In Palestina non c’è alcun luogo in cui uomini, donne e bambini possano sentirsi al sicuro
IL PUNTO DI VISTA dell'onorevole Stefania Ascari in merito al genocidio in Palestina durante la conferenza stampa del 12 settembre alla Camera dei Deputati.
In Palestina non c’è alcun luogo in cui uomini, donne e bambini possano sentirsi al sicuro.
È quello che abbiamo voluto denunciare nella conferenza stampa tenuta oggi (12 settembre) alla Camera dei Deputati con le associazioni AOI, ARCI, Assopace Palestina, Amnesty International, la relatrice ONU Francesca Albanese, il professor Triestino Mariniello e i colleghi e le colleghe dell'intergruppo parlamentare per la Pace tra la Palestina e Israele.
A Gaza si bombarda senza sosta da 11 mesi colpendo indiscriminatamente civili e target non militari, tra cui le scuole, gli ultimi rifugi degli sfollati: crimini di guerra su crimini di guerra che finora hanno provocato già 40mila vittime, oltre 100mila feriti, e un numero incalcolabile di bambini senza più famiglie.
Le immagini satellitari della Striscia ci mostrano un territorio che ormai non esiste più. Terre e abitazioni sono state spazzate via in maniera deliberata per impedirne il futuro ritorno dei palestinesi.
E questo sta accadendo anche nella Cisgiordania occupata, dove la situazione diventata sempre più grave: gli insediamenti israeliani - che la corte internazionale di Giustizia ha definito illegali - si stanno espandendo in un dichiarato tentativo di annessione del territorio palestinese e hanno provocato la morte di 700 civili inermi.
In Cisgiordania oggi un palestinese si trova dinanzi a tre scelte: o se ne va, o viene ammazzato, o diventa uno schiavo.
I media occidentali purtroppo, tranne poche eccezioni, non ne parlano perché si limitano a riprendere la versione dell’esercito israeliano che non corrisponde alla realtà dei fatti.
Ma milioni di persone nel mondo si stanno ribellando al doppio standard che i palestinesi subiscono e i governi devono ascoltare le loro voci.
Con l’intergruppo parlamentare per la Pace tra la Palestina e Israele continueremo ad andare sul campo, come abbiamo già fatto al valico di Rafah, per essere testimoni dei fatti e ascoltare la voce dei palestinesi, e intanto cerchiamo quotidianamente con interrogazioni, mozioni e lettere di spronare il governo italiano a una presa di posizione netta contro Israele in modo da porre fine all’occupazione israeliana illegale, fermare l’invio di armi – perché non possiamo mandarle a chi le usa contro i civili - consentire il riconoscimento dello Stato di Palestina, prevedere sanzioni contro Israele e la sospensione di ogni rapporto economico.
Chiediamo che si rispetti il diritto internazionale che è ciò che ci permette di vivere in pace e in sicurezza. Chiediamo che i palestinesi possano godere di tutti i diritti di cui gode ogni altro popolo.
Palestina Libera.