Il lungo declino culturale

Qualcuno, certo poco sapiente, ha detto che con la cultura non si mangia. Un assioma che ha accompagnato i detrattori delle cultura e del suo altissimo valore nella costruzione di una identità di valore della società, coloro che hanno investito nelle politiche bieche da amministratori della cosa pubblica, la “res pubblica” per intenderci.

Il lungo declino culturale
Lo spazio comune

Coloro che hanno scelto la classe dirigente politica, attraverso quello strumento democratico per cui lotte sanguinarie hanno spinto l’ardore democratico di un popolo che rivendicava il suo “esserci” come protagonista nella spazio sociale in cui viveva, in cui consumava la sua esistenza, per essere ascoltato, sostenuto.

Lo stesso Dante, che il bravissimo Aldo Cazzullo, nel suo ultimo libro “A riveder le stelle” ha definito il poeta che inventò l’Italia, aveva lottato per la democrazia, per la restituzione di una umana convivenza civile. Esule per motivi politici scrive la “Commedia” come atto di sfida e di denuncia contro i poteri che infaustamente governavano Firenze e l’avevano catapultato nella cenere dell’odio e dell’oscurantismo.

Oggi ci ritroviamo, a distanza di secoli, a dover chiedere a piena voce il ripristino di democrazia, equità sociale e lungimiranza politica nelle nostre città dove il valore del potere e del denaro fa  della cultura e della vita comunitaria, ostaggi  di un manipolo di interessi che nulla hanno a che vedere con il bene supremo della comunità.

L’oggi sarà il nostro domani che lasceremo ai nostri figli.

Perciò c’è da fare una scelta. Vivere nella inconsapevolezza e nell’ignoranza o aprire le porte al futuro, alla ricchezza morale, al progressismo, cardini su cui si impernia il valore di una comunità che voglia crescere e non morire agonizzante.

La comunità isernina vive un periodo di grande buio. Le non scelte a favore della fede illuministica della cultura non favoriscono l’evolversi nell’ottica di una valorizzazione delle risorse  umane, artistiche e antropologiche che il nostro territorio possiede.

Unico presidio resta la scuola che, conscia della sua missione, opera nella direzione della presa di coscienza da parte delle giovani generazioni. A ciò si aggiunge la mancanza, anche fisica, di centri sociali e culturali, indipendenti politicamente, ma accoglienti e sani.

Ed arriviamo al caso scoppiato dell’Ex Lavatoio di Isernia (nella foto a destra) che dal 2013 ospita associazioni culturali e sociali, uno spazio a se stante dove pullula quello che nelle grandi città è cosa funzionante ad ogni angolo di strada. L’impegno profuso di organismi di volontariato hanno portato a ricavarne uno spazio,  non solo fisico, ma soprattutto di azione e di condivisione.

Senza alcun preavviso, con modalità decisamente antidemocratica, come riferisce Celeste Caranci, presidente dell’Arci, che ha appreso il tutto da organi di informazione locale, con una delibera di Giunta, è stato spostato l’utilizzo di questo spazio ad altra associazione, di gran valore sicuramente per l’identità della nostra città, quella dei merlettai di tombolo.

Ora ci si chiede come un’amministrazione che lavora di notte per far sapere di giorno le sue decisioni si possa definire inclusiva e democratica. Questo spazio, inoltre, è uno dei pochi che possa ospitare eventi culturali di ogni tipo come presentazioni di libri, esposizioni di quadri, dibattiti culturali e quanto altro.

Non c’è da stupirsi direbbe qualcuno, a conoscenza di altri fatti, come la esclusione dal circuito dei Borghi della Lettura, presente in quasi tutte le regioni italiane, con numerose iniziative, solamente per non aver dato alcuna importanza alla cosa, omettendo il pagamento di una cifra irrisoria annua. Che dire ancora della qualifica attribuita di Città che legge a Isernia, con il contributo delle sole attività di singoli cittadini, promotori della  lettura con progetti appositi.

Che ne è stato? Nulla di nulla, né si è continuato a rinnovarla vista la completa inettitudine dell’assessorato che mai ha convocato, chi ne è stato il promotore, come semplice cittadino, né le associazioni, i librai e quant’altro?

Ai posteri l’ardua sentenza!

Speriamo presto, molto presto. Manca poco... molto poco...

mf

ph paolo de chiara

 

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