«Io sul libro paga della cosca Mancuso? Soltanto illazioni»

L’INTERVISTA. Parla l’avvocato Carmelo Naso del Foro di Palmi (RC), accusato dal collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, il “rampollo del clan Mancuso di Limbadi”, di essere sul libro paga della famiglia di ‘ndrangheta. «Non conosco personalmente il collaboratore di giustizia.» Domani alle ore 12:00 l’intervista all’On. Angela Napoli (minacciata di morte dai mafiosi di Limbadi): «Sono ‘ndranghetisti, potenti e pericolosi.»

«Io sul libro paga della cosca Mancuso? Soltanto illazioni»
Il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso (ph Repubblica.it)

«Dal materiale intercettivo si evince, chiaramente, che la Chimirri Nensy Vera è collegata, tutt’oggi alla cosca, in quanto è difesa e assistita da un noto avvocato del Foro di Palmi (RC), Carmelo Naso, che risulta essere sul “libro paga” della cosca di ‘ndrangheta denominata “Mancuso”. Questa non è una mia invenzione ma è quanto emerge da una intercettazione telefonica, presente in atti, tra il professionista e Del Vecchio Rosaria Rita, rappresentante la famiglia Mancuso, inerente il procedimento pendente presso il Tribunale per i Minorenni di Catanzaro. In tale circostanza il mandato difensivo è stato conferito dalla Chimirri Nensy Vera, madre della minore, ma il professionista anziché riferire l’evolversi della vicenda alla sua assistita provvede, con priorità, a relazionarsi con Del Vecchio Rosaria Rita, la quale si occupa anche del pagamento delle spese legali.»

 

Questo è il passaggio contenuto nella comunicazione del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, “il rampollo del clan Mancuso di Limbadi”, come lui stesso si definisce. Nell’articolo di Alessandra Ruffini è possibile leggere interamente il suo intervento. Ma cosa ne pensa l’avvocato, accusato di essere “a libro paga della cosca di ‘ndrangheta”?

 

Lo abbiamo contattato per raccogliere anche il suo punto di vista. «Francamente in questo momento non ho un punto di vista, nella misura in cui ho appreso il dato da testate giornalistiche che però, francamente, non mi va in questo momento di esprimermi.»

 

Lei difende la famiglia Mancuso?

«No, io difendo Chimirri Nensy Vera.»

 

La compagna di Emanuele Mancuso?

«La ex compagna.»

 

La ex compagna, mi perdoni. È entrata ufficialmente nel programma di protezione?

«Questo non glielo posso dire.»

 

Una strategia da parte della famiglia Mancuso?

«Una strategia in che senso?»

 

Emanuele Mancuso sostiene che è una strategia della sua famiglia ‘ndranghetista per fare pressioni su di lui, relativamente alla decisione di aver “saltato il fosso”. È così?

«Ma guardi, c’è un procedimento penale pendente su questa vicenda e credo che verrà fatta luce nell’aula di giustizia. Lo accerterà il Tribunale se è stata o non è stata una strategia.»

 

Lo ha conosciuto, lo conosce Emanuele Mancuso?

«No, non lo conosco. Non l’ho mai visto di persona. So chi è perché lo leggo di continuo sulle testate giornalistiche, lo leggo negli atti giudiziari oggetto di procedimenti penali. Però io personalmente non lo conosco.»

 

Il Mancuso, in un passaggio, scrive: “dal materiale intercettivo si evince, chiaramente, che la Chimirri Nensy Vera è collegata, tutt’oggi alla cosca, in quanto è difesa e assistita da un noto avvocato del Foro di Palmi (RC), Carmelo Naso, che risulta essere sul “libro paga” della cosca di ‘ndrangheta denominata “Mancuso”. Il collaboratore l’accusa di una cosa grave. Lei cosa risponde?

«Guardi, un estratto contributivo ancora non l’ho fatto. Potrei provare a fare un estratto contributivo per vedere, intanto, se c’è una cosca e poi se sono stato assunto da questa cosca. Dovrei risultare… ma l’estratto contributivo non l’ho fatto. Queste per me sono delle, delle… è un suo pensiero. Sono delle mere illazioni.»

