LA SENTENZA: I COLLABORATORI/1

“TRATTATIVA” STATO-MAFIA/5^ parte. Continua il nostro viaggio per “svelare” la Sentenza di Primo grado, dove i magistrati hanno dimostrato il patto scellerato tra pezzi dello Stato e Cosa nostra. Salvatore ANNACONDIA, criminalità mafiosa pugliese: «Si doveva lanciare un piccolo segnale, ma il segnale grosso si doveva lanciare dopo il 20 luglio, se avessero rinnovato il 41 bis che scadeva il 20 luglio. Non è che non volevo verbalizzare questo fatto, ma non me la sentivo di farlo perché mi auguravo che non succedesse niente. …tutti gli attacchi bisognava farli ai musei... Perché il museo fa parte della città, del paese, della storia. E adesso che sono passati all'attacco di più possono esserci grosse stragi, perché questa è gente.. perché i prossimi attacchi, di cui si parlò, saranno diretti alla Sardegna... Bisogna attaccare la Sardegna perché c'è l 'Asinara, perché i turisti non devono andare più, perché la distruzione ai musei. …Vi dico che va cercato nel 41-bis…».

LA SENTENZA: I COLLABORATORI/1
La voce di NewYork (l'agenda rossa scomparsa)

ANNACONDIA SALVATORE

È stato esaminato all'udienza del 26 giugno 2015.

Risulta accertata la sua risalente appartenenza alla criminalità mafiosa pugliese tanto da avere subito vari periodi di detenzione dal 1978 in poi sino ad essere arrestato, da ultimo, nel 1991 ("Dottore, nel 78 fui arrestato per furto nella provincia di Foggia e poi sono uscito, sono stato arrestato di nuovo a Trani, ma però queste volte sono sempre per furti. Nel 1983 fui arrestato per un omicidio, tentato omicidio. Poi nei primi dell'84 sono stato uno dei primi ad avere una associazione di tipo mafioso e sono uscito nell'85 e sono stato arrestato qualche altra volta per qualche definitivo in quegli anni ottanta, poi sono arrestato nel 91 per plurimi omicidi, associazione di tipo mafioso, traffico internazionale di armi, di droga, di tutto e di più, dottore...  Fui arrestato il 1 ottobre del 1991").

