Igiaba Scego e la linea del colore

Razzismo, emigrazione, l’essere donna, il tema del viaggio e la consapevolezza di non essere mai pienamente a suo agio, sono solo alcune delle tematiche toccate da Igiaba Scego. Giornalista e scrittrice italiana che da sempre è impegnata nella lotta per la parità dei diritti. Africana d’origine, porta quella terra nel cuore. La sua non è solo una testimonianza d’amore, ma è soprattutto emancipazione.

Igiaba Scego e la linea del colore

La linea del colore è l’ultimo romanzo della scrittrice Igiaba Scego. Si tratta di una storia che ha per protagonista due donne nere: una di nome Lafanu Brown, che a sua volta ricalca due personaggi realmente esistiti: la scultrice Edmonia Lewis e l’ostetrica Sarah Parker Remond. L’altra è Leila, che vive nei giorni nostri e si avvicina a Lafanu attraverso studi e ricerche. Sia Leila che Lafanu si rapportano con una società
razzista
, dove la condizione di migrante rende tutto più complesso. Lafanu è una donna dell’Ottocento e porta con sé tutti i problemi di quell’epoca, ugualmente Leila ha tutte le difficoltà della nostra epoca. Passato e presente si mescolano in una soluzione di continuità attraverso un filo diretto.

Razzismo, emigrazione, l’essere donna, il tema del viaggio e la consapevolezza di non essere mai pienamente a suo agio, sono solo alcune delle tematiche toccate da Igiaba Scego. Giornalista e scrittrice italiana che da sempre è impegnata nella lotta per la parità dei diritti. Africana d’origine, porta quella terra nel cuore. La sua non è solo una testimonianza d’amore, ma è soprattutto emancipazione.

L’autrice non riesce a capacitarsi di come, al giorno d’oggi, ancora esistano quei retaggi del passato. Igiaba
Scego vive con le sue eroine gioie e dolori, soprusi e miseria. Quest’ultima non è solo degli sfruttati, ma anche degli sfruttatori.

Il romanzo è soprattutto storico, ma anche sociale e politico. Vuole analizzare a fondo le storture di una società, che non è solo quella europea, ma anche africana e americana. C’è un filo che lega la storia dei neri nel mondo e questo si origina nella linea del colore. La pelle diviene il veicolo per testimoniare la brutalità, la vergogna di un popolo che è costretto a vivere ai margini da sempre. Non si tratta di una scelta pacifica fatta da qualcuno, ma di una vera e propria violenza che ogni giorno subiscono gli ultimi. Così accade alla pittrice Lafanu Brown, parimenti succede alla cugina di Leila, Binti, che per raggiungere l’Europa, è costretta ad attraversare la “filiera dell’orrore”.

Lo stesso che percepisce sulle sue mani Igiaba quando scrive la storia. Un’opera interessante che porta alla luce una realtà che troppo spesso ignoriamo. L’Italia più delle altre nazioni sa cosa significa essere colonizzati ed essere colonizzatori.

È come se in questo tempo avesse ricevuto del male e poi l’avrebbe contraccambiato su altri popoli inermi. È ciò che è accaduto nell’Ottocento e che poi ha ripreso forza nel Novecento. Non è un romanzo che lascia spazio a vincitori o vinti. Tutti in egual misura ne usciamo sconfitti e consapevoli che dobbiamo creare
un mondo diverso
. L’integrazione, la multiculturalità è un qualcosa che sta venendo fuori da sola. Nessuno di noi è in grado di arrestare questo processo.

Daniele Altina