 

Lei ha appena detto: “se esiste la cosca”. Mi scusi, ma cosa significa? Lei non è a conoscenza dell’esistenza di questa cosca di ‘ndrangheta?

«Non so di quale cosca stiamo parlando.»

 

Sempre i Mancuso di Limbadi.

«Ripeto ancora una volta, questo va accertato nelle aule di giustizia.»

 

Va accertata l’esistenza della cosca?

«Vanno accertati i fatti che sono riportati nella…»

 

Senta, ma esiste o non esiste questa cosca di ‘ndrangheta?

«Questo lo deve accertare un magistrato, non posso dirlo io. Questo va accertato nelle opportune sedi. Se io avessi il potere di decretare se esiste o non esiste una cosca… io questo potere non ce l’ho.»

 

Il collaboratore di giustizia, sempre nella sua richiesta d’aiuto inviata ai giornali, dice che c’è una intercettazione tra lei e un componente della famiglia Mancuso. Precisamente con Del Vecchio Rosaria Rita, “rappresentante la famiglia Mancuso, inerente il procedimento pendente presso il Tribunale per i Minorenni di Catanzaro”.

«Dipende cosa si intende per rappresentante. È la sorella della madre, la conosco. Certo che la conosco.»

 

La sorella della madre del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso?

«Esattamente. È la zia del Mancuso. Che ripeto, che io conosco.»

 

Quindi l’intercettazione esiste perché lei conosce questa donna?

«Non le sto dicendo che esiste l’intercettazione, sto dicendo che conosco Del Vecchio Rosaria Rita. Certamente che la conosco, assolutamente. Questi sono atti che sono oggetto di un processo, un processo che si sta celebrando, che verrà celebrato di qui a breve e vedremo quello che ne uscirà, ecco. Tutto qui.»

 

Lei è il legale, come sostiene, della ex compagna del collaboratore. Può illustrare la questione della figlia minore…

«Quale figlia?»

 

La diatriba tra i due genitori, chiamiamola così…

«Sì, c’è. Per quello che posso dirle, lei capisce bene che sono vincolato dal segreto professionale. C’è questa vicenda che riguarda la bambina di Emanuele e di Chimirri Nensy Vera relativa a dinamiche prettamente familiari, da quel che… questo è quello che io posso dirle.»

 

Emanuele Mancuso, oggi, è un collaboratore di giustizia. Mi corregga se sbaglio.

«Sì, assolutamente.»

 

Quindi per essere un collaboratore di giustizia ci troviamo di fronte ad un clan di ‘ndrangheta. Non crede?

«Questo lo sta dicendo lei.»

 

È solo un ragionamento logico. Il collaboratore proviene da una famiglia mafiosa. O no?

«No, tecnicamente no.»

 

Può spiegare il suo punto di vista?

«Potrei commettere una serie indeterminata di delitti, insieme a lei o ad altra persona e poi pentirmi e collaborare con la giustizia.»    

 

In una conversazione telefonica, secondo il collaboratore, del 15 novembre del 2019 Mancuso Pantaleone, detto L’Ingegnere, dice alla sua cliente: “Stai tranquilla, io farò di tutto. Non ti preoccupare, stai tranquilla. Deve passare sul mio cadavere”. Lei come interpreta queste parole?

«Per dare una risposta alla sua domanda dovrei prima leggermi l’intercettazione, dopodiché avere la certezza che gli interlocutori siano quelli che lei mi sta indicando. Dopodiché io potrei anche risponderle. Soprattutto dovrei contestualizzarla questa intercettazione. Così su due piedi non so quale fosse il discorso.»

 

Sempre Emanuele Mancuso, collaboratore di giustizia, in un passaggio dichiara: “la bambina è in mano alla ‘ndrangheta ed è usata come merce di scambio”. Le risulta almeno questo?

