Ingroia: «mafie sempre delinquenziali e pericolose»

La riflessione di Antonio Ingroia, presidente di Azione Civile, sulle affermazioni dell’ex parlamentare Maraventano e sulla balla diffusa socialmente della «mafia buona di una volta». Nonostante gli allarmi, ultimi quelli sui vaccini, su come le mafie puntano a sfruttare l'emergenza sanitaria dovuta alla pandemia.

Ingroia: «mafie sempre delinquenziali e pericolose»
Antonio Ingroia

«Voltatevi pure dall'altra parte, tanto si sa come vanno a finire queste cose, si sa che niente può cambiare. Voi avete dalla vostra la forza del buonsenso, quella che non aveva Peppino.

Domani ci saranno i funerali: voi non andateci, lasciamolo solo. E diciamolo una volta per tutte che noi siciliani la mafia la vogliamo. Ma non perché ci fa paura: perché ci dà sicurezza, perché ci identifica, perché ci piace! Noi siamo la mafia».

Con queste parole lo sceneggiatore fa concludere nel film «I Cento Passi» a Salvo Vitale il monologo radiofonico la notte dell’assassinio di Peppino Impastato. Ucciso dalla mafia, dai sicari di Tano Seduto ma per decenni considerato un «terrorista», un «poco di buono», uno che se le andava a cercare. Lo si pensava allora e lo si pensa ancora oggi. Peppino venne isolato, delegittimato, tradito e disprezzato in vita come accaduto a tanti altri, da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ai giorni nostri. Mentre gli artisti d’intrallazzi, parafrasando «La cretina commedia» di Radio Aut, sono applauditi, seguiti, hanno ampio risalto mediatico, politico e sociale, hanno tutto spianato davanti e vengono difesi con le più squallide, vergognose, strumentali, nauseanti teorie di vassalli, valvassori, valvassini e lacché. Teorie che in un Paese normale non sarebbero credute neanche da chi le pronuncia davanti uno specchio. Siamo invece nel Paese degli specchi di legno, che normale non è.

«Il vaccino è l'oro liquido del 2021, la cosa più preziosa da distribuire il prossimo anno e la mafia e le altre organizzazioni criminali sono già preparate. Con la diffusione dei vaccini la criminalità aumenterà drasticamente» ha dichiarato nei giorni scorsi Juergen Stock, guida dell'Interpol ad una testata tedesca. L'ultimo allarme di questi mesi terribili sullo sfruttamento dell'emergenza sanitaria ed economica da parte delle mafie, pronte a sfruttare il crollo dell'economia e le esigenze sanitarie da parte delle mafie. Allarmi che dovrebbero destare le coscienze e l'interesse mediatico, politico, pubblico. Invece da una parte vengono sottovalutati e taciuti, dall'altra continuano a riemergere costantemente idee come «la mafia dona lavoro», «ma senza il loro aiuto nulla si può fare», «lo fan tutti e quindi lo faccio pure io», «ma chi lo fa fare, statte zitto e campi cent’anni» fino al «ma in fin dei conti sono brave persone» e «esiste anche una mafia buona che aiuta e difende il territorio».

L’ultima ad aver pubblicamente esposto questa teoria è stata l’ex parlamentare (poi diventata anche ex leghista) Angela Maraventano. Dichiarazioni sconcertanti, come abbiamo ricordato nella recente intervista con il magistrato anticamorra Catello Maresca, cadute dopo qualche giorno nel dimenticatoio e che invece avrebbero dovuto suscitare riflessioni vere e profonde sulla lotta alla mafia e la concezione reale nella società.

Abbiamo chiesto una riflessione sulla questione all’ex pm e oggi avvocato antimafia, presidente del movimento politico Azione Civile, Antonio Ingroia in occasione dell’intervista che ci ha concesso qualche giorno dopo le dichiarazioni della Maraventano, di cui abbiamo pubblicato le prime parti il 12 ottobre, il 14 ottobre scorsi.

Dottor Ingroia, le dichiarazioni di Angela Maraventano secondo lei come mai hanno destato meno attenzione mediatica e politica di quel che ci si poteva aspettare? L’idea di una «mafia di una volta» con «valori» e quasi «buona» è un pensiero purtroppo ricorrente nei decenni. Lei cosa replica?

«Sarebbe meglio non parlare quando non si conosce, appello che purtroppo è destinato a cadere nel vuoto in quanto siamo in un’Italia dove l’incompetenza, l’ignoranza e l’arroganza vengono premiate invece di essere bocciate. Non occorre aver letto libri sulla mafia o essere stato pm antimafia per sapere che le mafie sono sempre state organizzazioni delinquenziali, che hanno ucciso non solo servitori dello Stato ma anche donne, bambini e seminato stragi da sempre.

Fin dalle origini non è mai esistita una vecchia mafia buona e una nuova cattiva. Premesso questo, l’aspetto più grave è che è stata accolta quasi con disinteresse perché nell’Italia di oggi c’è un’assuefazione costante alle "sparate" più incredibili di chiunque e senza un minimo di competenza e ad una sottovalutazione e disinteresse nei confronti del pericolo tuttora rappresentato dalle mafie, depennate dalle grandi priorità nazionali portando come conseguenza anche a questo, la quasi mancanza di prese di posizione politiche importanti, i giornali neanche ne parlano e così via. Considerando le mafie non più un pericolo vero come se fosse solo un’oziosa questione per addetti ai lavori».   

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