La donazione Vittorio Miele a Cassino
La raccolta fa parte della serie “Testimonianza”, documentazione artistica di un’esperienza umana che ha visto Miele testimone diretto e protagonista degli eventi bellici che sconvolsero la città e l’Abbazia nel 1944.
Venerdì 24 gennaio scorso, presso il Palazzo degli Studi del Campus Universitario (Torre Giurisprudenza, area docenti), è stata inaugurata la Donazione Vittorio Miele. A venti anni dalla scomparsa del pittore, nato a Cassino nel 1926, la sua famiglia ha donato all’Università trenta dipinti e grafiche realizzati a metà degli anni ’80 del secolo scorso.
La raccolta fa parte della serie “Testimonianza”, documentazione artistica di un’esperienza umana che ha visto Miele testimone diretto e protagonista degli eventi bellici che sconvolsero la città e l’Abbazia nel 1944. Secondo la critica queste opere, che hanno ora sede permanente in un suggestivo spazio espositivo dell’Ateneo cassinate, da tempo impegnato in un’attiva promozione dell’arte contemporanea, costituiscono il nucleo fondamentale di tutta la poetica del pittore cassinate. La donazione restituisce al territorio che le ha ispirate opere di grande valore artistico e culturale, stabilendo un ideale dialogo con la memoria individuale e collettiva e aprendo spazi di riflessione e di approfondimento. Significativi gli interventi del Magnifico Rettore prof. Giovanni Betta, del figlio del pittore, Rocco Miele, del prof. Marcello Carlino dell’Università La Sapienza di Roma e della prof.ssa Giulia Orofino, Pro Rettore per la Diffusione della Cultura e della conoscenza-Scire. Organizzazione affidata alla D.ssa Anna Mariani e ad Edmondo Colella. Catalogo edito da Arthink Edition prodotto da Editoriale Oggi.
Nasce da una sorta di desiderio reciproco l’acquisizione di un consistente nucleo di opere del pittore Vittorio Miele da parte dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. L’aspirazione era quella di restituire alla città di Cassino un nucleo significativo di opere realizzate dal Maestro Miele a metà degli anni ’80 del secolo scorso e che sono documentazione artistica di un’esperienza umana che lo ha visto testimone diretto e protagonista degli eventi bellici che sconvolsero la città e l’Abbazia nel 1944. «Quando a metà degli anni ’80 Miele dipinge, incide e disegna le opere della Testimonianza, io ho conosciuto la sua fatica, il dolore per una memoria mai tradita, i timori – e le colpe – che lo avevano scortato nel suo interminabile viaggio di sopravvissuto. Quelle tele, e poi i disegni, i cartoni, le piccole grafiche nascevano copiose in quel giardino del male che era stato il suo tempo remoto, accerchiato da fantasmi a cui promettere comunque una identità piuttosto che una pia sepoltura. (R. Zani)».
La raccolta - trenta tra dipinti e grafiche - fa parte di un nucleo più consistente di opere al quale l’artista affida, quasi intenzionalmente, il titolo di Testimonianza. Proprio a rimarcare, con il linguaggio del segno e del colore, la necessità di “non dimenticare” e di fare della propria esistenza di uomo e di artista un piccolo cortile della memoria da cui attingere il senso e la sostanza di taluni errori-orrori che la civiltà contemporanea non può più permettersi. Non già un monito o un richiamo di responsabilità storica bensì una vera e propria testimonianza priva di commento o indirizzo, orfana di qualsivoglia suggestione o criterio.. Un “luogo” di indefinibili debolezze e vessazioni, di sguardi accecati. Come le maschere e le voci di quel teatro che segue e insegue, da millenni, il tempo dell’uomo. Il teatro della guerra.
