Intervista a Letizia Lanzarotti, in arte Lady Be

"Le mie opere sono innovative e sono fatte con una tecnica di mia invenzione, il Mosaico Contemporaneo, definita, soprattutto recentemente, assolutamente ecologica".

Intervista a Letizia Lanzarotti, in arte Lady Be

Letizia Lanzarotti, in arte Lady Be è una delle più promettenti artiste dell’arte contemporanea. Le sue opere sono realizzate con plastica riciclata che riprende vita grazie alla sua creatività. E’ un onore per la redazione di WordNews incontrare questa artista Italiana che vanta numerosi successi di importanti eventi d’Arte a: Milano, Rho, Sanremo, Roma, Brindisi, Lecce, Palermo, Parigi, Amsterdam, Bruxelles e Malta, oltre ai lavori pubblicati su riviste e cataloghi.  

Lady Be crea ritratti di personaggi famosi con la tecnica del mosaico, e con oggetti che hanno perso la loro funzione originale, diventando semplicemente “colori”. Ogni opera ha il potere di risvegliare i ricordi connessi a ciascun oggetto, perfettamente riconoscibile da lontano L’opera ha un aspetto fotografico, la sua profondità emerge chiaramente con luci e ombre, così come i ricordi legati al soggetto.

Salve Lady Be e benvenuta su WordNews.it!  Hai studiato presso l’Accademia delle Belle Arti di Sanremo, ma vivi e lavori a Roma. Cosa dona una città come Roma alla tua Arte?

“Roma è indubbiamente lo scrigno mondiale della storia e dell’arte. Vivere a pochi passi dal Colosseo e dall’altare della Patria, è una continua fonte di ispirazione, e in tempi non sospetti, questa città mi permetteva di avere tutto ciò di cui ho bisogno per la mia arte disponibile a pochi passi, compresi molti negozi di belle arti e di bricolage e soprattutto molti mercatini dell’usato dove usavo comprare gli oggetti di plastica che uso nelle mie opere d'arte. Roma è anche ben collegata con il resto d'Italia e con il mondo, il che per me era conveniente poiché ho sempre viaggiato molto per le mie mostre ed eventi. Inoltre, di Roma amo molto il clima, e questo vale anche adesso, abbiamo passato una bellissima primavera, anche se l’abbiamo vista solo dai balconi.

Ma in una città grande, ci sono anche gli aspetti negativi. C'è molta concorrenza: si stima che ci siano circa un milione di artisti in Italia, quindi circa 1 in ogni 60 persone. Roma è una città piena di artisti e hobbisti, e non è facile emergere. Inoltre, a Roma mi manca la tranquillità del piccolo paese del nord Italia, Dorno (PV) dove sono cresciuta. Per compensare, mi capitava di passare diverso tempo lì, proprio in Provincia di Pavia. Lì tutti si conoscono e molti amici di famiglia e persino alcune scuole mi aiutano a raccogliere materiali riciclati, oggetti e piccoli giocattoli di cui ho bisogno per il mio lavoro. Il vantaggio è anche poter lavorare all'aria aperta e in grandi spazi quando devo creare grandi opere d'arte. È un posto tranquillo e un luogo rilassante, anche se un po' nebbioso e freddo in inverno.”

Nel 2014 hai partecipato a due grandi mostre: una a New York e l’altra sulla Torre Eiffel. Ci racconti qualcosa in più di questo grande salto?

“La mostra a New York ha rappresentato davvero una svolta per la mia arte. L’America è la patria della Pop Art e del consumismo e sapevo già che la mia arte avrebbe avuto molto successo lì, perché questi sono i suoi temi principali. Inoltre, era la prima volta che organizzavo un viaggio oltreoceano, avevo 23 anni e doverci andare per la mia arte è stato ancora più emozionante. Un’esperienza assolutamente indimenticabile, sia per i posti che ho visitato sia per la mostra, che è stata per me una grande soddisfazione.

