«Il taglio ci donerà un Parlamento più efficiente e meno frammentato»

SPECIALE REFERENDUM. LE RAGIONI DEL SI. Intervista al prof. Carlo Fusaro dell’Università di Firenze.

«Il taglio ci donerà un Parlamento più efficiente e meno frammentato»

Il referendum sulla riforma parlamentare che riduce il numero dei deputati e senatori, rinviato a causa dell'emergenza sanitaria, si svolgerà domenica 20 e lunedì 21 settembre. Il taglio dei parlamentari e i «costi della politica» sono un tema che infiamma e appassiona il dibattito pubblico da diversi anni, creando anche caos e confusione. Per cercare di fare chiarezza su alcuni punti fermi e sul merito della situazione, in vista della consultazione elettorale, Wordnews ha contattato i promotori delle due posizioni: in quest’articolo pubblichiamo l’intervista al prof. Carlo Fusaro, docente dell’Università di Firenze, negli anni ottanta deputato e consigliere provinciale a Firenze per il Partito Repubblicano, sostenitore del si.

Questa consultazione ha una natura diversa rispetto ai referendum abrogativi ai quali siamo abituati, possiamo innanzitutto chiarire quest’aspetto?

Il procedimento della revisione costituzionale è regolato dall’articolo 138 della Costituzione stessa, secondo cui occorrono due votazioni e la seconda non può avvenire prima di tre mesi per permettere una certa riflessione ai parlamentari. Se la maggioranza dei voti è inferiore ai 2/3 dei componenti di ciascuna Camera ci sono tre possibilità: o 5 regioni o 500.000 elettori o 1/5 (e quindi una forte minoranza) dei componenti di ciascuna Camera può chiedere di sottoporre la riforma a referendum confermativo. Quindi, chi intenderà sostenere il taglio dei membri di Camera e Senato dovrà votare si e chi non intende sostenerlo dovrà votare no. In più non c’è un quorum da rispettare.

Il dibattito si è molto focalizzato sulla questione del risparmio, in quanto può essere quantificato? Perché può essere importante ottenere questo risparmio con questa strada e non con altre, come per esempio il taglio lineare degli stipendi? Ci sono anche altre motivazioni alla base della proposta di taglio dei parlamentari eletti?

Secondo me non è il risparmio l’aspetto fondamentale, ma come si ritiene da almeno una quarantina di anni il numero di eletti sono decisamente troppi. La riduzione comporta ovviamente una certa dose di risparmio ma, soprattutto, dovrebbe consentire una gestione dell’attività parlamentare con livelli di migliore efficienza ed è questa l’aspettativa maggiore. Il risparmio sarà di duplice natura: nell’immediato è solo degli stipendi però ci sono dei risparmi di più lungo periodo (dai 5 ai 20 anni almeno) che derivano dal fatto che le due strutture di Camera e Senato si dovranno ridimensionare con meno funzionari e meno assistenti. Non si può pensare di licenziare da un giorno all’altro e inoltre la spesa delle pensioni (non mi riferisco ai vitalizi ma soprattutto ai funzionari delle Camere) è del 42% del costo delle due Camere, si potrà ridurre solo sul lungo periodo arrivando ad un risparmio che potrebbe essere di duecento o trecento milioni l’anno. Può essere questo un segnale all’opinione pubblica che il parlamento si è assunto la responsabilità di autolimitare la propria composizione, sapendo che i cittadini probabilmente si attendono istituzioni un pochino più agili e snelle.

Una delle critiche alla riforma è la possibile riduzione della rappresentatività, quindi al contrario ci sarebbe un miglior funzionamento degli organi democratici?

È molto ragionevole attendersi che organi di dimensione notevolmente snellite ragionino e discutano meglio grazie ad un notevole risparmio di tempo. Sulla rappresentatività che la capacità sia legata al numero io lo contesto perché può essere decisamente più efficace con un minor numero: va superata l’idea che ognuno abbia il suo parlamentare. I cittadini non possono pensare di avere la botte piena e il marito ubriaco, cambiando il detto popolare per rispetto di genere. Ci saranno meno rappresentanti del territorio ma è quello che accade nella stragrande maggioranza dei Paesi della dimensione dell’Italia e quindi non credo ci saranno problemi di rappresentatività. Soprattutto, al Senato si alzerà la soglia per conquistare seggi e quindi è ragionevole pensare che meno forze politiche accedano alla rappresentanza in Parlamento e quindi ci sarà un utile contenimento della frammentazione. Personalmente sono dell’idea che l’attuale Parlamento è anche troppo frammentato.