L'audizione di Ranucci in commissione Rai tra show, cabaret e attacchi politici alla libertà di stampa

Martedì 7 novembre Sigfrido Ranucci e Paolo Corsini, direttore e vice-direttore Approfondimenti, sono stati sentiti in Commissione Vigilanza Rai.

L'audizione di Ranucci in commissione Rai tra show, cabaret e attacchi politici alla libertà di stampa

È stato un 'processo politico' e 'show mediatico', mi dispiace finito male per loro.

La serata è iniziata con una 'passeggiata per la libertà di stampa' in solidarietà a Sigfrido Ranucci dove ha affermato:

“La mia partecipazione ha solo uno scopo: un giornalista libero può confrontarsi tranquillamente con i politici. Invito invece i politici a confrontarsi con Report. Io in Rai sono libero e dico che la libertà è uno stato dell'anima e sta a noi rispettare questa libertà”.

Sono stati diversi gli interventi, non li citiamo tutti perché la commissione è durata più di 2 ore, ma sicuramente dobbiamo ricordare quello di Francesco Filini, capogruppo di Fratelli D'Italia:

“la trasmissione sembra preferire un giornalismo di teorema, con attacchi politici di matrice ideologica che quest'anno si sta trasformando in particolare accanimento”.

 

Poi è doveroso ricordare il 'Gasparri show', infatti il senatore Maurizio Gasparri (FI) si è letteralmente esibito in aula: ha uscito prima una bottiglia di cognac e poi una carota affermando che la marcia in solidarietà

“è stata una marcetta di 40 persone. Mi aspettavo molti più seguaci”

poi continua chiedendo a Corsini

“cosa pensa di un certo modo di fare giornalismo? Lei che pensa dei telefiguranti, messi di spalle, come il presunto parlamentare di Forza Italia? Poi c'è il telericiclo, come l'inchiesta su Urso andata in onda decine di volte, il telericiclaggio, il telebaiardismo, telecolombia, telespia sul caso Mancini, televitola”.

Poi, tirando fuori la bottiglia di cognac, afferma:

“Qualora ne avesse bisogno per farsi coraggio, qui non siamo al patibolo”.

Richiamato dalla presidente minacciando l'allontanamento dall'aula interviene, in difesa della trasmissione, Antonio Nicita del PD:

“ Questa commissione vigila su un contratto di servizio, non siamo qui a discutere se un programma ci piaccia o no”.

Continua il capogruppo del PD Stefano Graziani:

“ Il problema è il criterio con il quale utilizziamo la Commissione Vigilanza, che no può essefre utilizzata come una clava, ma deve avere solo un compito di indirizzo. Questa è una trasmissione che funziona, forse il problema è proprio questo. Il tema reale è la Rai nel suo complesso che non guadagna share. La mancanza di share porta meno pubblicità e l'aumento dell'indebitamento. In questo quadro convochiamo una trasmissione che ha colpito nella vita professionale tutti i partiti. Sembriamo marziani”.

Poi è toccato a Ranucci intervenire e ricordare cose importanti, come se ci fosse il bisogno ma vedendo l'andamento dell'audizione sembra proprio di sì:

“Report da 27 anni è un marchio prestigioso che ha realizzato scoop internazionali. In un contesto in cui la notizia è merce, Report è in grado di dettare l'agenda dell'informazione. È l'unica trasmissione di giornalismo italiana che i consorzi di giornalismo internazionale hanno scelto come partner. Report è il programma più premiato della Rai. Il costo per minuto prodotto è passato da circa 1900euro a circa 1200euro. In 10 anni di inchieste Report ha toccato tutti i politici di tutti gli schieramenti.

A differenza della politica siamo sottoposti a giudizio della magistratura se diciamo che una cosa è vera o è falsa. Ad oggi, dopo 38 anni, ho la fedina penale ancora pulita nonostante abbia affrontato 176 tra querele e richieste di risarcimento danni, faccio gli scongiuri ma fino a oggi è andata bene.

Se poi qualcuno vuole sollevare il tema dei costi delle spese legali questo è il luogo opportuno per sollevarlo perché la politica dovrebbe fare qualcosa per evitare le liti temerarie. C'è un disegno di legge che giace nei cassetti del parlamento ormai da anni che eviterebbe un numero di querele così alto.

Non parlo per me, perché la Rai è un'azienda grande che ha le spalle larghe, ma parlo per tutti quei colleghi giornalisti che sono costretti a lavorare per 10 euro a pezzo nei giornali locali o nelle televisioni locali e che subiscono le pressioni della politica, dell'imprenditoria e della criminalità organizzata.

Alla fine di tutto si può solamente capire come tutto questo sia stato un attacco politico e di come la politica ha paura di un giornalismo vero e libero.

immagine di copertina presa dal sito di Report