Il [lo]deserto dei diritti dei migranti, i lager e la censura su Mare Nostrum

SECONDA PARTE. Denunciato per anni da associazioni, giornalisti e attivisti, condannato nei tribunali italiani ma è ancora in attività. Omaggiato anche da esponenti istituzionali italici.

Il [lo]deserto dei diritti dei migranti, i lager e la censura su Mare Nostrum

Il Regina Pacis di Lecce fu tra i simboli dei vari lager in cui furono rinchiusi migranti in quegli anni. Anni fa un articolo di Stefano Mencherini, l’autore di“Mare Nostrum”, denunciò per la prima volta le attività della fondazione Regina Pacis in Moldavia (http://www.stefanomencherini.org/ita/index.php?option=com_content&task=view&id=102&Itemid=26 ). Mare Nostrum è un documentario prodotto dalla RAI ma mai trasmesso. Perché colpito dalla censura più totale. Insieme ad Articolo21 e MeltingPot con PeaceLink portammo avanti all’epoca una campagna (https://www.peacelink.it/migranti/i/2030.html ) per chiedere di trasmetterla e far conoscere quello che stava succedendo a Lecce.

Ma Lodeserto godeva di stima e appoggi ad altissimi livelli, trasversali. Segretario particolare dell’allora vescovo, esponenti di tutto l’arco costituzionale (e persino l’allora governatore della Banca d’Italia) erano amici di Lodeserto. E, quando fu arrestato animarono una catena di sostegno e solidarietà che dovrebbe far vergognare il Paese intero. Un quotidiano, tra l’altro negli ultimi anni tra i più accaniti contro gli immigrati che un giorno si e l’altro pure ha riempito pagine intere di business dei profughi e invasione, scrisse all’epoca che chi aveva denunciato don Cesare doveva vergognarsi, che era in atto una gogna da parte di chi (testuale) avrebbe fatto arrestare pure San Francesco. Da alcuni anni “Mare Nostrum” è integralmente disponibile online http://www.arcoiris.tv/scheda/it/2957/ https://www.youtube.com/watch?v=AGgOww84fps

Un’ora e tre secondi di immagini e parole che fanno capire perché – ancora oggi dopo tanti anni –  leggere nella stessa frase cpt e lecce colpiscono come un pugno nello stomaco e una fitta al cuore.

Il 30 novembre 2002, denunciò Dino Frisullo, una delegazione uscì sconvolta «dal livello di abuso ed arbitrio» nel Regina Pacis. «Gli operatori civili nei Cpt – leggiamo in Se questa è umanità https://www.peacelink.it/migranti/a/1100.html  – non dovrebbero avere in dotazione bastoni. Invece ce l’hanno, e li usano.

Il 22 novembre qualche decina di “ospiti” tentarono la fuga dal Regina Pacis. La maggior parte di loro furono ripresi. Li abbiamo visti. Ad una settimana di distanza, la camerata dei marocchini sembrava un’astanteria del Pronto Soccorso. Gambe e braccia fasciate e ingessate, lividi, punti di sutura… Secondo la direzione quelle ferite erano il risultato del salto dalla balconata. Ma chi si rompe un braccio o una gamba, non ce la fa a correre e nascondersi, e questi erano stati ripresi a chilometri ed ore o giorni di distanza.
I loro racconti erano univoci. Li avevano condotti a gruppetti nella stanza del direttore, anzi in uno stanzino adiacente, e li avevano picchiati con bastoni di legno ed a calci. Chi? Luca, Natascia, i quattro turchi… Il personale straniero del Regina Pacis. I kapò (anche loro per lo più erano ebrei come le loro vittime…).

Poi, dopo aver cominciato a rompergli le ossa, avevano passato la mano ai carabinieri con gli anfibi e i manganelli. Il direttore Lodeserto, il benefattore dell’umanità, il candidato al Nobel per la pace, c’era? Sì, c’era, confermavano tutti. Uno di loro era stato denudato, ammanettato e lasciato per una notte legato all’addiaccio. Un altro era stato massacrato di botte non nello “stanzino” ma in camerata, davanti a tutti, come umiliazione e ammonimento. E la scena si era ripetuta pochi giorni dopo, a ridosso della visita di Nichi Vendola e di un’altra delegazione, per ritorsione. Ed altre volte … Nello “stanzino” si picchia spesso? Sì, spesso, rispondevano».

«Ho visto persone che venivano schiaffeggiate dal direttore don Cesare. Ad altre prendevano la testa e gliela schiacciavano contro il muro in presenza di tutti. Io ero terrorizzato, tutti eravamo terrorizzati» testimoniò un “ospite” del Regina Pacis ad Avvenimenti nel Gennaio 2003.

«È  successo a un mio amico colpevole di aver detto grazie a una ragazza che lavorava nella sala mensa. Il direttore lo ha portato dentro un ufficio e dopo cinque minuti lo ha fatto uscire in lacrime con la faccia rossa di botte» leggiamo ancora nello stesso articolo di Avvenimenti. «Il direttore mi ha preso per i capelli e mi ha sbattuto più volte la testa contro il muro. Mentre mi picchiava continuava ad insultarmi. Ho avuto paura che mi ammazzasse» il racconto di uno dei migranti che tentò la fuga il 22 novembre 2002.

WORDNEWS.IT © Riproduzione vietata