L'Annacondia (nella foto) ha riferito, quindi, l'evoluzione della sua collaborazione con la Giustizia, raccontando, in particolare, di avere già prospettato nell'ottobre 1992 nel carcere di Carinola al P.M. Dott. Drago il suo intendimento di collaborare con la Giustizia ("Dottore, io nel carcere di Carinola, mi pare che stetti là una mesata, una mesata, cosi. Nel carcere di Carinola mi viene a trovare il dottor Pasquale Drago per iniziare a collaborare perché io gli avevo mandato il messaggio a loro e mi ero arrabbiato nel senso che non mi avevano dato più nessuna risposta, non era stata colpa loro, ma bensì era stata colpa del 41 bis, che neanche loro sapevano dove mi trovavo. Il 29 che andammo a Trani a fare udienza preliminare, il dottor Drago si scusò, disse: guardi, noi non sapevamo ... Perché io, quando vennero i Carabinieri che avevo mandato a chiamare, mi arrabbiai con loro, dissi uscite fuori che non voglio più avere a che fare con voi. E allora qua il dottor Drago si scusò, disse guarda, tu c'hai pienamente ragione, ma noi non sapevamo dove stavi... Pubblico Ministero alla Procura di Trani ed era il Pubblico Ministero del processo dove mi vedevo coinvolto. Però, dottore, io ... La storia è troppo lunga per far capire poi a tutti, io non mi sono pentito perché non potevo mangiare o perché avevo paura di essere ammazzato, dottore, io decidevo l'alba e il tramonto delle persone, dottore, in carcere e anche in libertà, non c'era problema. Ma per un rimprovero io mi sono pentito, dottore, un rimprovero di mia moglie, né più e né meno. E quando mia moglie mi rimproverò io dissi a mio fratello di andare a chiamare a un Carabiniere che conoscevo, del Reparto Operativo di Bari, ed era una persona molto seria. Io di corrotti ce ne avevo a centinaia, dottore, dalla Finanza, ai Carabinieri, alla Polizia, alla Procura, in Tribunale, dappertutto. Quando decisi non era stato notificato neanche il 41 bis, dottore, ero un detenuto normale. E fatto sta che le cose andavano indietro invece di andare avanti. Quando il dottor Drago venne nel carcere di Carinola, mi venne a trovare tutto contento e felice della mia decisione, avevamo già parlato al super carcere di Trani al processo, all'udienza"), anche se, dopo un viaggio a Roma del Dott. Drago ed alle difficoltà che questi gli aveva prospettato, egli aveva, in quel momento, deciso di soprassedere a quella decisione ("Il dottor Drago si impegnò subito di andare a Roma e chiedere ... All'epoca il Procuratore Nazionale era De Gennaro mi pare, Di Gennaro, una cosa del genere. Dottore, la mia collaborazione la voleva la Procura di Bari, c'è stata una grande lotta, una grande guerra, alla fine ha spuntato Lecce ... ... Ho ricevuto la visita del dottor Drago quando è venuto a parlare con me, abbiamo fatto un verbalino, è andato a Roma, è ritornato da Roma mortificato, che la collaborazione non doveva esistere. Lui stesso mortificato disse a me, Salvatore, mi disse Annacondia ... È stata sempre una persona che mi ha dato sempre del lei, mi disse: Annacondia ... Perché ci dissi io: dottor Drago, ci abbiamo provato, non ci siamo riusciti, lasciamo stare tutto. Non si è fatto niente, nessuno sa niente, un aiuto sull'udienza te la darò, non c'ho problemi, io non me ne creo problemi, non me ne sono creato mai problemi. lo non ho mai parlato, quando ho deciso di parlare ho svuotato tutto").

L' Annacondia, quindi, ha raccontato che, però, a quel punto, il Dott. Drago gli disse che avrebbe parlato con i colleghi di Lecce ("Fatto sta, dottore, che ... Fatto sta che se mi dai un'altra possibilità, disse, fammi parlare con i colleghi di Lecce. All'epoca avevano istituito la Direzione Distrettuale Antimafia sia a Bari che a Lecce, era da poco nata .. ") e lo aveva successivamente messo in contatto col Dott. Mandoi, col quale, pertanto, egli aveva iniziato la collaborazione il 1 gennaio 1993 (" .. andò a Lecce e chiamò, parlò con il dottor Francesco Mandoi. Dato che io avevo dei reati a Taranto, provincia e la Procura Distrettuale Antimafia era competente su Taranto e allora era il dottor Francesco Mandola a chiedere il pentimento mio, la collaborazione e così fu, dottore. Venne il dottore Francesco Mandoi con esponenti della Dia di Bari, facemmo dei verbali, dopo di che fui trasferito a Rebibbia e da Rebibbia fui trasferito a Larino e poi sono andato presso la Dia di Bari il 1 gennaio 1993; P.M. DI MATTEO: - Quindi la collaborazione ufficialmente inizia il 1 gennaio 93? DICH. ANNACONDIA: -Perfetto").

