Il solito Paese ridicolo e sinistro

44 ANNI DOPO/Prima Parte. Il tempo della nuova pandemia non ha cambiato niente e nessuno, le lettere luterane descrivono perfettamente anche le maschere ipocrite, borghesi e arroganti di oggi. «L’Italia – e non solo l’Italia del Palazzo e del potere – è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: «contaminazioni» tra Molière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno. Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l’immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di «raptus»: era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti». (P.P.P., Lettere luterane, Torino, Einaudi, 1976)

Il solito Paese ridicolo e sinistro
Pier Paolo Pasolini

Andrà tutto bene, torneremo più forti di prima, distanti ma uniti. Sembrano passati secoli, nel Paese senza memoria e prigioniero di un tempo immobile che non passa mai, solo qualche mese fa queste frasi correvano sui social e tra i balconi. Tra le strade deserte, lo smarrimento totale di chi improvvisamente vedeva tutto vacillare.

Le televisioni, le conversazioni a distanza, la comunanza dei lutti e delle tragedie sembravano narrare un Paese straripante di solidarietà, di umanità, di ricerca di qualcosa di più profondo, vero e autentico della vacuità e dell’egoismo dell’io. Il tempo scorre e va via, non sa dire nessuna bugia è la verità che troviamo nella canzone «In piedi». Un titolo che si adatta perfettamente all’Italia che si desiderava, attendeva, agognava. Ammantandosi di solidarietà, improvvisi diluvi di generosità ed umanità.

Ma il tempo scorre e la verità ha preso a schiaffi ogni retorica falsa come una moneta da 3 lire in tempi di euro. Andrà tutto bene mentre si contavano a migliaia i morti, mentre avanzava l’idea che «colpisce soprattutto i vecchi e i già malati» come se ci fossero vite meno importanti, persone che si possono scartare e di cui lavarsi le mani?

Quelle vite esistono, schiaffo alla misera ipocrisia piccolo borghese, al perbenismo interessato, ai greggi belanti dietro capibastone, prepotenti e squallidume vario. Atto d’accusa davanti a chi ingrassa, con voti, mazzette e compiacenze varie, coloro che cancellano ogni giorno il diritto alla salute in nome del clientelismo, del piazzare l’amico, l’amico dell’amico e l’amico dell’amico dell’amico, lo stesso a cui regalare appalti, lo stesso che in cambio di qualcosa ti lascia superare le liste d’attesa e pensa a te lasciando indietro i più deboli, fragili, impoveriti, coloro che più hanno bisogno di cure. In piedi ci si voleva ritrovare in quelle settimane ma, dietro l’autocompiacente patina, tutto c’era tranne che umanità e solidarietà.

In televisione e negli onnipresenti meme sui social i medici, gli infermieri e gli operatori socio sanitari erano eroi, venivano inondati di grazie. Che si son ritrovati con messaggi minatori davanti la porta di casa, rifiuto e disprezzo dei vicini, ondate di odio da chi li scacciava, li teneva lontani considerandoli pericolosi.

Gli stessi squallidi comportamenti che negli anni hanno bersagliato testimoni di giustizia, magistrati, giornalisti e chiunque si sia concretamente, sul campo, mettendoci una faccia che non era solo una maschera contro ogni mafia.

Quant’è bello e fa sentire forti i volti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di Rita Atria e di Peppino Impastato. Ma a vent’anni che so certe fesserie in testa, quel giudice è brutto, sporco e cattivo perché non plaude il mio politico, perché rompe le palle al mio amico che ha sistemato mio figlio ed è bravo e bello perché amico mio.

«L’Italia – e non solo l’Italia del Palazzo e del potere – è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: «contaminazioni» tra Molière e il Grand Guignol».

Il lockdown primaverile è finito, è iniziata la fase 2, bisogna ripartire, sostenere l’economia, ci sono più poveri e famiglie bisognose di aiuto. E via pagine e pagine, ore e ore, discussioni infinite, foto sui social e prenotazioni compulsive sulle tastiere del raptus volgare a pacchi di soldi, le vacanze in paesi lontani, la movida, i passatempi dei vip e dei re d’Inghilterra (persino durante la pandemia sapevamo quasi in tempo reale di ogni broncio a Buckingam Palace ma non se moriva un nostro parente o vicino di casa). In questi giorni si discute del bonus 600 euro (e quanti hanno letto la notizia fino in fondo accorgendosi che è per le partite iva?) chiesto ed ottenuto anche da parlamentari, consiglieri regionali ed altri esponenti politici.

Ci sarebbe tanto da dire, riflettere e comprendere su cosa e come è accaduto. Ma ce lo siamo già dimenticati che l’hanno richiesto anche professionisti di alta classe, rappresentanti di professioni altolocate? E che ci sono migliaia, se non milioni, di persone veramente impoverite e disperate lasciate fuori – per paletti sicuramente più stringenti – o che attendono ancora il minimo del minimo per sperare forse di sopravvivere? Fomentano ed esercitano indignazioni gli stessi che se facevi notare l’esplosione dei primi focolai nella ricca Padania urlavano isterici al sentimento anti-settentrione, al «siete solo invidiosi, senza di loro non valete nulla» e cazzate simili.