Vittorio Miele , breve biografia
Vittorio Miele nasce a Cassino nel 1926 e muore nella stessa città nel novembre 1999. Coinvolto nei drammatici fatti bellici che segnarono la storia della sua terra, Miele affida alla ricerca pittorica il senso concreto e intimo della sua esistenza. Formatosi artisticamente nella Urbino dell’immediato dopoguerra inizia la sua attività espositiva a metà degli anni sessanta. Nel decennio successivo trascorre lunghi periodi negli USA e in Canada dove tiene personali a Detroit, Toronto e Montreal. Negli anni ottanta presenta le sue opere al Trittico di Roma, alla Michelangelo di Pescara e alla Nuova Scaligera di Verona. Dal 1990 inizia una lunga e proficua collaborazione con la galleria Gagliardi di San Gimignano. Nel 2010 la Fondazione Umberto Mastroianni gli dedica una esauriente antologica presentata da Luigi Tallarico e Maurizio Calvesi. I suoi dipinti sono presenti in prestigiose gallerie in Italia, Stati Uniti, Giappone, Francia. Della sua opera si sono occupati, tra gli altri, P. Annigoni, M. Carlino, R. Civello, C. Ricci, U. Mastroianni, L. Rea, L. Tallarico, D. Trombadori, R. Zani.
Vittorio Miele, un intervento critico di Daniela Fraioli (storico dell'arte e traduttrice)
La nostra epoca, appena entrata nel terzo decennio del ventunesimo secolo, è senza dubbio un tempo di limitato silenzio, ove questo significhi uno spazio in cui ci si possa sottrarre dal continuo flusso di comunicazione, che imponente, non demorde dal voler plasmare la nostra percezione della realtà. Nel frastuono, ipnotico, le informazioni sono ormai difficilmente distinguibili, il vero sbiadisce, la parola perde il suo valore salvifico poiché inquinata da falsi profeti. Aumenta, dunque, il volume, la confusione e l’incredulità. Forse per questo, oggi più che mai, entrando nello spazio espositivo della moderna Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, messo a disposizione dal Magnifico Rettore Prof. Giovanni Betta, dove dal 24 gennaio 2020 sono esposte permanentemente ‘Le Opere della Testimonianza’ dell’artista Vittorio Miele, la prima percezione è proprio quella del silenzio. Nato nella stessa città della Ciociaria nel 1926 e maestro indiscusso del secondo dopoguerra, in questa collezione composta di trenta opere tra dipinti e grafiche e risalente alla metà degli anni Ottanta del secolo scorso, egli racconta la sua sconvolgente esperienza umana che, sotto i bombardamenti che distrussero la Città Martire nel 1944, lo vide perdere la sua famiglia intera. Eppure, a vent’anni dalla morte dell’artista, la scelta del figlio, Rocco Zani, di restituire alla città e alle prossime generazioni questa preziosissima documentazione, spirituale ed artistica, è il riscatto ultimo di un legame indissolubile. L’arte sublime di Vittorio Miele è, infatti, documentazione purissima, muta quasi, nella quale solo gli echi di una barbarie assurda emergono dalle immagini come urla sorde. Rimane allo stesso tempo priva di quella stessa violenza nel linguaggio pittorico. Al contrario, come nei disegni di un bambino che riporta il vissuto senza giudizio, la comunicazione è imbevuta di quella stessa innocenza e credibilità, per cui la drammaticità della narrazione esplode portando lo spettatore in quella stessa realtà temporale, spaziale ed emotiva facendone ormai esperienza intima, non più confutabile. I colori, reminiscenti come nelle forme, dei più alti esempi della pittura espressionistica del Nord Europa – straordinaria l’evocazione de l’Urlo di Munch nell’opera a tecnica mista Lo sposalizio degli istinti – ne respingono la virulenza e sono invece sopiti, delicati, come la madre che regge il suo bambino in Il rosso e l’urlo. La notte, fisica e psichica, che incombe sui corpi ormai astratti di Fossa Comune o sui bianchi cadaveri in Senza titolo 1 non perde equilibrio cromatico, né struttura compositiva. La donna col suo bambino scheletro nella ‘pietà’ contemporanea che è il Prologo è lì, ferma, guarda fuori, senza fiatare. Se vi fosse mai bisogno di conferma dell’orrore della guerra, in un mondo deciso a rimuoverla dalla sua memoria storica e a dimenticarne le cause, l’opera di Vittorio Miele è La Testimonianza, resa innegabile dalla potenza e bellezza trasformante della sua maestria.