Il gregge italico
L'OPINIONE DELL'AVV. GUARNERA. «Il termine deriva dal latino "e-grex", "fuori dal gregge". Indica chi per pregi e onori si discosta dalla massa, dal "gregge". Ed è proprio il "gregge", la folla indistinta a connotare il tempo presente.»

Si è soliti dire che talora le parole sono pesanti come pietre. E spesso sono anche dense di significato. Prendo ad esempio l'aggettivo "egregio", che si usa quando ci rivolgiamo a qualcuno verso il quale mostriamo deferenza e rispetto. Talora a sproposito e con ipocrita ostentazione.
Il termine deriva dal latino "e-grex", "fuori dal gregge". Indica chi per pregi e onori si discosta dalla massa, dal "gregge". Ed è proprio il "gregge", la folla indistinta a connotare il tempo presente.
I governanti, divenuti demagoghi, non si rivolgono più ai singoli cittadini per invitarli alla conoscenza, al dialogo, alla consapevole partecipazione. Parlano ad una folla senza identità, una folla per sua natura istintiva, emotiva, compulsiva. Una folla da sedurre con gli slogan, con la teatralità dei gesti, alimentandone i pregiudizi. Una folla per sua natura acefala e irrazionale, composta, per buona parte, da individui ignoranti.
Nella folla prevale l'inconscio di ciascuno che ne fa parte, con le sue paure e frustrazioni.
Chi gestisce il potere lo sa, e su questo fa leva per alimentare ad arte il consenso. Il "gregge" va nutrito, compattato, non disperso. Il pericolo, per i governanti, si verifica allorché alcuni escono dal gregge.
E cominciano a pensare, rifiutano le comuni liturgie, evitano il conformismo. E assumono il coraggio di contestare, rivendicando la propria autonomia e libertá. La politica e i partiti vogliono un popolo che sia e resti gregge.
La scommessa vera consiste nel contrastare con forza tale disegno, ed operare affinché, almeno le nuove generazioni, siano composte da cittadini veramente "e-gregi"!