Insulti, minacce e tentativi di intimidazioni da stupratori a pagamento e incel, non ci fermeremo!

Ci sono denunce tabù per la media società italiota, che scatenano branchi e i peggiori rutti che perpetrano pensieri (parola che usiamo solo per pura convenzione linguistica) di cui una società umana dovrebbe solo vergognarsi e cancellare per sempre. La tratta, la schiavitù sessuale, l’industria criminale dello stupro a pagamento sono denunce che portiamo avanti da sempre. I nostri articoli e alcune pubblicazioni social da mesi hanno scatenato insulti, rutti immondi, minacce, tentativi di intimidazione. Non ci fermeranno e, anzi, ogni loro frase ci rende ancora più convinti e determinati. «Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza»(Horacio Verbitsky).

Insulti, minacce e tentativi di intimidazioni da stupratori a pagamento e incel, non ci fermeremo!

«La mafia, lo ripeto ancora una volta, non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano».

Vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società».

Sono parole di oltre trent’anni fa di Giovanni Falcone, una denuncia di strettissima attualità. Uno dei capisaldi delle mafie, allora e ancor più oggi, è lo sfruttamento della tratta, della schiavitù sessuale, dello stupro a pagamento.

Le mafie nigeriane, come abbiamo documentato anche nei mesi scorsi con un focus sull’Abruzzo, vi si sono diffuse e consolidate sul territorio italiano alleandosi con altre mafie (dalle tradizionali italiche ad altri clan ormai ben radicati). Liliam Solomon è stata vittima assassinata dalle mafie nigeriane e da migliaia e migliaia di stupratori paganti. Una vicenda fin troppo dimenticata e sconosciuta in una regione come l’Abruzzo in cui la schiavitù sessuale, oltre dieci anni fa così come oggi, è ampiamente presente lungo tutta la costa.

Dalla bonifica del tronto all’area metropolitana Pescara-Montesilvano fino al confine col Molise. Luoghi, come un tratto del lungomare di San Salvo, in cui avviene da decenni nell’indifferenza, nelle battutine maschiliste e squallide, considerando normale ed accettabile tutto questo. Da una parte, dall’altra si arricchiscono papponi e mafiosi, sfruttatori e schiavisti. Ben poche mafie confermano le parole di Giovanni Falcone, lo stupro a pagamento prolifera in una società fortemente patriarcale e stuprante, maschio centrica e che legittima quotidianamente ogni scalino della piramide della «cultura dello stupro».

È un tema tabù per tanti, troppi, settori della società. Se si prova a parlarne, a denunciare, a dare voce a vittime e sopravvissute, a denunciare e chiamare ogni crimine con il suo nome e non paroline edulcoranti ed assolventi, si viene attaccati, insultati, censurati. Accadde anche ad Adelina, che denunciò i suoi aguzzini, fece arrestare e condannare decine di sfruttatori dei clan della mafia albanese, documentò e denunciò tutta la disumana brutalità dei cosiddetti clienti. Parola che si continua ad utilizzare solo perché certe ideologie, normalizzazioni, complicità avanzano nell’asocietà italiota.

Poco più di un anno fa l’Italia intera appariva tutta mobilitata per il popolo ucraino, ovunque fiorivano iniziative di accoglienza e solidarietà con chi fuggiva dalla guerra. L’interesse per le sorti degli ucraini appariva il primo a livello sociale, politico, mediatico, politico. Un’onda solidale così forte, così robusta, così totale che sul destino di migliaia di donne, anche minorenni e bambine, ucraine da subito calò il silenzio dell’omertà, il negazionismo da poltrona, l’indifferenza.

Solo grazie a Sex Industry is violence, Ebano, Resistenza Femminista e il coraggio di una giornalista vera e appassionata come Amalia De Simone (che riuscì, unica, a denunciare sulla televisione nazionale) è stato possibile rompere questo silenzio imbelle e vergognoso.

Le mafie si sono immediatamente attivate dopo il 24 febbraio, alla frontiera di Siret in Romania e ovunque sia stato possibile. Schiavisti mafiosi che da oltre un anno stanno sfruttando l’emergenza umanitaria per la tratta, per incatenare ai loro sistemi criminali donne, ragazzine, bambine in fuga. Lo hanno denunciato organizzazioni internazionali, ci sono testimonianze, in Spagna è stato arrestato un pedofilo, sul web ci sono siti che “vendono” sedicenni e donne di ogni età.

Il mese scorso, a pochi giorni dalla Giornata per la Memoria e l’Impegno contro le mafie, abbiamo ricordato e siamo tornati a denunciare tutto questo insieme ad Ilaria Baldini, Resistenza Femminista e co autrice del libro «Sex work is not work». Un evento online di WordNews.it e dell’associazione Dioghenes Aps che abbiamo dedicato alla memoria di Adelina e Lilian.