L'Annacondia, ancora, ha raccontato di avere già a gennaio del 1993 confidato ad un funzionario della DIA che si occupava della sua sicurezza quanto aveva appreso da Cucuzza riguardo alla decisione di fare attentati ai musei anche se alle sue dichiarazioni non era stato dato il giusto peso ("Dottore, in virtù della verità io a gennaio del 91, del 93, quando non era successo ancora niente, ne avevo già parlato alla Dia di Bari e solo che non voglio coinvolgere ... Senza altro non ha dato peso alla notizia, non lo so dottore che cosa è potuto succedere, (PAROLA INCOMPRENSIBILE) persona, parliamo di un funzionario. lo le sto dicendo la verità, dottore, io non c'ho nessun interesse, anzi se non parlavo proprio, se sapevo che era sto processo qua non ci volevo venire. Poi ne parlai alla Commissione Parlamentare Antimafia. Successe il finimondo, successe, dottore, quando... Ecco perché le ho detto... È giusto il processo, si deve fare i nomi e i cognomi, ma io chiedo a lei Presidente, lei c'ha il potere di, come si dice, di non far pubblicare la fotografia, dottore, Presidente, almeno quello, io solo quello voglio. lo non voglio niente dallo Stato, non voglio protezione, non voglio più niente, io sono una persona tranquilla, vivo tranquillo, io ... lo stomaco mi si è rivoltato tutto perché so solo io che cosa è successo per ste bombe, che è successo, sti attentati... Presidente, come le ho detto il nome adesso mi sfugge del funzionario, però io ne accennai. Non fu fatto un verbale, forse fu preso sotto gamba tutto... ").

Le medesime informazioni, però, poi sono state fomite dall'Annacondia anche alla Commissione Parlamentare Antimafia ed al Dott. Maritati ("Dopo dell'audizione alla Commissione Parlamentare, dato che tutte le indagini di Anacondia erano state avocate dalla Direzione Nazionale Antimafia ed era stato assegnato il Procuratore Maritati. lo ricordo che ... Non mi ricordo come si chiamava il Procuratore Nazionale e venne con l'elicottero proprio a Reggio Calabria a interrogarmi e dopo di che Maritati era in ferie, rientrò dalle ferie, viene a interrogarmi su questo").

Quanto ai motivi che lo avevano spinto a collaborare con la Giustizia, inoltre, l'Annacondia ha riferito di avere deciso di collaborare su sollecitazione della moglie e per quanto dettogli da questa riguardo alle condizioni di salute del figlio ("Brevemente rispondo, non posso andare dall'inizio. Mia moglie mi rimproverò in carcere (PAROLE INCOMPRENSIBILI) che mi ha potuto rimproverare, che mi disse per colpa tua sta morendo tuo figlio. Mio figlio c'aveva cinque anni e non l'avevo fatto venire mai al colloquio. Intanto che il 16 agosto del 91 ho ammazzato al mio braccio destro ed era come uno zio per lui e quel giorno i funerali (PAROLA INCOMPRENSIBILE) ci dissi bè lo zio Michele non verrà più. E mio figlio (PAROLA INCOMPRENSIBILE) in televisione (PAROLA INCOMPRENSIBILE). Dopo quattro - cinque giorni uscì la notizia in televisione, mio figlio stava giocando con il figlio di un amico mio e vide la mia fotografia in televisione: mamma, mamma, papà con lo zio Michele. Allora il bambino, non (PAROLA INCOMPRENSIBILE) assolutamente, si ammalò di deperimento organico per la mancanza di (PAROLA INCOMPRENSIBILE). Tutti gli specialisti d'Italia avevano (PAROLA INCOMPRENSIBILE) mio figlio, mio figlio adesso c'ha 28 anni e le posso dire che ne risente ancora. Quando mia moglie disse che avevano trovato uno specialista che aveva constatato quello che stava subendo il bambino, e allora mi rimprovera... Perché mia moglie non sapeva niente dei fatti miei, sapeva un po' di (PAROLA INCOMPRENSIBILE), dato che qualche mese prima di questo ... Una ventina di giorni prima di questo rimprovero mi avevano fatto una prima confisca di alcuni miliardi e allora quando la vidi tutta depressa ci dissi: che è successo? Guarda che (PAROLE INCOMPRENSIBILI) sono tutte cose che non esistono, vedrai che si chiarirà tutto ... ... ... Allora lei disse: no, non è per questo, il problema è che per colpa tua sta morendo tuo figlio. Prima di tutto, Avvocato, io le giuro che non mi dovrei alzare da questa sedia, dissi a mia moglie (PAROLE INCOMPRENSIBILI) e ci dissi come vedi a (PAROLA INCOMPRENSIBILE), il Carabiniere di (PAROLA INCOMPRENSIBILE), digli di andare dal Giudice Drago e di venirmi a trovare urgentemente, tutto qua").