L’esposizione più memorabile, però, è stata sicuramente quella sulla Torre Eiffel, mentre io e il mio staff eravamo a Parigi per la Fiera d'arte "Art Shopping" che si teneva proprio sotto la Piramide del Louvre. La mostra sulla Torre Eiffel è durata solo un giorno, ma che giorno! Ci siamo svegliati alle 4 del mattino ed eravamo pronti davanti alla Torre Eiffel alle 6. Rimanemmo sulla torre fino a mezzanotte. Solo il nostro entusiasmo avrebbe potuto farci andare avanti per così tante ore! La mostra si è svolta all'interno del Salon Gustave Eiffel, al secondo piano, a 57 metri dal suolo, e abbiamo dovuto trasportare noi stessi le opere d'arte e i cavalletti. Sapevo che sarebbe stato un evento molto prestigioso che si doveva protrarre fino a tarda sera, quindi indossavo un bel vestito lungo, elegante, gioielli e tacchi alti, dal momento che non potevo cambiarmi e non c'era spazio disponibile dove potrebbe lasciare le nostre cose. Quindi ho dovuto salire tutte le scale esterne della torre sui miei tacchi alti, portando cavalletti, opere d'arte, stendardi e tutto il materiale per la mostra. Era il 23 ottobre 2014, al mattino era ancora buio e, a un certo punto, ha iniziato a piovere! Sono stata in piedi tutto il giorno, senza sedermi, nemmeno per un secondo, ma ne è valsa la pena, perché è stata una mostra molto bella, un'esperienza fortemente emotiva e meravigliosa. Qui ho incontrato persone molto importanti da tutto il mondo ed è stato il figlio di Salvador Dalí, José Van Roy Dalí, ad aprire la mostra. In effetti, è stato lì che ho esposto per la prima volta il mio ritratto di Dalí. La mostra ha avuto molto successo e la gente era entusiasta della mia arte. Tutto si è concluso con una meravigliosa cena di mezzanotte nel ristorante sulla Torre.”

Pensi che la tua notorietà è dovuta anche alla Mostra del 2013, quando a Brescia, all’Interno del Beatles Day, hai realizzata una curiosa Performance d’Arte Contemporanea in cui tutti gli spettatori erano invitati a staccare un pezzettino dell’opera delle quattro sagome dei Beatles a dimensioni naturali, lasciando i soggetti completamente “nudi”?

“Credo sia stato il primo passo per creare qualcosa di personale, dimostrando così di saper “andare oltre” il semplice concetto di opera appesa alle pareti di un museo o una galleria d’arte. L’idea centrale della performance nasce dal fatto che durante le mostre gli spettatori dimostravano sempre una tentazione quasi “infantile” di staccare i pezzi dalle opere. Ho deciso quindi di soddisfare questo “desiderio” del pubblico trasformandolo in un gesto artistico con un significato ben preciso: quello di “togliere”, svelare, sfamare la curiosità̀, lasciarsi tentare, cedere, andare oltre le apparenze, trovare il senso dell’opera, renderla più̀ essenziale. Il fine è stato inoltre quello di creare interazione con il pubblico, introducendo un diverso concetto dell’arte, contrastante con quello dell’opera “sacra” e “intoccabile” dei Musei in cui lo spettatore deve stare al proprio posto e anzi, tenersi a una certa distanza per ammirare l’opera.”

Le tue opere sono dei mosaici con un aspetto fotografico in cui si distinguono chiaramente luci e ombre. Invece di usare i pastelli o altre vernici che usano i pittori usi la plastica, e per di più la ricicli. La tua Arte è da considerarsi ecologica?

“Le mie opere sono innovative e sono fatte con una tecnica di mia invenzione, il Mosaico Contemporaneo, definita, soprattutto recentemente, assolutamente ecologica. Ma la mia tecnica affonda le origini nella pittura classica, ho studiato al Liceo Artistico e all’accademia di belle arti per poter approdare al mio stile, e nei miei studi ho passato giorni e giorni imparando a disegnare ed esercitandomi con la copia dal vero. Come la pittura classica, infatti, i miei quadri partono dal disegno realizzato a matita o a carboncino, su tavola lignea. Successivamente vado poi a “colorare” il disegno con gli oggetti e i pezzetti di plastica, come fossero delle pennellate di colore. La mia tecnica è definita mosaico ma quando l’ho creata nella mia mente era molto più simile alla pittura, in quanto non ho mai avuto l’impressione di “attaccare dei tasselli”, ma più che altro di “dipingere” con gli oggetti.  È quindi facile capire che, questa “pittura con gli oggetti riciclati” lancia un forte messaggio ecologico a chi osserva l’opera.”