«Sinceramente non sono a conoscenza di questo dato. Credo che ci siano di mezzo delle Istituzioni, so che c’è di mezzo il Tribunale per i minorenni di Catanzaro che non è proprio l’ultimo arrivato. So che c’è di mezzo la Procura per i minori di Catanzaro, so che c’è di mezzo la Procura distrettuale antimafia di Catanzaro. Stiamo parlando non di pizzo e fighi ma di Istituzioni, di gente che fa valere i diritti della gente, quindi credo che se, effettivamente, fosse come lei mi sta dicendo avrebbero preso dei provvedimenti.»

 

Come dice lui, il collaboratore, non io.

«Lei mi sta riferendo quello che direbbe questo Emanuele che cozza un pochino con la logica. Non è che stiamo parlando di una diatriba che si è accesa in famiglia e allora la sta mediando papà piuttosto che mamma. Qui stiamo parlando di organi giurisdizionali importanti che da sempre hanno esercitato in maniera ligia la giustizia. Lei può pensare, e glielo sto chiedendo, che possa esistere una situazione del genere e che un Tribunale, una Procura distrettuale, una Procura minorile possano acconsentire a questo tipo di situazioni? Ecco, glielo chiedo. Mi risponda.»

 

Io cerco le risposte. Senta, c’è un’altra intercettazione, tra lei e la signora Del Vecchio Rosaria Rita, la zia di Emanuele. Le offre prima 5 mila, poi 10 mila euro. Lei avrebbe risposto: “vengo pure in bicicletta”. Tra di voi c’è anche un rapporto professionale? Lei è anche l’avvocato di questa donna? Almeno questo dialogo lo ricorda?

«Non me lo posso ricordare, ritengo siano passati anni. Lei capisce bene che se io avessi detto una frase del genere, ovviamente sarebbe stata dettata dallo scherzo. Non è che una persona va in bicicletta a prendersi…»

 

A me non interessa come è andato. C’è un rapporto professionale tra lei e la signora, indicata dal collaboratore di giustizia come rappresentante della famiglia Mancuso?

«Non le posso rispondere. Ci sono delle dinamiche alle quali sono vincolato dal segreto professionale. Non è un mistero che ho avuto e ho una miriade di clienti e su questo non ne facciamo mistero.»

 

Fa l’avvocato…

«Sì, faccio l’avvocato. Quindi ho avuto rapporti professionali con una miriade di persone di… Questa è fondamentalmente la mia risposta.»

 

Senta, per quanto mi riguarda il clan Mancuso esiste, è pericoloso e questo dato lo si trova in libri, sentenze, documenti. È un dato di fatto. Mentre sulla ‘ndrangheta riesce a formulare un suo giudizio?

«Mi perdoni, chi le ha detto che il clan Mancuso esiste?»

 

È una mia opinione. Glielo ripeto: per me il clan Mancuso esiste, è presente sul territorio ed è molto pericoloso. La domanda è questa: che cos’è per lei la ‘ndrangheta?

«È un fenomeno umano…»

 

Quindi la ’ndrangheta esiste?

«È un fenomeno umano e come tale ha avuto certamente un inizio e dovrà anche avere una fine. Me lo auguro, ce lo auguriamo tutti.»

 

E questo dipende molto dagli uomini, o meglio da certi uomini…

«Naturalmente, naturalmente.»       

 

Ma secondo lei, lasciando stare il suo pensiero sull’esistenza del clan Mancuso, è grave dire che un avvocato è a libro paga di una cosca mafiosa?

«Dipende da quale pulpito viene la predica. Dipende da chi promana questo tipo di accusa. Lì si può vagliare e misurare la gravità di una affermazione.»      

 

WORDNEWS.IT © Riproduzione vietata

 

- Domani alle ore 12:00 l’intervista ad Angela Napoli (minacciata di morte dal clan Mancuso).

 

 

LEGGI ANCHE:     

«Chiedo Giustizia»: l'appello del collaboratore Emanuele Mancuso per sua figlia