Quanto alle modalità della sua collaborazione, infine, I'Annacondia ha precisato che nel gennaio 1993 si trovava già in detenzione extra carceraria (''Ero stato preso in consegna dalla Dia di Bari, una detenzione extra carceraria... Del 1 gennaio, il 1 gennaio mi trasferirono dal carcere di Larino nella Sezione della Dia di Bari, dove per qualche mese mi veniva ad interrogare, mi vennero ad interrogare... C'avevo come referente, era il dottor Francesco Mandoi della Distrettuale di Lecce") ed egli aveva riferito degli attentati ad un funzionario della DIA addetto alla sua sicurezza ("...io c'avevo sempre quattro persone con un funzionario sempre H24 dentro per la sicurezza, anzi eravamo negli uffici loro, quattro persone stanno sempre in una stanza con me. Sa, si parla sempre del più e del meno, gente che ha fatto indagini, i Carabinieri, la Polizia, mi conosce pure, e in una di queste sere parlando del più e del meno ci dissi io: qua se non si (PAROLA INCOMPRENSIBILE) il 41 bis, è stato deciso già che succederanno attentati ai musei, alle cose vecchie... Se non erro davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia...Feci il nome del funzionario") e di ricordare che ebbe a parlare di tale funzionario della DIA anche col Dott. Maritati ("G /T: - ...comunque ricorda di aver parlato con il dottor Maritati di questo funzionario della Dia?; DICH. ANNACONDIA: - Mi pare di sì").

Il giudizio sulla credibilità generica del dichiarante, alla stregua degli elementi di conoscenza acquisiti sopra ricordati, non può che essere del tutto positivo.

Va ricordato, in proposito, che già nel corso dell'esame dell'Annacondia è stato, peraltro, acquisito, col consenso delle parti, il Resoconto della audizione del predetto dinanzi la Commissione Parlamentare di Inchiesta sul fenomeno della mafia in data 30 luglio 1993 allorché venne sentito per acquisire informazioni sulla criminalità pugliese.

Nel corso di tale audizione Annacondia spiega le ragioni e le modalità del suo "pentimento" (pag. 2475 e segg.) e, dopo avere ampiamente parlato di affari criminali della sua organizzazione, ad un certo punto (pag. 2504 ), il Presidente della Commissione chiede all'Annacondia se ha saputo degli attentati che vi erano stati in quei giorni in Italia e se ne avesse mai sentito parlare.

Annacondia, tra l'altro, dichiara: "Signor presidente, non volli verbalizzare una certa cosa perché una persona può essere presa per un megalomane, ma feci un colloquio investigativo con il dottor Alberto Maritati nel quale io accennai ad attacchi e stragi ai musei. Ne parlai appunto con il dottor Maritati; PRESIDENTE: Quando?

SALVATORE ANNACONDIA: Alcuni mesi fa;

PRESIDENTE: Può spiegare alla Commissione questa cosa?

SALVATORE ANNACONDIA: Ultimamente ai carceri dell'Asinara e di Rebibbia sono stati fatti gli stessi ragionamenti e gli accordi erano quelli oramai. Si doveva lanciare un piccolo segnale, ma il segnale grosso si doveva lanciare dopo il 20 luglio, se avessero rinnovato il 41 bis che scadeva il 20 luglio. Non è che non volevo verbalizzare questo fatto, ma non me la sentivo di farlo perché mi auguravo che non succedesse niente. Ne parlai poi con l'investigatore, il dottor Maritati, che mi venne ad ascoltare: tutti gli attacchi bisognava farli ai musei... Perché il museo fa parte della città, del paese, della storia. E adesso che sono passati all'attacco di più possono esserci grosse stragi, perché questa è gente..  perché i prossimi attacchi, di cui si parlò, saranno diretti alla Sardegna... Bisogna attaccare la Sardegna perché c'è l 'Asinara, perché i turisti non devono andare più, perché la distruzione ai musei. Su queste stragi non faccio supposizioni: a me tocca parlare, signor presidente, poi, le indagini sono affidate a voi. Vi dico che va cercato nel 41-bis;

PRESIDENTE: Può spiegare bene tra chi avvenivano i discorsi relativi agli attentati ai musei?

