La famiglia mafiosa di Sciacca

PRIMA PARTE. L’inchiesta Passepartout, che ha coinvolto la parlamentare molisana Giuseppina Occhionero (Italia Viva), fa emergere il potere criminale della famiglia mafiosa di Sciacca e dei mafiosi di rango collegati a quel mondo criminale: Totò Riina, Matteo Messina Denaro, Salvatore Di Ganci, Santo Sacco, Accursio Dimino, Antonino Nicosa, detto Antonello (già portaborse dell’On. Occhionero). In attesa dell’udienza preliminare, dove il Gup Fabio Pilato deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio (sono coinvolti sei soggetti, tra cui un parlamentare), è giusto capire il contesto in cui operava il Nicosia.

La famiglia mafiosa di Sciacca
Nella foto dell'articolo Nicosia e Occhionero, «La Sicilia» del 23 dicembre 2018

L’APPOGGIO DEI CORLEONESI

La famiglia di Sciacca è stata retta, sin dai primissimi anni ’90, da Salvatore Di Gangi e ha goduto del forte appoggio dei corleonesi oltre che dell’amicizia personale con Salvatore Riina.

Proprio nel febbraio 1991, dopo la morte dell’allora capo della provincia di Agrigento Giuseppe Di Caro, per volontà di Totò Riina la stessa provincia è stata guidata, congiuntamente, dai rappresentanti dei diversi mandamenti che la componevano, fra cui Salvatore Di Gangi per quello di Sciacca.

Fermo di indiziati di delitto, Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, DDA

 

IL GOTHA DI COSA NOSTRA

Salvatore Di Gangi si era attivato, conferendo specifico incarico ad Accursio Dimino, per influenzare i giudici popolari che componevano la Corte d’Assise di Palermo nel processo contro Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella e Michele Greco - sostanzialmente il gotha di Cosa nostra - per un duplice omicidio.

Circostanze queste che certamente denotano l’importanza e la centralità della famiglia di Sciacca nelle dinamiche dell’intera Cosa nostra oltre che l’assoluta fiducia che la stessa associazione mafiosa ha sempre riposto nell’odierno indagato Accursio Dimino.

Fermo di indiziati di delitto, Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, DDA

 

DESIGNAZIONI

La famiglia di Sciacca, anche successivamente agli anni ‘90, aveva continuato a essere retta da Salvatore Di Gangi e, dopo il suo arresto, da Carmelo Bono e ciò fino al 2003, quando Bernardo Provenzano e Giuseppe Falsone (capi, rispettivamente, dell’intera Cosa nostra e della provincia di Agrigento) designarono Calogero Rizzuto (poi divenuto collaboratore di giustizia) e Gino Guzzo al vertice del mandamento di Sambuca di Sicilia, nel cui ambito all’epoca ricadeva la famiglia mafiosa di Sciacca.

Fermo di indiziati di delitto, Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, DDA

 

IL COMANDO DELLA FAMIGLIA

Accursio Dimino, inoltre, era stato scelto da Rizzuto e Guzzo, nel periodo di reggenza del mandamento, per assumere il comando della famiglia di Sciacca.

Fermo di indiziati di delitto, Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, DDA

 

MILITANZA IN COSA NOSTRA

È proprio nel corso di due lunghe conversazioni intrattenute con il Nicosia il 28 gennaio 2018 e il 20 febbraio 2018 che il Dimino ha ripercorso la propria militanza in Cosa nostra, raccontando dei solidi rapporti con Salvatore Di Gangi, della composizione di un “triumvirato”, delle relazioni con le altre province mafiose, manifestando nostalgia per un passato in cui “c'erano ancora persone con gli occhi chiusi” e succedevano “venti boom” (riferendosi verosimilmente a un numero di omicidi) nonché rammarico per un presente in cui “non succede più nulla” e si adotta un sistema estorsivo inefficace, diverso da quello seguito da lui….

Fermo di indiziati di delitto, Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, DDA

 

POLIEDRICITA’

Il pregiudicato Antonino Nicosia, detto Antonello, poliedrico soggetto saccense, la cui partecipazione alla famiglia mafiosa è risultata essere datata nel tempo.

Fermo di indiziati di delitto, Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, DDA

 

INGRESSI NELLE CARCERI

Il Nicosia organizzava ulteriori ingressi all’interno di diverse strutture penitenziarie, ingressi tutti preceduti e seguiti da una serie di conversazioni intercettate dall’Ufficio dalle quali emergeva con chiarezza la loro strumentalità rispetto alle illecite finalità perseguite dall’indagato.

La polizia giudiziaria ha infatti accertato, come si vedrà, che, attraverso la collaborazione con l’Onorevole Occhionero, il Nicosia ha potuto accedere agli istituti penitenziari in brevissimo tempo ben quattro volte: il 21 dicembre 2018 a Sciacca, il giorno successivo a Trapani e ad Agrigento, il 1 febbraio 2019 a Tolmezzo.

Fermo di indiziati di delitto, Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, DDA

 

SANTO SACCO & MATTEO MESSINA DENARO

All’interno dell’autovettura del Nicosia, i due commentavano l’incontro appena avvenuto, all’interno della predetta struttura, con Santo Sacco, Consigliere provinciale, ex Consigliere comunale di Castelvetrano, sindacalista della U.I.L. e infine definitivamente condannato (anche) per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p. come componente della famiglia mafiosa di Castelvetrano, per conto della quale aveva addirittura intrattenuto un rapporto epistolare con il latitante Matteo Messina Denaro.

Fermo di indiziati di delitto, Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, DDA

 

PRIMA PARTE/continua

 

 

Per approfondimenti:

 

Matteo Messina Denaro, “il primo ministro”

- MAFIA & POLITICA: chiesto il rinvio a giudizio per la deputata molisana