Come ti è nata l’idea di elaborare oggetti di plastica e farne Arte?

“In un’epoca in cui esistono così tanti materiali di scarto colorati, per me è stato naturale inventare il Mosaico Contemporaneo: credo che i tempi fossero maturi, e se non l’avessi fatto io qualcun’altro avrebbe fatto la stessa cosa, naturalmente con il suo stile. Spero, nel mio piccolo, di poter contribuire alla storia del Mosaico Contemporaneo, e che questa tecnica possa un giorno entrare a far parte della cultura collettiva.

I materiali sono scelti essenzialmente in base al loro colore e più hanno colori sgargianti o sfumature particolari più li prediligo. Amo molto l’utilizzo dei giocattoli, perché a mio parere sono gli oggetti di plastica che custodiscono più ricordi e memorie anche inconsce, come quelle legate all’infanzia. Cerco, ogni volta che realizzo un’opera, di inserire oggetti il più possibile inerenti il soggetto rappresentato, ad esempio, mi capita di catalogare  gli oggetti che trovo per tematiche (musica, animali, moda…) e poi di utilizzarle sulle opere per dare anche un valore aggiunto. Nella serie delle barbie tumefatte, realizzata per dire No alla Violenza sulle Donne, l’idea è stata di utilizzare molte Barbie inserendo anche i loro capelli, per evocare la moltitudine di donne che subiscono ogni giorno violenze, e per sottolineare che le violenze vanno denunciate. Il mio rapporto con l’arte non ha mai avuto un vero e proprio inizio, se non la mia nascita,  in quanto posso dire di sentirmi artista da tutta la vita. Non ho mai avuto dubbi sul mio percorso dalla formazione alla professione. “

Attraverso le tue opere dimostri una grande sensibilità verso la salvaguardia del nostro pianeta. Come pensi che ognuno di noi possa contribuire ad essere più consapevole del posto in cui viviamo e conservarlo?

“Ciò che dico sempre ai miei incontri soprattutto con i più piccoli, è che attraverso le mie opere non potrò certo salvare il mondo o gli oceani dall’inquinamento, ma sicuramente posso mandare un messaggio attraverso il mio piccolo contributo sensibilizzare le persone su questo importante tema. Invito tutti a fare la stessa cosa, attraverso piccoli gesti quotidiani, come dividere i tappi dalle bottiglie o raccogliere qualche rifiuto a terra durante le passeggiate. Come diceva Madre Teresa di Calcutta “Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno.”

Di recente si è conclusa l’asta online realizzata da Charity Stars in cui era presente la tua opera “L’infermiera con l’orecchino di Perla” che ha raggiunto ben € 6500 che saranno interamente devoluti a Croce Rossa Italiana, Ospedale Luigi Sacco di Milano, Ospedale Spallanzani di Roma e Policlinico San Matteo di Pavia. Una prova che l’Arte può essere un notevole aiuto in molto casi. Sei d’accordo?

“Assolutamente. Non solo io ma molti artisti si sono messi a disposizione e hanno messo a disposizione le loro opere, mediante la piattaforma. Sono molto felice e orgogliosa di poter dare un contributo alla mia arte, mediante Charity Stars, con il quale avevo già̀ collaborato diverse volte e che è sempre in prima linea per cause benefiche e raccolte fondi. In questo caso, la raccolta fondi che hanno lanciato si chiama #VinciamoNoi, e l’obiettivo è quello di dare un aiuto concreto agli ospedali e alla Croce Rossa. “Con i soldi raccolti – si legge sul sito dell’asta – viene finanziato l’acquisto di apparecchiature di ventilazione, saranno creati nuovi posti letto in terapia intensiva e subintensiva, e sarà garantita l’assistenza sanitaria”. La mia opera "Infermiera con l'orecchino di perla" 40 x 50 cm, è stata battuta a 6500 €. L'asta si è conclusa il 2 aprile 2020, e l'intero importo è già stato donati agli ospedali e alla Croce Rossa”.

