Leoluca Orlando (Cascio) e lo sciacallaggio contro Giovanni Falcone

Giovanni Falcone aveva molto rispetto di Leoluca Orlando e lo considerava un amico, proprio per questo non si spiegava il repentino cambio di comportamento nei suoi confronti. Giovanni era molto amareggiato e si sentiva tradito.
Ma andiamo con ordine: Leoluca Orlando tolse il cognome (Cascio) nonostante quel cognome gli appartenesse. Perché lo fece? Una spiegazione la diede l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga durante una trasmissione di Giuliano Ferrara, citando la prima Relazione della commissione antimafia redatta negli anni ‘70 e firmata da una vittima di mafia, l'illustre Onorevole Pio La Torre morto per mano mafiosa nel 1982.
In tale relazione il padre di Leoluca Orlando (Cascio) allora illustre notabile DC, veniva identificato come il collegamento tra i politici e le famiglie mafiose del dopoguerra. Ecco perché l’attuale Sindaco di Palermo - secondo Cossiga - tolse il suo cognome.
Lo stesso Orlando si propone come paladino dell'Antimafia cercando la maggiore visibilità possibile e attaccando tra gli altri Salvo Lima e Giulio Andretti additandoli come il collante tra istituzioni e mafia a Palermo e Roma. Forse proprio per questo Giovanni Falcone nutriva una certa fiducia, ma la fiducia si sciolse come neve sul caldo sole di Mondello quando Orlando, cosa incredibile, in diretta al Maurizio Costanzo show, attaccò frontalmente Giovanni Falcone accusandolo di tenere nascosti nei suoi cassetti le prove dei legami tra mafia e politica. Falcone rimase incredulo davanti ad accuse così infamanti e ad un voltafaccia improvviso.
Addirittura Orlando fece un esposto accusando Falcone al Consiglio Superiore della magistratura e lo stesso Falcone fu chiamato per dare spiegazioni. Questo esposto avvenne pochi mesi prima della morte del giudice che, intanto, non si dava pace per un tale comportamento. Le accuse arrivarono dopo il secondo mandato d’arresto contro Vito Ciancimino (già assessore e sindaco di Palermo).
In questi anni la mafia ha continuato ad imperare, soprattutto, taglieggiando i commercianti e gli imprenditori col pizzo ma anche continuando ad uccidere uno dopo l’altro quelli che erano considerati i nemici. A parte la presenza alle commemorazioni non ricordiamo azioni concrete di contrasto alla mafia da parte del sindaco Orlando né di appoggio “vero” a chi ha dato continuità al lavoro iniziato da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino col famoso “Maxi Processo” che tanto ha fatto incazzare Cosa nostra e i suoi seguaci.
fonte Repubblica