Julian Assange, stanno assassinando un moderno Prometeo
Wikileaks ha reso pubblici crimini e misfatti del Potere, dei governi, delle guerre e non solo. Quello di Julian Assange è giornalismo vero, il giornalismo inviso e scomodo.
Prometeo era il titano che portò il fuoco agli uomini rubandolo agli uomini, alla Dea della saggezza sottrasse uno scrigno con l’intelligenza e la memoria e lo portò all’umanità. Fu punito da Zeus per questo, adirato perché con il suo atto donò libertà ed emancipazione dall’Olimpo. Nel greco antico Prometeo significava «colui che riflette prima» e, per poter riflettere, è necessario conoscere, illuminare quel che rimane oscuro, rompere le catene che ingabbiano la mente e la libertà.
Ovvero quello che, millenni dopo l’antica civiltà ellenica, è avvenuto con Wikileaks, con lo sterminato elenco di cabli resi pubblici e documenti come il video“Collateral Murder”, che mostra i militari statunitensi che attaccano giornalisti e civili in Iraq nel luglio 2007. Per l’effetto dirompente che poteva, e avrebbe dovuto, avere Julian Assange e coloro che hanno permesso la nascita e le rivelazioni di Wikileaks hanno realizzato un atto paragonabile al fuoco e allo scrigno consegnato agli uomini da Prometeo.
Julian Assange, denunciano anche in Italia giornaliste come Stefania Maurizi (autrice del libro «Il Potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e Wikileaks»), associazioni, comitati e una purtroppo minima parte delle organizzazioni politiche esistenti, è perseguitato per aver concretizzato giornalismo vero, il giornalismo inviso e scomodo ai Potenti. Moderni re nudi della favola. I crimini di guerra, le trame delle cancellerie, i traffici e le zone grigie di governi, mafie, delle elite sono stati documentati e confermati dai cabli di Wikileaks. Crimini che, dall’Iraq alla «terra dei fuochi» (cabli sugli anni del commissariato emergenza rifiuti che andrebbero stampati e affissi ad ogni angolo d’Italia), coinvolgono in pieno quel Paese sporco delle trame e dei golpe, delle trattative e dei depistaggi, delle menzogne di comodo e dell’inginocchiarsi ad ogni potere e clientela. Stefania Maurizi lo ha denunciato anche in questi giorni, davanti al trattamento che la grande stampa continua a riservare a Julian Assange: questo è un Paese a sovranità zero, meno che limitata, inginocchiata servente all’Impero e ad ogni Potere.
Wikileaks agli smemorati di Collegno di convenienza, e a chi è cresciuto con cibi che «erano già stati masticati e senza sapore» mentre avrebbe dovuto bramare «una bistecca» (ma chi ricorda più nella Patria del «dolore ostello» Mentor e il Jargon File), che l’informatica non è nata per i profitti ingordi di alcuni, non è nata come mercato delle multinazionali e del dominio. La storia dell’informatica è storia di libertà, di gratuità, di fratellanza, di emancipazione.
L’Alta Corte inglese, nel giorno dell’anniversario della firma della «Dichiarazione Universale dei Diritti Umani» e già questo dovrebbe dimostrare l’ipocrisia e la falsità delle belle parole delle pompose e roboanti cerimonie, ha sentenziato che Julian Assange – nonostante ha confermato quanto emerso l’anno scorso sui rischi e gli abusi a stelle e strisce – può essere estradato negli USA. Da oltre oceano hanno dichiarato che faranno i buoni e quindi chisenefrega dei fatti incontrovertibili che la stessa Corte ha riconosciuto.
È pronta «la vendetta dell’Impero» ha denunciato il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo: Assange rischia una condanna a 175 anni di carcere, «la sua colpa sarebbe quella di aver rivelato documenti riservati, cioè di aver fatto giornalismo».
«Il parere contrario del governo e il voto conseguente di quasi tutta la Camera dei Deputati» alla mozione presentata dai rappresentanti di «L’Alternativa C’è», attacca Acerbo, «rimarranno come segno della complicità italiana con questa persecuzione».
E le parole risuonate nella Camera dei Deputati, a partire dal rappresentante della “sovranista” Lega, sulle motivazioni reali resteranno onta per quella che continua ad autodefinirsi «democrazia».
L’11 dicembre a Roma si è svolto un sit per la libertà di Assange il cui video è disponibile qui https://www.facebook.com/watch/live/?ref=watch_permalink&v=460771072233336 .
Stella Moris, la sua compagna, ha denunciato che nelle scorse settimane le condizioni di carcerazione hanno causato un attacco ischemico a Julian Assange. Già due anni fa la madre denunciò: «Mio figlio Julian Assange viene lentamente, crudelmente e illegalmente assassinato dai governi degli Stati Uniti e del Regno Unito, per giornalismo pluripremiato che rivela crimini di guerra e corruzione».
Nelle settimane precedenti l’inviato speciale delle Nazioni Unite contro la tortura, Nils Melzer aveva espresso fortissime preoccupazioni per le sue condizioni di detenzione: Assange mostrava «i segni tipici dell’esposizione prolungata alla tortura psicologica». Secondo Melzer gli Stati Uniti intendono rendere Assange «un esempio» per scoraggiare altri che vogliano imitare quanto fatto da lui e dalla sua organizzazione, WikiLeaks, preoccupazione scaturita da quelli che ha definito forti pregiudizi contro Assange e dalla considerazione che le pubblicazioni di WikiLeaks sono percepite come “una minaccia alla sicurezza nazionale” oltre Atlantico. L’Inviato speciale sottolineò l’impunità negli Usa per i funzionari autori di gravi violazioni dei diritti umani e che gli sono sempre stato impedito dal governo USA ispezioni nelle prigioni per verificare i casi di tortura e maltrattamenti.
Ora Julian Assange potrà essere estradato negli USA, gettato nelle sue prigioni. E completare, nel silenzio di troppi e nella complicità dei «poteri» occidentali (governo e parlamento italiani compresi), la sua mortale agonia.
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