsche preludeva alla “morte dell’uomo” come entità riflettente.

Con riferimento al teatro ed alla sua funzione catartica Umberto Galimberti riporta che “Friedrich Wilhelm Nietzsche diceva che non si può più scrivere una tragedia come quella greca perché non esiste più la tragedia nella cultura dell’uomo. Karl Jaspers aggiungeva che non può esistere tragedia in una condizione umana che si illude di sopravvivere a sé stessa grazie alla speranza di una eternità. Lo stesso Shakespeare, nella sua grandezza, era un narratore senza dimensione tragica”.

Ebbene, l’Ora X di Chronos è il tentativo di scrivere la nuova tragedia e restituire l’ineluttabile alla tragicità dell’uomo che, isolato, muore in sé stesso.

La vicenda pandemica ha messo in ginocchio una umanità già indebolita dal rimando di ogni azione alle sempre più sofisticate protesi tecnologiche, una umanità resa inerte dalla spettacolarizzazione dei sentimenti che hanno privato del pianto e del riso ogni singola intimità, una umanità senza profondità, oramai appiattita nella immagine nitida da 12k ma bidimensionale e livellata che ne ha assorbito tutte le parole, già minime e ridotte in slogan di luoghi comuni, cancellandone ogni memoria.

E la visione che emerge è una visione di una umanità incredula, indifesa e incapace di reagire di fronte ad una aggressione naturale che ha rimpicciolito ulteriormente il mondo, svuotato definitivamente della sua entità consapevole: appunto l’uomo. Una visione retrattile e subìta, non più quella illuminata dei sognatori. Quell’uomo che sfidava l’universo con il sogno del primo viaggio sulla luna ora si rintana in casa, senza alcuna reazione, nell’attesa che l’ambiente ripristini le medesime condizioni di uno stato antecedente alla pandemia che della stessa non può che esserne la causa. Un uomo che attende come soluzione il rinnovo del problema, tipica e assoluta legge di mercato. Abbandonato da sé stesso, l’uomo non reagisce. Alcuna reazione, come quella del cadavere.

Se questo è uomo, l’uomo è morto.

Questa costatazione essenziale emerge dall’opera che unisce due singolari pensatori della nostra epoca, Umberto Galimberti e Patrizio Ranieri Ciu che in un teatro pongono gli spettatori di fronte all’Ora X.

“Nichilismo puro, senza via d’uscita”. Sintetizza Umberto Galimberti.

Patrizio Ranieri Ciu aggiunge: “Ora X, greca tragedia rinnovata, è lo specchio, punto di arrivo e punto di ritorno. Lo specchio del teatro è una unica strada. Circostanza di arresa consapevolezza, priva di affanno, che il tempo ci concede”. E conclude: “L’Ora X è l’ultima immagine riflessa prima del vetro infranto”.

Il Teatro, aperto alla nuova generazione dei giovani artisti che accanto a Umberto Galimberti sulla scena lo interpretano, induce cosìalla consapevolezza, alla conoscenza dell’unica realtà che temiamo e per timore della quale siamo giunti all’annientamento di quella emotiva intensità che ha permesso all’umanità nei secoli precedenti scoperte illuminanti mai spinte da un perché.

Cioè quel sentimento, l’amore profondo, intimo ed assolutamente interiore, che solo in relazione agli altri concede ad ogni essere umano la più assurda di tutte le esperienze prive di motivazione: la vita.