Fomentano ed indignano gli stessi che, di fronte all’avanzare della pandemia, hanno difeso fino in fondo le peggiori, più devastanti e schiaviste fabbriche che non dovevano mai fermarsi e si son ritrovati a sostenere l’obbligo di regalare milioni e milioni a chi de localizza in tutto il mondo, ha chi ha sede nei paradisi fiscali, chi la va menando che i super ricchi e i più impoveriti devono pagare le stesse imposte, a chi pende dalle labbra di Briatore, Mora e alto borghesume simile. Perché senza un padrone da servire e riverire, senza qualcuno a cui leccare, adorare, venerare e cercare di imitare (e chi se ne fotte degli altri e del Paese, quanto siamo usciti migliori…).

«Ma i cittadini italiani non sono da meno. Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l’immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di «raptus»: era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti».

Lo stesso Paese che poi si lamenta che i politici sono tutti uguali, che lo Stato non aiuta, che siamo circondati di ladri ma vive in funzione dei peggiori manigoldi possibili, che li sostiene e arricchisce, che si comporta esattamente come loro e insulta, emargina, disprezza ogni alternativa al pensiero dominante, ai ras e ai giochi di potere. Che se provi a denunciare ti domanda chi te lo fa fare e perché, che si inventa di tutto e di più non concependo neanche che si possa agire senza interessi meschini o pupari dietro, che si può voler fare politica senza voler esercitare il potere per il potere.

E che, alla fine, alza le barricate per difendere la menefreghista vacuità del divertimento piccolo borghese ostentato e le vacuità peggiori possibili. Lo vediamo anche in questi giorni, le fabbriche stanno chiudendo, migliaia di persone sono state licenziate anche in questi mesi, emerge il solito schifo putridume - mafie, pedofili, schiavitù (ma guai se i braccianti provano ad alzare la testa, dire che il branco è infastidito e si sente quasi in obbligo di vomitare insulti e menzogne è dir poco …), bestialità di ogni tipo, gli impoveriti sono sempre più all’abbandono, incredibilmente gli aeroporti (sette mesi dopo l’inizio dell’emergenza) non sono attrezzati a verificare lo stato di salute di chi torna dall’estero, le bombe sanitarie ed ecologiche sono sempre lì e peggiorano ogni giorno di più – ma le regioni stanno alzando barricate per i luoghi del raptus incosciente, spregevole nella sua ostentazione da figli di ricci papà alto borghesi indifferenti a tutto e tutti (nonostante l’evidenza dell’esplosione dei nuovi contagi che sta portando dritti dritti verso il ritorno alla primavera scorsa) e la prima, seconda, terza, quarta e forse pure quinta preoccupazione sono le spiagge, le vacanze, l’accogliere chi poteva tutto e può tutto.

E tutti applaudono, si scatenano, se la prendono con i sanitari e i medici che chiedono prudenza, che fanno notare una realtà incontrovertibile e che neanche nei mesi dell’andrà tutto bene, delle cantate sui balconi e dell’arroganza ammantata di ipocrità «solidarietà» si è voluta accettare: esistono le malattie, siamo tutti fallaci, fragili e tutt’altro che onnipotenti, esiste qualcosa che può essere più forte di noi, che certe «cose» non si vedono solo in televisione e non accadono solo in Africa, Asia e America Latina, che i ricchi, bianchi, suprematisti, borghesi europei non siamo diversi da loro e più importanti.

Ma l’importante è il ricco multimiliardario volgare, arrogante ed egoista da riverire ed adorare, sono i reali, sono le foto patinate degli influencer e dei vip così importanti che non cambiano un’unghia dello stato di cose presenti, che è la vacuità, il poter spendere e spandere, il tornare ad ostentare ricchezza e boria, il tornare a lavarsi le mani di fronte alle peggior mafie e criminalità di questo Paese ridicolo e sinistro, leccare un culo e chiedere un favore, è ingrassare i signori delle tessere.

È «l’immagine della frenesia più insolente» per «divertirsi a tutti i costi» descrivibili solo come «spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti». Coloro che chi se ne fotte di chi muore di tumore perché quella fabbrica, quella discarica, quella bomba ecologica devasta ed ammazza, chi se ne fotte dei Peppino Impastato, delle Rita Atria, dei Giovanni Falcone e dei Paolo Borsellino di oggi, chi se ne frega dei bambini abusati ad ogni latitudine - oddio ci portano il virus, qui corona è solo quel fregnone in tv ed è sempre, solo e tutta colpa degli altri, ed ogni anno 80.000 italiani arricchiscono il turismo più squallido, schifoso e disumano possibile nelle peggiori bettole del sud est asiatico e sudamericano, partecipando anche in giacca, cravatta e ventiquattr’ore ad aste di bambine – chi se ne fotte di chi è senza una casa, del malato che non si può curare perché la sanità è distrutta da chi abbiamo votato e a chi passiamo mazzette e paghiamo in nero.