Davvero un successo e una bellissima soddisfazione seguiti poi al secondo successo, ovvero, la presenza dell’opera come copertina del libro “Covid-19 Il Virus della Paura” sono onorata di far parte, con il mio contributo “artistico” a questo progetto.

Un volume che intende fornire uno strumento di riflessione in più ai lettori, in questi tempi d’incertezza e confusione, il cui contenuto intende divulgare informazioni scientificamente corrette ai tempi del Coronavirus.

Un aiuto nell’aiuto, perché ora l’e-book di questo libro con la mia opera in copertina è acquistabile da Amazon, e tutti i ricavi derivanti dalle vendite di questo e-Book, al netto dei costi vivi di distribuzione, saranno interamente devoluti alla Protezione Civile.”

Ci sono altre due opere che fanno parte di questa serie che hai realizzato sul Coronavirus: “Corona Jesus” e “Uovo di Pasqua 2020” in cui lanci un chiaro messaggio. Ci dici come stai vivendo questa situazione surreale?

“Come diceva Einstein "nelle difficoltà risiede l'occasione favorevole". Io dico "Art must go on".

Indubbiamente questo periodo ci mette a dura prova, anche per me è difficile rinunciare alla continuità di eventi, mostre e viaggi ai quali ero abituata.

Ma ho deciso da subito, attraverso le mie opere a tema Covid, di lanciare il mio messaggio legato alla sostenibilità, contro l'inquinamento per un mondo più pulito e più sano. Non solo attraverso la mia tecnica, ma anche attraverso le mie opere, che vogliono essere un grido di speranza all'Italia e al mondo intero.

L'opera intitolata "Corona Jesus", rappresenta il volto sofferente del cristo che al posto della corona di spine porta la rappresentazione del Corona Virus (simile a quella vista al microscopio elettronico). Corona Jesus rappresenta il sacrificio del Dio che si fa uomo oggi, in ognuno di noi. Il Coronavirus, diventa simbolo di espiazione dell'uomo. Ognuno di noi compie un sacrificio: medici e infermieri in prima linea come soldati, sacrificando la loro salute e a volte la loro vita per altri uomini. Anziani, adulti e bambini di qualsiasi sesso, religione, e in tante parti del mondo, costretti a stare in casa e a non uscire per non contrarre e trasmettere il virus che a volte può̀ essere letale. Persone che, pur stando male, non troveranno posto negli ospedali già̀ al collasso. Uomini che perdono il lavoro. Lavoratori a casa senza guadagno. Imprenditori che falliscono. Ognuno di noi, oggi, sta espiando con il sacrificio, il male dell'umanità. Umanità che per anni ha rovinato il pianeta, con sostanze inquinanti nell'aria e tonnellate di plastica negli oceani.

La stessa plastica che da anni raccolgo e suddivido per colore per poi creare le mie opere.

La mia opera “Uovo di pasqua 2020”, invece, strizza l'occhio al celebre quadro di Magritte, "Il figlio dell'uomo", storico dipinto surrealista che rappresenta uomo con una mela davanti al viso.

Riferendosi al dipinto, Magritte dichiarò:

«Ebbene, qui abbiamo qualcosa di apparentemente visibile poiché la mela nasconde ciò che è nascosto e visibile allo stesso tempo, ovvero il volto della persona. Questo processo avviene infinitamente. Ogni cosa che noi vediamo ne nasconde un'altra; noi vogliamo sempre vedere quello che è nascosto da ciò che vediamo. Proviamo interesse in quello che è nascosto e in ciò che il visibile non ci mostra. Questo interesse può assumere la forma di un sentimento letteralmente intenso, un tipo di disputa, potrei dire, fra ciò che è nascosto e visibile e l'apparentemente visibile.»

