La poesia di Paola Caramadre

La raccolta poetica “Un altro presente” per i tipi dell’Erudita di Giulio Perrone, offre una interessante riflessione sul tempo e la memoria. La poesia che travalica la rudezza della vita per entrare nella Bellezza delle cose

La poesia di Paola Caramadre

Nella notte dei passi/brillerà un legame/come il miagolio di un gatto/come il silenzio delle stelle…resterà il tempo, un altro tempo/per gli abbracci e le confidenze/le mani strette e i pensieri carezzevoli.

Questi i versi di Paola Caramadre che scolpiscono il sentimento del tempo, quello  che Ungaretti ritrovava nella sua poesia volta alla dimensione universale del tempo.

Quello della Caramadre è un lungo e intenso colloquio con l’umanità inserita nella fluttuosità del tempo , della quotidiana stagione della vita. Ed ecco ripercorrere quei momenti, particolari  generosi della trama affollata di oggetti e soprattutto di persone con cui ella dialoga attraverso un prezioso investimento della memoria.

Nel suono, si articola il meccanismo/di radici, memorie, ramificazioni/Ogni forma trascina sulla riva/del presente l’ingranaggio del tempo.

Le donne curve con le mani svelte/sanno ritessere nei fili/le forme del mondo che verrà.

Le radici e la memoria diventano alberi robusti su cui poggiare tutto lo sforzo umano di attendere, di andare, di rimanere. Rimangono le donne, le madri, l’origine, il presente e il futuro a tessere e ritessere il filo della vita attraverso disegni vecchi e nuovi che si confondono con l’andare verso il mondo, quello che aspettiamo e quello che abbiamo scolpito nelle nostre movenze per trarre ispirazione e costruire nuovi scorci di tramonti, nuove fessure aperte sui nostri occhi che contengono, in un solo sguardo, l’immensità del vissuto e di quello che rimane da vivere.

Di tutti noi non rimarrà/che un filo d’erba/una radice scheggiata/che non trema/Di tutti noi rimarrà/un granello di fragilità/quella che rivolgemmo/ad uno sconosciuto/nella forma di un sorriso.

La precarietà della vita, del nostro esistere in questi versi, la fragilità di quella concretezza, quella fisicità che appare eterna, ma che può essere scheggiata, può andare in mille pezzi e condensarsi in un sorriso regalato allo sconosciuto, a chi verrà dopo di noi con profonda gratitudine per aver vissuto in questo mondo.

Nel verseggiare di Paola Caramadre vi è una visione filosofica sofisticata, sottile, la stessa che presta le parole ad una “Poesia” estetica, profonda e viscerale.