SALVATORE ANNACONDIA: E' coperto, signor presidente;

PRESIDENTE: Non tra quali persone fisiche. Appartenenti a quali organizzazioni?

SALVATORE ANNACONDIA: Campania e Sicilia;

PRESIDENTE: Se invece il 41-bis fosse stato revocato non ci sarebbero stati gli attacchi ai musei. E lei dice che però, se la cosa va avanti, questi alzano il tiro

SALVATORE ANNACONDIA: Si, perché tutti sapevano che il 20 luglio sarebbe stato revocato".

Più avanti (pag. 2537) il Commissario Fausti ritorna sull'argomento chiedendo maggiori precisazioni e “se ha avuto l’opportunità di esprimere queste preoccupazioni in altri colloqui con i magistrati inquirenti”.

Annacondia aggiunge: "No, sto parlando adesso che sto fuori, che sto verbalizzando. Dissi ad un maggiore che non intendevo verbalizzare perché non mi sentivo di dire certe cose che potevano sembrare allucinogene. Il maggiore riferì queste mie parole al dottore Maritati. Quando mi è arrivata la prima notizia, è stato a/1 'Asinara; per quel poco che stessimo all'Asinara, si parò del più e del meno, che bisognava.. e i napoletani dall'altra sezione, perché noi stavamo in una sezione dove eravamo pugliesi, calabresi e siciliani, era la prima sezione, mentre alla seconda sezione erano tutti napoletani.

OMISSIS

stessa fonte, seppi pure di là che quanto prima si doveva iniziare a mettere qualche bomba a qualche museo .... Perché già c'erano i guai di queste due stragi che erano avvenute a Palermo e allora le bombe si dovevano mettere davanti ai musei e non nelle ore che potevano causare la strage... Però posso dire che a Maritati dissi proprio che entro il 20 di luglio, se non veniva abolito questo 41-bis, ci sarebbero state delle stragi e degli attacchi ai musei, perché colpendo il museo colpisce il cuore dello Stato, colpisce l'amore degli italiani, colpisce l'opinione pubblica;

PRESIDENTE: .. E si era anche parlato di fare attentati fuori dalla Sicilia? Questi attentati ai monumenti?

SALVATORE ANNACONDIA: Si, perché non è che in Sicilia ci siano bei monumenti. I monumenti belli sono a Roma, a Firenze, a Milano".

V'è, poi, un importante riscontro alla attendibilità dell'Annacondia nell'Appunto redatto dal CESIS il 6/8/93, nel quale si legge: Le voci raccolte nel circuito carcerario dal pentito Annacondia sull'intendimento di effettuare attentati terroristici confermerebbero la determinazione di questi ambienti a reagire ali 'attuale situazione, ritenuta disarticolante delle strutture criminali.

Tale passo conferma che, effettivamente, Annacondia già prima degli attentati aveva riferito di quella strategia mafiosa e consente di ritenere superato per l'Annacondia, quel vaglio preliminare di credibilità del dichiarante (in relazione, tra l'altro, alla sua personalità, al suo passato, alla genesi e alle ragioni che lo hanno indotto alla collaborazione) e di attendibilità delle sue dichiarazioni (per l'intrinseca consistenza e le per le caratteristiche di queste, alla luce dei sopra richiamati criteri di spontaneità, precisione, completezza della narrazione dei fatti, coerenza e costanza).

 

Per approfondimenti:

PRIMA PARTE, giovedì 21 maggio 2020Il Patto Sporco: la sentenza dimenticata

SECONDA PARTE, domenica 24 maggio 2020, Stato-mafia: la sentenza

TERZA PARTE, lunedì 25 maggio 2020, Le tappe della Sentenza dimenticata

QUARTA PARTE, martedì 26 maggio 2020, La Sentenza: i Corleonesi