La vita di un testimone di giustizia

Molti pensano che questa vita sia un avventura, una scena di un film. Ma alla fine è la mia vita, ciò che resta di una vita che dal 2011 è stata stravolta.

La vita di un testimone di giustizia

Ho cambiato dodici case e oltre undici regioni, ogni volta è sempre stato un trauma, ritrovarsi in un luogo diverso. A volte restavo fermo ad osservare il cielo, credendo di trovare qualche somiglianza dal precedente luogo.
Chi è costretto a vivere cosi, non per scelta, vive un dolore enorme. Ti senti vuoto. A volte il tempo passa e ti accorgi che ti manca la tua terra.

Molti pensano che questa vita sia un avventura, una scena di un film. Ma alla fine è la mia vita, ciò che resta di una vita che dal 2011 è stata stravolta.

Chi sono? 
Preparare la solita storia da raccontare a chi ti incontra per la prima volta. 
La prima domanda?
Benvenuti nella nostra città.

Da dove venite?
Che belli questi bimbi come si chiamano?
Lavorate in città?

Domande che si ripetono da nove lunghi anni. Sempre una storia diversa, il dover mascherare quell'accento campano per non sentirsi dire «ci sono altri vostri paesani qui, hanno la pizzeria, il ristorante. Sono brave persone.»

Restare settimane senza uscire, se non per andare a fare la spesa. Ma fuori città, osservando che tutto quello che ti circonda non sia un pericolo.

E poi ascolti una voce forte che grida in dialetto napoletano «magg scassat i c......, ca so tutt sciem» e comprendi che è meglio restare in silenzio.

C'è poi la soltita frase: «papà, ma questa nuova casa è nostra?»
«Papà ma i miei giocattoli li vai a prendere?»
«Papà ma questi tuoi amici stanno sempre con te?»
Domande che troppo spesso restano tali.

Il mio, ormai, non è più nemmeno dolore. Non si può gestire un dolore continuativo, non si può pensare a cosa sarà il mio domani, il mio futuro. Perché se non riuscirò a cancellare nove anni di sofferenza mai potrò continuare a vivere.