Ho scelto di rappresentare l'uomo di Magritte il cui viso è coperto anziché da una mela, da un uovo.

Un uovo bianco e sobrio, simbolo Pasquale che rappresenta in questo caso una Pasqua sobria, la prima Pasqua che dovremo passare nella nostra casa, senza celebrazioni religiose e senza pranzare con gli affetti più cari. Un uovo di Pasqua che rappresenta anche una mascherina, proprio quella mascherina, simbolo del Covid 19, che ci tiene distanti, segregati nelle nostre case e "distanti" a tal punto da non poter vedere il volto delle altre persone, come nel dipinto di Magritte. C'è la "paura dell'altro". C'è la distanza. C'è l'anonimità, perché il virus, con la situazione attuale, colpisce tutti, indistintamente, a prescindere dalla classe sociale o dalle caratteristiche.

Anche il contatto fisico, è ormai un ricordo, ed è questo "non contatto" che ci tiene a distanza, che ci fa risultare freddi e ci fa cercare soltanto il contatto con gli occhi. Occhi azzurri, come nel caso dell'opera precedente, "l'infermiera dall'orecchino di perla" esprimono tenerezza, purezza dell'animo, e speranza allo stesso tempo.”

Quali conseguenze pensi seguiranno dal lock down per quanto riguarda le mostre ed altri eventi d’Arte?

“Credo e spero possa portare più consapevolezza e sostenibilità. Mi spiego meglio: per consapevolezza, intendo che tutti abbiamo preso coscienza di quanto la “normalità” fosse speciale e importante. Credo che, quando ci sarà la possibilità di tornare nei musei, nelle gallerie e alle mostre d’arte, le persone non esiteranno, ma avranno finalmente compreso la fortuna di poter partecipare “fisicamente” a questi eventi. Nessuno si nasconderà più dietro una scusa per stare a casa davanti a uno smartphone o a un computer, perché in questo periodo abbiamo fatto il pieno fino ad averne la nausea, e nel mondo post-lockdown, anche i non appassionati d’arte penseranno che andare a vedere una mostra possa essere un privilegio e sapranno fare tesoro di questa esperienza!

Sostenibilità, perché abbiamo capito che il mondo, tra crisi ambientale, economica, e pandemica, non poteva certo andare avanti così. Sono certa che, a partire dagli organizzatori di grandi eventi, si capirà come ottimizzare le risorse, e oltre a porre attenzione a materiali e mezzi sostenibili dal punto di vista ecologico, si punterà a soluzioni che implichino una sostenibilità economica, senza dimenticare che “sostenibilità” significa anche “sostenersi a vicenda”. Nella ripartenza, è importante concepire una realtà in cui le aziende sostengano gli artisti e viceversa, gli artisti sostengano altri artisti e altre realtà e così via. Solo così si potrà ripartire insieme.”

E’ difficile fare previsioni di eventi futuri in questo momento, ma puoi dirci se ci sono dei progetti in programma per Mostre o eventi?

“Il mio progetto è semplicemente non fermarmi. L’anno 2020 sarebbe stato l’anno per portare la mia arte di nuovo all’estero, in particolare a New York. Lo farò ugualmente, tramite internet e le pubblicazioni cartacee, libri, giornali, e-book, perché anche la cultura non si ferma.

Quale miglior modo di raggiungere tutti, indipendente dalla collocazione spaziale, portando l’arte nelle case di tutti? Infatti, oltre alle opere, sto lavorando su due grandi progetti virtuali, che partiranno dall’Italia per raggiungere un livello internazionale. Si tratta  dei siti internet www.laculturanonsiferma.com e www.l’artenonsiferma.com

Complimenti a Lady Be per le sue opere fantastiche, un grande esempio di umanità e filosofia artistica. In bocca al lupo per il futuro, che sia colorato e di plastica per un mondo senza rifiuti! 

Info: http://www.ladybeart.com/