La metafora del piccione

Tutti sono bravi a «criticare» (molte volte senza utilizzare lo spirito critico ma a vanvera), però nessuno cerca di cambiarle veramente le cose. E tutto questo si ripercuote, poi, nelle cabine elettorali. Le menti poco critiche scelgono sempre i peggiori. E questo è un dato assodato e ripetitivo, negli ultimi anni.

La metafora del piccione


La spassosa scena si è registrata a Catania. Nella bellissima piazza dell'Università, dove i Palazzi storici guardano con distacco i tanti visitatori che percorrono la famosa strada (via Etnea) che dal giardino Bellini porta al simbolo della città, la Fontana dell'Elefante. Proprio in questo luogo magico un piccione, tra i tanti che continuamente cercano qualche briciola lasciata dai passanti, ha dimostrato la sua ribellione animalesca.

Ma, precisamente, cosa è successo? Un gruppo di piccioni era impegnato a cercare del cibo. Ad un certo punto un giovane (probabilmente uno studente universitario) comincia a rincorrere questi poveri animali, oltretutto, protetti. Inizia la fuga da parte del gruppo, sbattono le ali e, giustamente, scappano dalla stupidità umana.

Tranne uno. 

Un piccione non segue il gruppo. Resta al suo posto e si ribella. Sì, proprio così. Il piccione non ha paura dell'umanoide che si diverte ad infastidire degli esseri viventi che non stanno dando fastidio a nessuno. La scena andrebbe ripresa con una videocamera. Il piccolo animale guarda il suo "nemico" e risponde con la sua voce. Il piccione tuba:

«Gru, gru... gru, gru...».

Non ha paura. Si avventa verso l'odioso umano. Lo guarda, senza paura. Continua a tubare sempre più forte:

«GRU, GRU... GRU, GRU...»    

Una scena mai vista. Stupenda, che fa riflettere. E che diventa una metafora. Ecco, questa è la "metafora del piccione". Lui (l'animale), finalmente, riesce a ribellarsi alla scemità umana.

E l'uomo?

Mentre i piccioni riescono a prendere una posizione l'essere umano dimostra di non avere più quella dignità per la difesa del suo territorio e dei propri diritti.

Tutto sembra scivolare. La sanità pubblica è stata quasi privatizzata. E non succede nulla. Nessuno si ribella, nessuno scende in piazza per pretendere il diritto alla salute sancito nella nostra Carta Costituzionale. Andrebbe letta la Costituzione. In questo caso l'articolo 32 potrebbe fare la differenza: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti».

Per fare una qualsiasi visita ci si affida al privato. Per evitare le liste di attesa si preferisce pagare. "E cosa dobbiamo fare?", ripetono i poveri pazienti. Qualcuno, però, confessa ingenuamente di saltarle le liste di attesa. "Sono stato costretto. Ho chiamato un amico di infanzia. Non lo sentivo da tanti anni. Appena l'ho chiamato si è messo a disposizione. Lui lavora in una struttura pubblica e nel privato. A Roma. Sono passato prima nel pubblico per essere operato, poi, nel privato. Ma ho risolto il mio problema all'anca. (Sguardo ebete, ma soddisfatto). Se non avessi chiesto il favore starei ancora ad attendere il mio turno".

Si preferisce chiedere il "favore" all'amico di turno. La ribellione non interessa a nessuno. E se si prova ad opporre una reazione: "Non è giusto. E chi non ha amicizie in questo settore come deve fare? Chi non ha disponibilità economiche?". La risposta dell'interlocutore fortunato (per le sue amicizie) è una inutile alzata di spalle.

Ognuno pensa ai cazzi suoi. Questa è la verità.

La ribellione non fa proprio parte del genere umano. E quello della sanità è soltanto un esempio per far comprendere una situazione diventata, da tempo, insostenibile. 

Lo stesso ragionamento può essere legato ai tanti problemi esistenti. Ad esempio: che fine ha fatto la legge sull'aborto? E' ancora valida? Nei prossimi mesi pubblicheremo una inchiesta su questa tematica (dove gli obiettori di coscienza stanno creando seri problemi alla norma, conquistata grazie alle lotte delle donne).

I diritti si devono riconquistare tutti i giorni. Non sono eterni. 

Tutti sono bravi a "criticare" (molte volte senza utilizzare lo spirito critico ma a vanvera) però nessuno cerca di cambiarle veramente le cose. E tutto questo si ripercuote, poi, all'interno delle cabine elettorali. Le menti poco critiche hanno sempre scelto e continuano sempre a scegliere i peggiori. E questo è un dato assodato e ripetitivo, negli ultimi anni.

Altra cazzata che viene ripetuta in continuazione: la politica fa schifo. E per ripetere questa affermazione inutile e dannosa ci ritroviamo ad avere quelli che fanno effettivamente schifo. La politica, altra cosa dalla partitocrazia, è bella e necessaria. Bisogna amare la politica per tentare di risolvere i problemi che riguardano tutti. Se votiamo i peggiori non possiamo pretendere il meglio.

“Il peggiore analfabeta è l’analfabeta politico. Egli non sente, non parla, né s’importa degli avvenimenti politici. Egli non sa che il costo della vita, il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina, dell’affitto, delle scarpe e delle medicine, dipendono dalle decisioni politiche. L’analfabeta politico è così somaro che si vanta e si gonfia il petto dicendo che odia la politica. Non sa l’imbecille che dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta, il bambino abbandonato, l’assaltante, il peggiore di tutti i banditi, che è il politico imbroglione, il mafioso corrotto, il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali” (Bertolt Brecht)

I "migliori" ci sono, le persone perbene esistono. E se non dovessero esistere ognuno di noi ha il dovere di fare la propria parte. Troppo comodo non fare un cazzo, magari nemmeno votare e poi lamentarsi. Ovviamente chi vota (anche questo diritto è stato conquistato con la lotta) dovrebbe evitare di scegliere quelli che hanno fallito, che hanno dimostrato il peggio o che, magari, hanno una fedina penale poco pulita. 

Se un soggetto è stato condannato definitivamente per aver venduto delle armi in un carcere quando faceva l'agente penitenziario e poi viene eletto per cinque, sei, sette legislature in un consiglio regionale la colpa di chi è? Del "galeotto", che può farlo (perchè riabilitato), o del cittadino (senza spirito critica) che continua a votare il peggio? Chi fa più schifo l'eletto o l'elettore?

- CARTA CANTA. La verità dei fatti

Se uno o più soggetti sono stati condannati definitivamente per conocorso esterno (si parla di mafia, questa sconosciuta) e continua a sostenere altri soggetti che, poi, vengono pure votati ed eletti la colpa di chi è? Chi fa più schifo? L'eletto o l'elettore?   

Se un ex presidente del consiglio dei ministri pagava Cosa nostra e continua ad essere preso in considerazione anche da morto e il suo nome viene scolpito in un pantheon la colpa di chi è? Chi fa più schifo? 

Viva i piccioni. Ribelliamoci alla prepotenza umana.  

    

 

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