Un evento online che ha dato fastidio, che ha scatenato reazioni anche offensive ed insulti, tentativi di intimidazione e mettere a tacere. «Due ore di scorregge orali» ha commentato un profilo su youtube. Lo stesso profilo mesi fa commentò la video testimonianza di Liliam Altuntas con «bravo di tua sorella di smettere». «Delirio mentale» e «povero malato mentale» è quanto ho ricevuto su facebook per un articolo sugli incel e sulla violenza stuprante (anche pedofila) di incel e maschilisti vari. Ideologie che alimentano la «cultura dello stupro» e lo sfruttamento patriarcale delle donne.

Lo stesso articolo ha ricevuto le minacce fisiche che si vedono nella copertina di quest’articolo. L’altro commento che si riporta nell’immagine di copertina di quest’articolo, altri dello stesso tenore dallo stesso profilo sono arrivati su instagram, è arrivato su twitter. L’attivismo contro la tratta, la denuncia della schiavitù sessuale, l’impegno contro lo stupro a pagamento per questi soggetti – ben allevati e cresciuti da determinate ideologie, complicità, connivenze con i sistemi criminali stupranti – può avere solo un doppio fine. Perché nella loro squallida ed immonda visione del mondo gli uomini sono nati per sfruttare le donne e le donne per essere sfruttate. E ogni donna per le loro perversioni stupranti ha un prezzo.

In quest’articolo si ripropone la videoregistrazione dell’evento online e i link ai nostri articoli precedenti. Questi insulti, minacce, questo fiorire volgare di attacchi ci impone ancor più con convinzione e determinazione ad andare avanti, ad urlare ancor di più quanto lo stupro a pagamento, lo stupro pornografico e ogni traffico vadano denunciati e combattuti, quanto è doveroso cercare di dar voce alle vittime e alle sopravvissute, di illuminare a giorno le zone in cui questi crimini – come le già citate in Abruzzo – vengono quotidianamente perpetrati. #saremolatuavoceAdelina e di ogni Adelina, come lei ha chiesto nel suo ultimo video, di tutte le Lilian Solomon che quotidianamente sono stuprate dal lager patriarcale e mafioso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il lager mafioso dello stupro a pagamento

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Le mafie dello stupro, continuiamo sempre ad esser la voce di Adelina

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Lilian e Maris Davis, storie simbolo della disumanità

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La crocifissione perpetua della schiavitù sessuale, dello stupro a pagamento

 

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Ricordiamo Lilian Solomon e apriamo gli occhi sui calvari delle troppe Lilian di oggi

 

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Schiavitù sessuale: l'unico pericolo sono mafiosi, sfruttatori e violentatori

 

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Un nastrino nero sulle nostre bacheche sui social network per ricordare Lilian Solomon e le altre Lilian sfruttate ogni giorno

 

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Adelina, sfruttata dalla mafia e abbandonata dallo Stato

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Quanto hanno sfruttato l’emergenza umanitaria ucraina per i loro stupri a pagamento?

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Uomini d’affari sfruttano la tratta mafiosa dello stupro a pagamento di donne fuggite dalla guerra in Ucraina

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Ucraina, cinquanta boss criminali hanno cercato di entrare in Europa

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La schiavitù sessuale alimenta le mafie e opprime le donne

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Schiavitù sessuale, abominio mafioso del XXI secolo 

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Bambine e adolescenti ucraine vendute come schiave sessuali sul dark web https://www.wordnews.it/bambine-e-adolescenti-ucraine-vendute-come-schiave-sessuali-sul-dark-web

- Schiavitù sessuale, abominio mafioso del XXI secolo

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- Quante donne e bambine ucraine diventeranno schiave dello stupro a pagamento in Italia?

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 - Ucraina, le mafie dello stupro a pagamento stanno già sfruttando l’emergenza umanitaria

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  - Conferme e riscontri: le mafie dello stupro a pagamento stanno sfruttando l’emergenza umanitaria

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  - Ucraina, ulteriori denunce delle mafie della tratta

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  - Clienti? Mercato? Lavoro? No, stupro online

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  - Ucraina, denuncia dell'Unicef: bambini a rischio tratta

https://www.wordnews.it/ucraina-denuncia-dellunicef-bambini-a-rischio-tratta

  - Sfruttamento dell'emergenza umanitaria dalle mafie dello stupro a pagamento, petizione e volantino in Germania

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 - Stupratori mafiosi «felici di avere giovani donne ucraine fresche che attraversano il confine tedesco»

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 - Amalia De Simone: anche gli italiani si sono attivati per sfruttare l’emergenza umanitaria

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 -Tratta sessuale dall’Ucraina, primo arresto in Spagna. Allerta sulle reti pedofile transnazionali

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Emergenza umanitaria Ucraina, gli stupratori (anche pedofili) a pagamento e online sempre più scatenati

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Ucraina, le mafie dello stupro a pagamento stanno già sfruttando l’emergenza umanitaria

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Incel, papponi stupratori che si vantano di ogni violenza anche pedofila

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L’idolo mondiale degli incel nuovamente accusato di sfruttare la schiavitù sessuale

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Il sistema criminale mafioso dello stupro a pagamento può essere solo abolito

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Schiavitù sessuale, abominio mafioso del XXI secolo

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La schiavitù sessuale alimenta le mafie e opprime le donne

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Con la guerra in Ucraina rischio aumento «senza precedenti» delle vittime di tratta

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